Avvento / Il Natale cristiano rischia di diventare “muto”

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L’Avvento è tempo di attesa e di speranza, tempo luminoso scandito dalle quattro domeniche che ci separano dal Natale.
Il Natale ci ricorda che il Figlio di Dio è venuto nel Mondo nell’umiltà della culla, così come la Pasqua dove il Cristo grida silenziosamente la solitudine e l’abbandono della croce. Culla e croce diventano la porta dell’amore e dell’ascolto tra Dio e l’uomo.
Il Natale cristiano, che ha sostituito la festa pagana del Dies natalis soli invicti, rischia nella società distratta odierna di divenire “muto” in quanto l’uomo non riesce più ad “ascoltare” il silenzio di Gesù ed entrare in un dialogo vivo avvolto di interiorità e di spiritualità con il Padre.
La bella Notizia comunicata dagli angeli non annuncia all’uomo una fuga dal mondo ma invita ad una presenza interiorizzata nel mondo, cioè ad una spiritualità incarnata. Il cristiano, come il profeta Osea, ha bisogno del deserto per abitare il quotidiano e non vivere separato dalla realtà.
L’alba del nuovo giorno nascerà con il bagliore della piena luce del Bambin Gesù e del Cristo crocifisso. In quest’avvento il presepe non sia quindi uno dei tanti elementi decorativi presenti nelle nostre case, nelle nostre piazze e oserei dire nelle nostre chiese ma sia un invito a verificare la nostra sensibilità spirituale capace di intercettare la vita e di portare nella preghiera umile le problematiche sociali.

Don Arturo Grasso  

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