Acireale / Iniziativa della Fidapa per illustrare la figura della donna nel Medioevo

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Un’interessante conferenza dal titolo “Mentalità religiosa e patriziato urbano: la figura della Donna nel Medioevo” si è svolta il 4 aprile scorso presso la sala congressi del San Biagio Resort di Acireale. L’evento è stato organizzato dalla sezione acese della FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), diretta magistralmente dall’instancabile presidente prof.ssa Vera Pulvirenti.

Vera Pulvirenti presenta il relatore prof. Marcello Proietto
Vera Pulvirenti presenta il relatore prof. Marcello Proietto

Il complesso e variegato argomento è stato affrontato egregiamente dal dott. Marcello Proietto, cultore di Storia Medievale e Paleografia Latina presso l’Università degli Studi di Catania, che con dovizia di particolari ha analizzato, in un breve excursus, il ruolo della donna in un arco cronologico ben definito: dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino alla dominazione aragonese in Sicilia con l’avvento dei Martino. Il relatore ha suddiviso il suo intervento in micro-periodi evidenziando per ciascuno di essi le donne che si sono distinte per potere e tutte quelle fonti storiche di svariata natura giuridica dalle quali risalta la figura femminile. Si è iniziato dalle Variae del senatore Cassiodoro, scritte tra il 508 ed il 602 per il re ostrogoto Teodorico, nelle quali si evince la figura della donna come modello di virtù, istruita culturalmente e ben integrata nel contesto civile urbano. Successivamente, si è descritta la figura della regina longobarda Amalasunta, che nel 533-534 ha emanato un editto contro l’adulterio ed il concubinaggio per poi passare al famoso editto del re longobardo Ròtari, emanato nel 643, che tutela legalmente il mundio (possesso) della donna da parte del mundoaldo (colui che esercita il possesso).

Le socie della Fidapa di Acireale
Le socie della Fidapa di Acireale

La conferenza si è conclusa con la descrizione di due grandi regine aragonesi che hanno retto la Sicilia dalla seconda metà del secolo XIV, Maria d’Aragona e Bianca di Navarra, mogli di re Martino il Giovane. Sono state proiettate per l’occasione le firme autografe di documenti regi per poter affermare la differente condizione psico-fisica delle due donne: Maria d’Aragona traccia le lettere del suo nome con segni d’inchiostro indecisi e forzati, manifestazione di una lieve depressione e fragilità umana; mentre nell’autografo della regina Bianca di Navarra il tratto è più scorrevole e sicuro, segno di un’adeguatezza culturale.

Quindi la donna, vista sotto tante sfaccettature, nei vari ruoli di moglie, madre, figlia, vedova, una donna spesso senza istruzione che magari soccombeva sia al proprio padre prima di andare sposa e poi, dopo il  matrimonio, al proprio marito, spesso sposato senza il suo consenso, al quale doveva non solo devozione, ma mostrare sempre un volto che celasse la tristezza. Ma anche donne “furbe”, capaci, donne che cominciavano ad imporsi nella società e ad acquisire dei “privilegi”; un excursus interessantissimo, significativo ed esaustivo di queste figure femminili, alcune poco note – ahimè -, che hanno fatto la storia, ma soprattutto viste sotto un’altra veste frutto di uno studio più approfondito, come ha tenuto a sottolineare la Presidente del sodalizio prof.ssa Vera Pulvirenti, nel ringraziare il brillante e applauditissimo oratore, prof. Marcello Proietto.

 

 

 

 

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