Diocesi / Ritorna all’antico splendore la facciata della chiesa Madre di Aci Platani

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facciata rifatta nella chiesa madre Aci platani

Ritorna al suo antico splendore la facciata della chiesa Madre di Aci Platani, luogo dell’identità storica e comunitaria della popolosa frazione acese. I lavori di risanamento conservativo, durati otto mesi, si erano resi necessari in seguito alle gravi lesioni determinate alle colonnine di ornamento del campanile, dopo gli eventi sismici verificatisi all’inizio di questo nuovo millennio.
Nel 2009, infatti, alcuni pezzi di una colonna della torre campanaria si erano staccati. La Protezione Civile del Comune di Acireale, dopo i primi interventi necessari a mettere in sicurezza il campanile, aveva proibito il suono delle campane. Ciò al fine di evitare ulteriori danni. Nello specifico, i lavori hanno previsto operazioni di pulizia, lavaggio e rimozione dei depositi superficiali e delle parti decoese e successivi consolidamenti.

Il risanamento è stato possibile grazie ad un progetto che nel 2015 l’Amministrazione Barbagallo aveva presentato alla Regione Siciliana. Progetto che, oltre al recupero della Torre campanaria, prevedeva altri interventi finalizzati al miglioramento della vita nella chiesa e locali annessi.Chiase madre Aci Platani

La chiesa Madre di Aci Platani dedicata a Maria del Monte Carmelo

La chiesa, dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, è ricca di anni e di storia. La sua prima erezione risale al 1524, anche se si presuppone che precedentemente doveva esserci un luogo di culto chiamato ad animare la vita religiosa della comunità platanese.

La facciata ha subito nel tempo diversi cambiamenti. Realizzata tra il 1909 e il 1910, in pietra bianca di Siracusa, costituisce un riuscito esempio di stile classico. Il prospetto frontale, costituito da un corpo centrale più avanzato rispetto ai due laterali, è caratterizzato dal movimento di due ordini di colonne sovrapposte.
Sul livello superiore, al centro del colonnato, all’interno di una nicchia, nel 1937 è stata posta una statua della Madonna in pietra bianca, dono del nostro concittadino Salvatore Trovato.
Ancora più in alto, all’interno del timpano, sonno raffigurati due cherubini che presentano lo stemma mariano costituito dalle due lettere «A» e «M», sovrapposte tra di loro.

Il nuovo campanile, realizzato tra il 1928 e il 1935, appare in sintonia con la parte centrale della facciata ed è costituito da tre livelli. Nel primo si trova la porta laterale sinistra contornata da una parasta in pietra lavica. Il secondo ordine presenta un’ampia apertura sostenuta da colonne con capitello corinzio, alla cui base è posta un’artistica balconata, sormontata da un oculo. Nel terzo ed ultimo livello si innalza la cella campanaria.

Riprendono a suonare le campane della chiesa Madre di Aci Platani

A conclusione dei lavori, i sacri bronzi che per secoli, con i loro rintocchi, hanno scandito i ritmi della comunità, e che per dodici anni sono rimasti tristemente muti, hanno ricominciato a diffondere il loro suono, tra la commozione generale di quanti attendevano con ansia questo momento.

Ci dice a questo proposito il parroco don Salvatore Coco: «Il suono delle campane annuncia festosamente che il prospetto della chiesa parrocchiale di Aci Platani, insieme all’elegante campanile sono stati consolidati e restaurati. È evidente che questo evento crea contentezza tra gli abitante di questa antica frazione. Il suono ridesta l’attenzione e risveglia ancora il senso di appartenenza alla comunità cristiana. Ora, la meraviglia e lo stupore sorge nell’ammirare la bellezza della facciata di questa nostra chiesa. I suoi colori ravvivati, le ferite del tempo risanate, esaltano la vista e infondono armonia nell’animo.

Mi auguro che insieme a questo lavoro di ripristino dell’antico splendore, possa svilupparsi nel cuore di ciascuno di noi un vero e proprio rinnovamento della vita cristiana attraverso il provvidenziale cammino sinodale che ci è proposto. Aci Platani ritorni alla creatività di un tempo, ma con la sensibilità del vangelo nella cultura di oggi».

                                                                                                         Giovanni Centamore

 

 

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