Vangelo domenica 26 novembre / La solennità di Cristo Re rivela la regalità dell’infinito amore di Gesù

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Cristo Pantocratore Monreale

Canto al Vangelo domenica 26 novembre (Mc 11,9.10)

Alleluia, alleluia. Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Alleluia

Vangelo domenica 26 novembre (Mt 25,31 – 46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Cristo Pantocratore nel duomo di Monreale
Cristo Pantocratore, Duomo di Monreale

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Parola del Signore.

Riflessione sul vangelo di domenica 26 novembre

La Liturgia di questa domenica, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, presenta il brano del vangelo di Matteo. Tale solennità si colloca nell’ultima domenica di novembre, concludendo in tal modo l’anno liturgico in corso, preparando al Tempo di Avvento.

Il brano del Vangelo che si legge nella Liturgia di questa solennità, presenta puntualmente la natura della regalità di Gesù Cristo. Una regalità che appare come debolezza, ma se si entra nella sua misteriosa logica, se ne scopre la sua invincibile forza. La forza di un amore misericordioso: l’amore di Dio per l’umanità intera.

In questo brano del vangelo di Matteo, Gesù svela ai suoi discepoli il luogo dove Egli si lascia incontrare ed amare: negli affamati, negli assetati, nei malati, negli stranieri, nei prigionieri ecc.
“E il re risponderà loro: In verità io vi dico: Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Gesù si rivela nella fragilità, nel bisogno, nella povertà dei fratelli che incontriamo ai quali siamo chiamati a donare il nostro aiuto. Ma Gesù si rivela anche nella fragilità personale di ciascuno per far sentire la grandezza del suo infinito amore.

La Solennità di Cristo Re ci ricorda che Gesù è il nostro Re e la sua regalità è una regalità di un amore infinito che si è rivelato a noi nella debolezza di un amore crocifisso che ha dato la sua vita per la nostra salvezza.
Il cristiano, dunque, è chiamato a servire e ad amare soprattutto i più bisognosi, sapendo scorgere in questi, il volto di Gesù.

Questa Solennità inoltre, ci ricorda che Gesù è il nostro unico Pastore buono che sa colmarci dei suoi beni e della sua grazia senza farci mancare di nulla.
Come ci ricorda il Salmista biblico nel Salmo Responsoriale di questa Domenica: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”.

Letizia Franzone

 

 

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