Arte / Si disvela l’umanitá di Leonardo da Vinci nella mostra di Palazzo Valle a Catania

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Come in tutta Italia, anche a Catania, si ricorda che il 2019 è l’anno di Leonardo da Vinci. A cinquecento anni dalla sua morte, infatti, non si poteva non cogliere l’occasione per celebrare uno degli artisti e più famosi di tutti i tempi, il personaggio che forse, nella nostra storia, merita più di tutti di essere definito “genio assoluto” per la sua creatività e insaziabile curiosità che incarnano perfettamente il desiderio dell’uomo di superare i propri limiti e, ancor di più, personificano degnamente il modello rinascimentale che aspira alla conoscenza del reale attraverso la ragione e l’esperienza.

Dunque, anche Catania si presta ad onorare il genio, accogliendolo in uno degli edifici più rappresentativi del suo barocco, Palazzo Valle, nel centro storico della città; l’edificio, dotato di un fascino di grandiosa austerità sta ospitando, e lo farà fino al 24 novembre, una singolare mostra dedicata al genio dove tecnologia e arte si incontrano e danno vita ad un progetto unico e d’impatto per il visitatore ma non solo quello specialista ed intenditore.

La caratteristica dell’esposizione, infatti, che intenzionalmente non predilige il Leonardo pittore ma accoglie tutte le sfaccettature del suo genio, è che sia di facile accessibilità anche a chi, come i giovanissimi, si approcciano a Leonardo per la prima volta e lo fa attraverso installazioni audiovisive, ricostruzioni realistiche e applicazioni di realtà mista e aumentata. Attraverso il Codescope, l’innovativo sussidio multimediale, infatti, è possibile sentirsi totalmente coinvolti e sfogliare direttamente i singoli fogli su schermi digitali, accedere alla trascrizione dei testi e a molteplici informazioni sui temi trattati; insomma, mentre si materializzerà davanti agli occhi, attraverso lo schermo del cellulare o del tablet, un’aliante perfettamente funzionante, il sussidio aggiungerà un contributo sonoro simile al soffio del vento che lo trasporta e che trasporterà, in tal modo, anche il visitatore in uno spazio più aperto dove la mente allarga i suoi orizzonti.
Il percorso dell’esposizione inizia con i volti riprodotti di coloro che hanno accompagnato la vita e il genio di Leonardo per tentare di mostrarne il vero aspetto, suggerendone le virtù ma anche le sue miserie, mentre una voce guida, determinata e suadente, con lo scopo di fissare quei volti nel tempo, proferisce fedelmente il sentimento rinascimentale incarnato in modo del tutto originale dal nostro artista.

Oltre ad alcune riproduzioni, anche attraverso ricostruzioni virtuali, di talune delle invenzioni progettate dal maestro e reinventate secoli dopo, prosegue poi in una ricca raccolta di codici e manoscritti; è noto, infatti, che benchè la tipologia testuale più rappresentativa sia quella della comunicazione scientifica, in testi che di solito non sono più lunghi di una pagina, non mancano tra le pagine annotate di Leonardo e i suoi schizzi, scritti che possono essere considerati “letterari” perché legati a geni di quella letteratura contemporanea.

Continuando, non poteva mancare, uno spazio interamente dedicato ad una delle opere pittoriche più rilevanti della storia, Il Cenacolo, dove è possibile concentrarsi, grazie anche al sottofondo musicale abilmente selezionato da James Rhodes, e scoprire la storia che ha generato la maestria di questa creazione nella quale convergono un gran numero di quei concetti che Leonardo formalizzò negli appunti che confluirono poi nel suo Libro della pittura. Tra questi, l’estensione dei moti dell’anima dal soggetto principale alle figure comprimarie che attorniano il protagonista, attraverso atti ed espressioni, in grado di offrire una realistica rappresentazione dell’effetto psicologico suscitato dall’azione o dalle parole del protagonista stesso sui personaggi secondari.
Prima di completare la mostra, ci si ritrova in uno spazio davvero molto importante che accoglie gran parte del lavoro di Leonardo sulle proporzioni dell’essere umano: un ampio e accurato studio dell’anatomia, tipico di uno scienziato, che stabilisce comunque delle relazioni che, a loro volta, sarebbero dovuti essere d’aiuto anche all’artista che si dedica alla comprensione intima di quanto accade sotto la pelle dell’essere umano. Vi si ritrovano, infatti, gli appunti sulle funzioni dei muscoli che Leonardo cataloga poi collegandoli al gesto emotivo che essi permettono.

Infine, l’esposizione saluta cordialmente il visitatore attraverso la riproduzione sinuosa di sagome eleganti e leggiadre di volatili sovrastanti un lungo corridoio dedicato all’ultima area tematica, quella del Leonardo: faccia a faccia. Chi era o chi non era Leonardo Da Vinci? Una lunga esposizione dei possibili volti attribuiti al maestro, volti attraverso cui migliaia di persone hanno provato ad immaginare la grandezza di questo genio. Tra questi viene rivelata la Tavola Lucana, una tavola di modesta qualità rinvenuta nel 2008 dallo storico Nicola Barbatelli, che la trovò a Salerno, presso la collezione privata di una famiglia originaria di Acerenza. Da allora insistentemente e a più riprese, la Tavola viene accostata al nome di Leonardo Da Vinci sebbene nessuno degli specialisti di Leonardo si sia mai pronunciato senza dubbi a favore dell’attribuzione.

Christian Gàlvez, curatore della mostra, è riuscito a proporre una mostra atipica e forse un po’ ambiziosa che, scrostando la patina di genialità che inevitabilmente da sempre avvolge la figura dell’artista, ha voluto concentrarsi invece sul Leonardo uomo e lo ha fatto rivelando la sua umanità, quella dell’autodidatta, quella dell’uomo dal temperamento critico ed investigativo la cui storia, in realtà, è stata un percorso per niente facile come quella di una qualunque persona comune.

Cristiana Zingarino

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