Marine cloud brightening / L’ingegneria climatica che volge lo sguardo alle nuvole

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cloud ingegneria cielo

Il marine cloud brightening è un sistema sperimentale sul quale si sta facendo ricerca nell’ambito dell’ingegneria climatica, per il contrasto al surriscaldamento globale. Con il termine geoingegneria si fa riferimento ad una combinazione di ingegneria e geologia. L’ingegneria climatica, nello specifico, riguarda diverse tecniche atte a contrastare i cambiamenti climatici, che possono essere suddivise in due grandi insiemi: idee per la rimozione dei gas a effetto serra (come la CO2) dall’atmosfera e proposte ai fini del cambiamento dell’albedo (frazione di luce che viene riflessa da una superficie), raffreddando così la superficie terrestre con l’aumento della radiazione solare riflessa indietro verso lo spazio.

Marine cloud brightening / L’ingegneria climatica che volge lo sguardo alle nuvole: cos’è?

Le temperature medie terrestri sono sempre più elevate, anche quelle di oceani e mari. Fra i vari metodi in ballo per mitigare gli effetti devastanti dell’attività umana sul clima, vi è anche il marine cloud brightening. Si tratta di schiarire le nuvole marine in modo da aumentarne così l’albedo. In questo modo i raggi solari rimbalzano nello spazio, favorendo il descremento del surriscaldamento terrestre.

Marine cloud brightening / L’ingegneria climatica che volge lo sguardo alle nuvole: dubbi e controversie

La questione risulta piuttosto controversa e già diverse voci autorevoli hanno manifestato perplessità in merito. Potrebbe essere infatti abbastanza complicato fare previsioni e monitorare gli esiti, come ha fatto notare lo scienziato di Greenpeace International, David Santillo. “Potrebbero cambiare i modelli climatici, non solo sul mare, ma anche sulla terraferma”, ha detto. “È una visione spaventosa del futuro che dovremmo cercare di evitare a tutti i costi”.

Proprio come l’eliminazione del carbonio, operata tramite tecnologie molto dispendiose (non solo in termini economici, ma anche energetici) e dalle basse prestazioni, anche il marine cloud brightening sembra agli occhi di molti uno sforzo di risoluzione del problema senza però intervenire sulle cause all’origine, ma cercando anzi di trovare escamotage per proseguire nel consumo di petrolio e gas.

Spero, e credo che tutti i miei colleghi lo sperino, che non useremo mai queste cose, che non dovremo mai usarle”, ha detto Sarah Doherty. Doherty è una scienziata atmosferica dell’Università di Washington e responsabile del suo programma di schiarimento delle nubi marine. Ha affermato che ci sono potenziali effetti collaterali che devono ancora essere studiati. Tra questi il cambiamento dei modelli di circolazione oceanica e delle temperature, che potrebbero danneggiare la pesca. Lo schiarimento delle nuvole potrebbe anche alterare i modelli di precipitazione, riducendo le piogge in un luogo e aumentandole altrove. Ma è fondamentale capire se e come queste tecnologie potrebbero funzionare, ha detto Doherty, nel caso in cui la società ne avesse bisogno.

Marine cloud brightening / L’ingegneria climatica che volge lo sguardo alle nuvole: storia

Già nel 1990 Nature pubblicò uno studio del fisico britannico John Latham. In questa ricerca lo scienziato accennava all’idea di poter spruzzare nell’atmosfera particelle per rimandare la luce solare nello spazio, riflettendola. Lo studioso aveva ricevuto l’ispirazione da suo figlio, che lo aveva interrogato sulla ragione per cui le nuvole sono chiare in alto e scure in basso. La motivazione a ciò va ricercata proprio nella capacità delle nuvole di fungere da “specchio” per i raggi solari.

Il dottor Latham avanzò una proposta dai toni bizzarri. Suggerì di creare una flotta di 1.000 imbarcazioni senza equipaggio, che attraversassero gli oceani spruzzando continuamente minuscole gocce di acqua di mare nell’aria. L’idea si basa su un concetto scientifico chiamato effetto Twomey: un gran numero di piccole gocce riflette più luce solare di un numero ridotto di gocce grandi. L’integrazione di grandi quantità di piccole goccioline, potrebbe cambiare la composizione delle nuvole.

Se riuscissimo ad aumentare la riflettività di circa il 3%, il raffreddamento bilancerebbe il riscaldamento globale causato dall’aumento di C02 nell’atmosfera”, ha dichiarato alla BBC il dottor Latham, morto nel 2021. “Il nostro schema offre la possibilità di guadagnare tempo”.

Marine cloud brightening / L’ingegneria climatica che volge lo sguardo alle nuvole: esiste già, ma involontaria

Secondo Sarah Doherty, una specie di marine cloud brightening avviene già ogni giorno. Quando le navi solcano i mari, le particelle dei loro scarichi possono “schiarire” le nuvole. Fino a poco tempo fa il “marine cloud brightening” associato all’inquinamento delle navi compensava circa il 5% del riscaldamento climatico dovuto ai gas serra, ha affermato Doherty. Ironia della sorte, con il miglioramento della tecnologia e delle normative ambientali che hanno ridotto l’inquinamento dei trasporti marittimi, questo schiarimento involontario delle nuvole sta scomparendo, così come il raffreddamento che ne consegue.

                                                                                            Maria Maddalena La Ferla

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