Acireale / Tanti presepi nelle chiese e nelle case a testimoniare il significato religioso del Natale

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Il presepe allestito nei locali dell'Oratorio dei padri Filippini

La magica atmosfera del Natale che pervade in questi giorni la nostra città è resa ancor più evidente dalla moltitudine di presepi, che richiamano una tradizione che risale al secolo XIII, quando San Francesco d’Assisi allestì la prima rappresentazione a Greccio, in Umbria.

Il presepe allestito nei locali dell'Oratorio dei padri Filippini
Il presepe allestito nei locali dell’Oratorio dei padri Filippini

Si tratta di una tradizione che, diversamente dall’albero di Natale (l’abete) che ne fa risaltare l’aspetto consumistico, perpetua il profondo significato religioso della festa: dalle nostre parti, infatti, non può mancare ‘a rutta’, cioè la grotta che richiama il poverissimo ambiente in cui Gesù Cristo scelse liberamente di nascere, ivi portando a compimento il mistero dell’Incarnazione con cui Egli nella pienezza del tempo entrò nella storia dell’umanità.

Diverse sono le opportunità che la città può offrire a quanti in questo periodo vogliono vivere il significato profondo del Natale, attraverso molteplici pubbliche esposizioni di presepi. Se sull’altare di ogni chiesa, parrocchiale e non, è allestita la rappresentazione della Natività del Signore, la nostra città offre diverse opportunità che ne connotano la profonda religiosità, attraverso alcune mostre con le quali si vuole consentire a chiunque una possibilità di espressione artistica nella rappresentazione del mistero del Natale.

Presepe a grandezza naturale nell'ex convento di San Rocco
Presepe a grandezza naturale nell’ex convento di San Rocco

È il caso delle mostre di presepi artigianali ed artistici in svolgimento presso i locali del Collegio Santonoceto o del convento San Rocco (‘La Stella di Betlemme’), curate, rispettivamente, dall’associazione Artigiani Acesi e del Gruppo Liberi Artisti (tra le opere esposte nell’ex convento domenicano è possibile ammirare un presepe siciliano a grandezza naturale in movimento). Ma altre importanti opportunità sono offerte dallo storico, ormai più che tricentenario, presepe settecentesco allestito in una grotta lavica all’interno della chiesa parrocchiale ‘Santa Maria della Neve’ (‘a rutta’ per gli acesi), con pastori in cera a grandezza naturale, nonché dal presepe, anch’esso con pastori a grandezza naturale, allestito nella monumentale chiesa di San Domenico, manufatto intitolato ‘Opera ineffabile’ espressione di un evento veramente portentoso (Dio che si fa uomo tra gli uomini).
Altre rappresentazioni degne di nota sono allestite anche presso le chiese dell’Oratorio dei Padri Filippini e dei Padri Crociferi.

Il Presepe napoletano della basilica di San Sebastiano
Il Presepe napoletano della basilica di San Sebastiano

Diversamente dalle classiche rappresentazioni della Natività del Signore, invece, il monumentale ‘Presepe Napoletano’, allestito nella cripta della Basilica Collegiata San Sebastiano ed ormai divenuto anch’esso una tradizione, offre uno squarcio della città di Napoli (esattamente il quartiere che gravita attorno a via San Gregorio Armeno) di fine Seicento ed inizio Settecento, espressione di una vera e propria scuola di artisti del presepio con la tendenza a mescolare sacro e profano, così rappresentando in ogni arte la quotidianità della vita che animava piazzette, vie e vicoli.
Vi si scorgono personaggi appartenenti ai vari ceti sociali: nobiltà, borghesia, ceti meno abbienti, con questi ultimi che sono i ‘privilegiati’, coloro i quali, cioè, per primi ricevono il lieto annuncio. Accanto ai pastori emerge il mondo con la diversità di razze, lingue, religioni ed età e con i diversi doni dei Re Magi, il tutto a simboleggiare l’universalità e la trasversalità dell’annuncio di salvezza. Staccato dalla folla indaffaratissima nelle proprie occupazioni, il ‘praesepium’, cioè la tenera scena della Natività. Si tratta di un presepe il cui messaggio è più che mai attuale: l’uomo, tutto preso dagli affanni delle proprie occupazioni, finisce per trascurare l’aspetto più importante, cioè Dio che assume sembianze umane per farsi presente, vivo e vero dinanzi alla sua creatura più amata.

Nando Costarelli

 

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