Don Luigi Giussani / Il significato della sua vita nell’esistenza di Dio

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don Luigi Giussani

Le  meravigliose parole, scritte e cantate da Maretta Campi e Adriana Mascagni, nella canzone “Povera Voce”, sono indubbiamente le più adeguate, le più corrispondenti, per ricordare – a cento anni dalla nascita (15 ottobre 1922 – 15 ottobre 2022) una vita che si è fatta dono, compagnia e profezia: don Luigi Giussani.

POVERA VOCE

“Povera voce di un uomo che non c’è
la nostra voce, se non ha un perché:
deve gridare, deve implorare
che il respiro della vita non abbia fine.
Poi deve cantare perché la vita c’è,
tutta la vita chiede l’eternità;
non può morire, non può finire;
la nostra voce che la vita chiede all’Amor.
Non è povera voce di un uomo che non c’è,
la nostra voce canta con un perché”.

L’incontro a Catania con don Luigi Giussani

Ho avuto la fortuna di avere incontrato Luigi Giussani una volta a Catania. Complice la mia amicizia con don Ciccio Ventorino, mio insegnante di Antropologia Teologica, negli anni 70, vissuti allo Studio Teologico, “San Paolo” di Catania. E, soprattutto, indimenticabile guida spirituale del Movimento Comunione e Liberazione di Catania.

La voce aspra, graffiante, martellante di don Giussani non si può dimenticare.
Mi apparì, subito, come una luna che, con gioia e semplicità, rifletteva nel firmamento della vita la luce che assorbiva dal Sole: Cristo, un Cristo vivo, contemporaneo, una risposta piena a tutto l’umano che era dentro di lui!

L’ultima intervista di don Luigi Giussani

Nell’ultima intervista da lui rilasciata a Roberto Fontolan, nel 2005, qualche mese prima di morire, si scorge un uomo, che seppur debolissimo e infermo per la malattia, è rimasto identico a sé stesso: ugualmente e tenacemente testimone e veggente, di quell’Assoluto riconosciuto in quel Dio che si è fatto bambino, profeta itinerante, in Palestina, che a noi chiede di essere riconosciuto Via, Verità e Vita, ancora oggi.

Giussani è colui che ricorderà sempre con gratitudine, “l’istante e il brivido, lo struggimento dell’istante in cui il fatto dell’esistenza di Dio è diventato una evidenza carica di significato nella sua vita”.don Luigi Giussani

Attenzione, istante che sperimentò non in una chiesa o in un momento di preghiera, ma durante l’ora di canto in seminario. Nell’attimo in cui, attraverso un 78 giri, il tenore Tito Schipa, con voce potente e piena di vibrazione, intona, l’aria del quarto atto de “La Favorita” di Donizetti: “Spirto gentil, ne’ sogni miei, brillante un dì, ma ti perdei …”
Nella casa, come nella vita di Luigi Giussani, il pane di ogni giorno poteva anche mancare. Ma in esse non mancò quello della musica, della poesia e dell’amicizia. Egli avrebbe approfondito dopo, quello che aveva intuito in quel solo istante.

A questo punto mi verrebbe da dire: risuoni sempre più nelle nostre case, nelle comunità parrocchiali, ma innanzitutto nelle nostre vite, la voce della Musica, della Poesia, dell’Amicizia. La vita di Gesù è anche questa!

Il carisma singolare di don Luigi Giussani

Infine, affinché non venga dimenticato il singolare carisma di don Giussani, mi piace ricordare le sue parole che suonano come scandalo e ammonimento, ma pur piene di amore e tenerezza, rilasciate in quell’ultima importante intervista!

“Del resto, già Eliot aveva qualcosa da dire con un certa sicurezza di se’ quando si domandava: “E’ l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?”. Ma come fa un uomo del mio tempo, un uomo di questo tempo, parlando di cultura, usando la parola cultura, a non tener presente questa frase qui?! Dimentica i quattro quinti del mondo”.

Gli domanda il giornalista: “E’ una critica alla Chiesa o all’umanità?”
E, il vecchio Giussani, come un leone sempre presente nella savana del nostro tempo, risponde: “Tutti e due, perché innanzitutto è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa, perché se io ho bisogno di una cosa, le corro dietro, se quella cosa va via. Nessuno correva dietro”.

Il giornalista incalza nuovamente: “E la Chiesa quando ha abbandonato l’umanità?”
Ecco, le ultime parole scandalo e profezia di Giussani: “La chiesa ha cominciato a abbandonare l’umanità, secondo me, secondo noi, perché ha dimenticato chi era Cristo, non ha poggiato su …. Ha avuto vergogna di Cristo, di dire chi è Cristo”.

Qui Giussani è forte, troppo forte! Nelle nostre chiese, le parole su Cristo, come le prediche, non hanno mai cessato di essere state pronunciate dai diversi pulpiti! Il calice amaro, offertoci da Giussani, con tanta sofferta parresia, da tutti noi va bevuto sino all’ultima goccia, per il bene della Chiesa e dell’Umanità.

Testimoni e profeti dell’umanità

Dio, certamente, non ha abbandonato l’umanità, perché continuamente ha mandato suoi testimoni e profeti. Come Madre Teresa, Charles de Foucauld, Edit Stein, Giorgio La Pira, Lorenzo Milani, Primo Mazzolani, Lena Saltini, Chiara Lubich, Simone Weil, Hetty Hillesum, Oreste Bensi, Padre Pio, Danilo Dolci, i monaci Trappisti trucidati in Algeria, Carlo Acutis, Oscar Romero. Essi ci sono, stanno davanti e accanto a noi; noi, invece, abbiamo abbassato la guardia, ci siamo risparmiati troppo; tutto è stato addomesticato da noi e reso fruibile, a buon mercato.

Il divorzio tra Vangelo e vita si fa sempre più grande; il calcolo sembra aver preso il sopravvento. “Ma non c’è che una sola tristezza: quella di non essere santi” (Leon Bloy).

Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa

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