Diocesi / Acireale, al museo diocesano la mostra Gratis Data

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Inaugurata giovedì 11 settembre ad Acireale la mostra “Gratis Data, il dono della Grazia ai piedi del Vulcano”, realizzata in occasione del Giubileo della Speranza ed allestita al Museo Diocesano di Acireale.

A fare da sfondo a questo itinerario tra fede e tradizione è l’Etna, memoria e futuro di cui si beano coloro che ai piedi della “Muntagna” trascorrono la propria vita, intrecciandola alle sue peculiarità. Una mostra che diventa quindi condivisione di identità, spingendo una maggior consapevolezza del proprio patrimonio e fornendo restituzione di una memoria collettiva da non trascurare.

Il museo, che vede direttore lo storico dell’arte don Antonio Agostini, non è nuovo a queste iniziative che mirano a dare giusto risalto alle bellezze del territorio diocesano e ai suoi tesori. A promuovere questa nuova mostra il desiderio di custodia e diffusione del bello, centrale nelle volontà del vescovo Antonino Raspanti, affinché tradizioni e identità della diocesi non vengano dimenticate ma restino fruibili a curiosi ed appassionati.

La mostra al museo diocesano

Ad allestire la mostra è stata l’equipe di Lo Magno artecontemporanea, rappresentata nella serata dell’inaugurazione dalla dottoressa Valeria Lo Magno e che ha presentato l’iter che ha portato alla realizzazione della stessa, mentre la curatela della mostra è stata ancora una volta affidata al lavoro certosino della dott.ssa Carmela Cappa con la collaborazione di storici dell’arte, in particolare le dottoresse Grazia Nicotra e Marilisa Yolanda Spironello. 

mostra museo diocesano

Ad anticipare i contenuti dell’esposizione ed i progetti che il museo diocesano intende portare a termine è stata una breve introduzione ai lavori. Presenti al tavolo del dibattito il vescovo monsignor Antonino Raspanti, don Giovanni Mammino, direttore dell’Archivio storico della biblioteca diocesana, don Angelo Milone, direttore dell’ufficio Beni culturali ecclesiastici e l’architetto Salvatore Sorbello della soprintendenza dei Beni culturali di Catania.

Molti gli artisti coinvolti, personalità importanti per il patrimonio culturale siciliano, tra questi appaiono i nomi di Mancini, Sciuti, Grasso e Platania solo per citarne alcuni. Durante la visita che ha seguito l’inaugurazione le dottoresse Cappa, Nicotra e Spironello hanno accompagnato con i loro accorati racconti la visita guidata, rendendo di fatto l’appuntamento ancora più arricchente.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino alla fine dell’anno giubilare, proponendo un modello di museo diffuso come esperienza di fede, cultura e speranza.

Nelle parole di don Antonio Agostini il cuore dell’iniziativa: “Desidero ringraziare tutti coloro che, con grande generosità, hanno aderito subito a questa iniziativa, accettando di partecipare e contribuendo con opere che, normalmente, è difficile spostare.

Abbiamo deciso di privilegiare, in modo particolare, Randazzo, proprio perché rappresenta il punto più lontano della Diocesi. Per questo motivo, abbiamo voluto portare qui opere significative anche a livello internazionale: piccole, ma di grande valore artistico, come ad esempio i libretti miniati realizzati alla fine del Trecento — un esempio raffinato di arte francese”.

Le dichiarazioni del vescovo Raspanti

Nella sua riflessioni il vescovo Raspanti, salutando la platea riunita, ha fatto il punto della situazione. “Abbiamo tre dipartimenti: la Biblioteca, che già da qualche anno è ben avviata, il museol’Archivio, curato da don Giovanni, che ha fatto passi da gigante: oggi è quasi completamente riordinato, consultabile e in parte digitalizzato. Tra tutte tre il Museo è forse la realtà più complessa, perché richiede molte risorse economiche. Noi, pur con mezzi limitati, portiamo avanti il nostro lavoro da tanti anni, grazie anche a chi ci ha preceduto. Ora, con il direttore don Antonio, siamo riusciti a garantire un’esposizione regolare delle opere, sia in modo permanente che con mostre temporanee. Questo è un traguardo importante”.

Ha ancora proseguito:Negli ultimi anni, abbiamo visto crescere il lavoro sulla storia del seminario e sull’antico fondo bibliografico, che conta circa 135.000 volumi. Oggi la nostra diocesi è tra le più attive, e stiamo cercando di coniugare la tradizione con una ricerca moderna, anche in ambito scientifico e culturale.

L’obiettivo è evitare che tutto questo patrimonio resti qualcosa di morto, statico. Deve vivere, fluire, generare cultura. Il passato ha senso solo se il presente lo comprende, lo valorizza e lo fa proprio. E noi ci stiamo riuscendo: le nostre attività, le mostre, sono frequentate e apprezzate”.

Ha poi concluso:Noi raccogliamo, con umiltà, i frutti di questa bellezza, come piccole briciole che cadono dalla tavola del padrone. E questo, per noi, è già una grande ricchezza”.

I nuovi obiettivi del museo diocesano

Nelle intenzioni degli organizzatori della mostra la valorizzazione del patrimonio diffuso, proveniente dai 18 comuni e convergenti al museo, appartenenti alla diocesi è essenziale. Questi appuntamenti si attestano come una sorta di crocevia: incontro tra storia, leggenda, fede e arte capace di restituire voce ai contadini, ai pellegrini, ai piccoli artigiani e imprenditori che hanno segnato la vita di questi territori. Proprio questa l’importanza di visitare la mostra, che non resta solo una possibilità per gli addetti ai lavori, ma diventa necessaria anche alla gente comune che può così meglio conoscere le proprie origini.

mostra museo diocesano

Il museo diocesano, oltre alla mostra, ha previsto anche giornate di valorizzazione dei beni restaurati con l’8Xmille, l’esposizione di parati sacri, visite guidate al Museo, all’Archivio diocesano e alla Biblioteca centrale diocesana, dove saranno presentati documenti, volumi di storia locale e storie di benefattori.

Tra i prossimi progetti la diocesi di Acireale ha intenzione di prendere parte alle iniziative del Digital MAB, attività di formazione transdisciplinare rivolta a musei, archivi e biblioteche e ad istituti, pubblici o privati, che integrano collezioni museali, archivistiche o bibliografiche.

Chiara Costanzo