In una tiepida mattina di maggio, abbiamo visitato la “Casa del nespolo” di Acitrezza. E l’abbiamo fatto con quello che ne è stato l’ideatore, 25 anni fa: l’ingegnere Nino Ortolani, che ad Acitrezza ci è nato e cresciuto.
La “Casa” si trova accanto alla chiesa di San Giovanni, di fronte al porticciolo, in cima alla stradina a gradoni che si inerpica alla sinistra della chiesetta. Vi si accede da un arco in pietra lavica sovrastato da un folto cespuglio di gelsomini profumati. Si entra subito in un cortiletto con un angolo riservato ad orto, dove domina il famoso albero di nespolo, che in questo periodo è carico di frutti. Guidati dall’ing. Ortolani, visitiamo i due locali che ospitano il museo.
Una tipica casa di pescatori dell’Ottocento
Una delle due stanze contiene alcuni oggetti che servivano per la vita quotidiana di una famiglia. Un antico letto in ferro battuto con testiera e pediera alte, ricoperto di coperte e oggetti vari (attaccapanni, ceste portabiancheria, vecchi indumenti), circondato da immagini sacre alle pareti; un piccolo comodino, alcune sedie impagliate e un braciere in rame (’a conca) con il relativo “piede” in legno e sovrastato dal “cerchio”, una cupoletta fatta di assicelle di legno che serviva per metterci sopra i panni da asciugare. Ma ci sono soprattutto, sparsi tutt’intorno, attrezzi da pesca di tutti generi: reti (con i relativi attrezzi per ripararle), nasse, panieri e ceste di vimini o di canna di tutte le fogge e dimensioni, vasche di stagno, pentole e pentoloni (quadare), una lampara, funi, cime e sartie, galleggianti in sughero.

E, tra le altre cose, anche una “brogna”. Si tratta di una grossa conchiglia univalve che, adeguatamente utilizzata, emette un suono cupo e profondo. I pescatori la usavano per comunicare tra loro e per avvisare quelli che erano in mare in caso di pericolo o di condizioni marine avverse. Tuttora i suonatori di “brogna” si riuniscono ad Acitrezza all’alba dei giorni di solstizio ed equinozio per salutare tutti insieme l’arrivo della nuova stagione.

L’ing. Ortolani conosce, per ogni pezzo esposto, la sua funzione e l’uso, e ci dice che tutti i reperti sono stati donati dagli abitanti del paese, e alcuni anche da lui personalmente. Quando nel 1999 egli fece al Comune di Acicastello la richiesta di istituzione del Museo, mise a disposizione la casa che, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, era stata abitata dai suoi bisnonni. E, successivamente, adibita da suo padre a laboratorio di falegnameria. Essa rappresenta una casa – realmente esistente nel 19° secolo – dove avrebbe potuto vivere una famiglia di pescatori come quella descritta da Giovanni Verga ne “I Malavoglia”. Un elemento tipico, comune a queste case, era la presenza di una pianta di nespolo in un angolo del cortile.

“I Malavoglia”, frutto della fantasia di Verga
In effetti, tutto quello che viene detto e descritto nel romanzo dei Malavoglia è solo frutto della fantasia del Verga. Così come anche nella novella Fantasticheria (inserita nella raccolta Vita dei campi), che anticipa i temi, i personaggi e l’ambientazione del romanzo pubblicato l’anno successivo (1881). In particolare, non esiste, ad Acitrezza e nei registri della locale parrocchia di San Giovanni Battista, nessuna famiglia Toscano e nessuno che porti questo nome, che, secondo Verga, sarebbe il cognome con cui sono registrati all’anagrafe i “Malavoglia”.
“La Terra trema”, il film che Luchino Visconti trasse dal romanzo verghiano

Proseguendo nella visita del Museo della “Casa del Nespolo”, passiamo all’altra sala. Qui l’ambientazione è completamente diversa. Perché oltre all’esposizione di ulteriori attrezzi da pesca simili a quelli dell’altra stanza, qui viene messo in bella vista tanto materiale relativo al film “La Terra trema” (antesignano del genere cinematografico del Neo-realismo), girato nel 1948 da Luchino Visconti ispirandosi al romanzo di Verga, a cominciare da una locandina originale dell’epoca. Ci sono poi tante foto delle riprese e delle ambientazioni utilizzate, e tantissimi ritagli di giornali dell’epoca dove si parla del film. La pellicola, girata ad Acitrezza interamente in siciliano e con interpreti locali, il nostro ing. Ortolani la conosce benissimo, perché anche lui all’epoca, bambino, venne coinvolto nelle riprese.

Una curiosità: il cognome Toscano usato dal Verga, nel film viene sostituito da Valastro, che è un nome effettivamente presente in paese. Il film, girato negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, oltre ad illustrare le vicende della famiglia di padron ’Ntoni, mostra uno spaccato della società tipica del piccolo borgo marinaro nel periodo post-bellico. E contribuì sicuramente a far conoscere meglio Acitrezza e a fare riscoprire il romanzo di Verga.
Tra gli altri oggetti esposti, sono interessanti anche alcune foto scattate dal Verga (che aveva pure la passione per la fotografia) e alcune sue lettere indirizzate al fratello Paolo.
Casa del nespolo, un tuffo nel passato

Finita la visita, mentre alcune scolaresche si apprestano ad entrare, abbiamo la sensazione di aver fatto un tuffo nel passato. Ai tempi in cui nelle sere d’inverno le donne di casa si riunivano attorno alla “conca” per riscaldarsi, chiacchierare e recitare il rosario, mentre i bambini erano già mezzo addormentati. Nella bella stagione invece si spostavano nel cortiletto davanti casa, dove chiacchieravano, cucivano o ricamavano, mentre gli uomini rammendavano e piegavano le reti. Era un modo di vivere più semplice, anche se pieno di fatiche, sacrifici, preoccupazioni, in cui i bambini – maschi e femmine – crescevano presto, imparando fin da piccoli a lavorare, aiutando i genitori nel loro lavoro quotidiano o collaborando in casa con le mamme. La scuola e l’istruzione non esistevano, per lavorare non era necessario saper leggere e scrivere.

Lungo la strada del ritorno, facciamo poi un giro per il paese, e l’ing. Ortolani ci fa vedere i luoghi utilizzati da Luchino Visconti per le ambientazioni esterne del suo film. Si tratta di piazzette e cortili che ormai non esistono più perché magari, nel frattempo, sono stati sostituiti da nuove costruzioni. Passiamo anche per la piazza che il Comune di Acicastello ha intitolato a Luchino Visconti, sul lungomare, dove, nei pressi della chiesa di S. Giovanni Battista, c’è pure il busto in bronzo di Giovanni Verga. Ed infine, passando, incontriamo uno degli ultimi costruttori di barche ancora esistenti in paese: Giovanni Rodolico, erede di una antica famiglia di barcaioli.
Nino De Maria