“Il mito costituisce e le fondamenta e il contenuto dell’arte di un popolo”, così scriveva Hegel nella sua Propedeutica. La mitologia ci riguarda tutti: è il passato sempre attuale. Non solo una fonte letteraria di eccelso valore, ma anche e soprattutto storia, e in quanto siciliani i miti mediterranei fanno parte della nostra cultura, della nostra scienza quindi della nostra filosofia.
Presentati i libri “Mito” e “Gelosia”
Il libro “Mito” di Donatella Puliga e il libro “Gelosia” scritto da Roberta Leotta, presentati, nella sala Galatea del Municipio di Acireale, riflettono sulla potenza narrativa del mito, che si traduce in descrizione vivida e concreta e palpitante dei sentimenti umani. E quale sentimento umano se non la gelosia ad essere protagonista di tante belle pagine della nostra letteratura?

Certo, non è facile attualizzare la mitologia, e ancor più renderla interessante ed appetibile a una generazione come la nostra: satura di “miti” facili, stanca, disillusa. Ma le nostre scrittrici ci hanno provato e gli esiti, in special modo filologici, sono ragguardevoli.
“Mito” e “Gelosia”: l’analisi critica del prof Sciacca
“In questi due testi ho felicemente visto una metamorfosi degli studi sul mondo classico: contenuti vecchi con metodologie nuove. Si guarda alla classicità come un azzeramento del presente, ma non è così. La filologia ha cambiato volto, immagine. E vedendo il nutrito pubblico in sala, mi auguro che Acireale sia oggi, come e più di decenni fa, città degli studi”. Questa l’analisi critica del preside Alfonso Sciacca, un monumento vivente come l’ha definito uno degli astanti di quell’evento.
“Il mito incontra uomini e donne del presente: contemporaneo ad ogni generazione – ha esordito l’autrice Donatella Puliga. – Dante, ad esempio, ne fa un uso ampio. Dobbiamo bere da certe sorgenti per essere dissetanti per gli altri, ovvero la conoscenza è qualcosa di profondo: un intelligere che ci pone interrogativi in continuazione. Dobbiamo stabilire un legame con il passato, e non è copiare ma ripercorrere le impronte. Ripercorrere le impronte significa interfacciarsi con l’alterità: sguardo alla storia e apertura alla Storia che verrà”.
A chiudere l’evento la scrittrice Roberta Leotta, sulla gelosia: “Il mio libro ha conosciuto tre fasi, se così si può dire. Scrittura, in primis, per le università, poi ho cercato di farlo andare oltre l’ambiente, e infine a chiunque voglia approcciarsi alla classicità senza la necessità di competenze particolari.
Qual è la relazione fra la parola e la cosa? In latino non esiste un corrispettivo della nostra parola gelosia. Però la gelosia è un sentimento che conoscevano benissimo Tibullo e Catullo e Lucrezio, le cui liriche ne sono pervase. Lo studio dei testi classici è confronto: quindi sempre necessaria”.
L’importanza della cultura
A noatro parere affibbiare l’aggettivo utile a cultura è un delitto, e non bisogna fare il gioco, al ribasso, di voler trovare una pretesa giustificazione allo studio del greco e del latino. La conoscenza non è utile, non esistono una letteratura, una filosofia quindi una scienza utili: non sarebbero scienza bensì economia. Anzi più qualcosa è utile a livello pratico meno ha valore in sé. La cultura non è una serva che deve sottostare ai capricci del mondo. O una schiava che deve obbedire ciecamente alle nostre ambizioni. Così facendo non ci sarebbe più il piacere e l’amore per lo studio, la conoscenza diverrebbe un che di freddo, vuoto, esteriore, formale. La cultura non è forse l’aien aristeuein, ossia l’essere migliori?!? Non è l’incessante ricerca della verità che solo l’autocoscienza mediante la profondità del sapere fa nascere in noi?
Giosuè Consoli