Vangelo della domenica (24 luglio) / Quel bussare alla porta del cuore dell’uomo. Gesù indica la strada della preghiera ai discepoli

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Canto al Vangelo (Rm 8,15) Alleluia, alleluia. Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Alleluia.

Vangelo (Lc 11,1 – 13)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, (Lc%2011,1-13)%20Chiedete%20e%20vi%20sarà%20dato.Padre%20Nostroinsegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Parola del Signore.

Riflessione

Il brano del vangelo di Luca che la liturgia di questa domenica ci presenta, mette in evidenza il valore della preghiera. Il brano inizia col dire che Gesù si trovava in un certo luogo a pregare. Luca non chiarisce il luogo, proprio per dire che Gesù stesso diventa, per il fedele, il luogo della preghiera. Il credente prega il Padre, per mezzo del Figlio Gesù, ed è  nel nome di Gesù che la preghiera  è sempre ascoltata, è la perfetta comunione tra Dio e l’uomo. La liturgia di domenica scorsa ci presentava il  vangelo di Luca nel quale si descriveva l’atteggiamento di Maria Maddalena ai piedi di Gesù che ascoltava il suo Signore, Maria si era scelta la parte migliore. La parte migliore che non gli sarà tolta è proprio questo stare davanti a Gesù in ascolto orante. La liturgia di questa domenica ci spiega cosa sia la preghiera e come pregare il Padre. Gesù stesso ce lo indica rispondendo al bisogno dei discepoli che gli chiedono di insegnare loro a pregare. La prima cosa che Gesù insegna è pregare Dio come nostro Padre, “Quando pregate dite: Padre, sia santificato il tuo nome”. Il discepolo deve comprendere che la preghiera fa entrare in dialogo con Dio che è Padre, in comunione con tutti i fratelli. Poter riconoscere Dio come nostro Padre è il grande dono di Gesù, poiché Dio ci è Padre nel Figlio Gesù. Dopo aver compreso che si è figli amati da questo Padre, bisogna avere la piena fiducia nell’amore che il Padre ha verso ciascun figlio. Bisogna credere che Dio ascolta la preghiera dei suoi figli ed a ciascuno darà ciò che rappresenta il loro autentico bene. Gesù stesso ci esorta a credere nel valore della preghiera; ci dice infatti: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché  chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.  Il discepolo che sperimenta questa unione di amore con Dio che è Padre, dirà come il Salmo responsoriale afferma: “Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca”.

Letizia Franzone

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