Donne della Costituente / Angela Guidi Cingolani, la lungimiranza di chi sapeva precorrere i tempi

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Angela Guidi

Non applausi per la mia persona, solo per la persona chiamata a rappresentare le donne italiane, per la prima volta, chiamate a partecipare alla vita politica del Paese.
Credo proprio di interpretare il pensiero di tutte noi consultrici, invitandovi a riconoscerci non come rappresentanti del sesso debole, attratti da formale galanterie e di cavalleria, ma sicure di valutarci come l’espressione di voto, che  rappresenta la metà del popolo italiano che ha pure qualcosa da dire. Che ha lavorato, ha sofferto, ha resistito, ha combattuto, che ha vinto con voi. Ora con voi lotta per la democrazia, per la libertà politica, e la giustizia sociale.

Io voglio credere che solo per questo ci abbiate concesso il voto. Noi donne siamo fiere di essere chiamate in prima linea nell’opera di resurrezione del popolo nostro. Non temete, per la nostra presenza non è un ritorno al matriarcato. Abbiamo troppo fiuto politico per aspirare a ciò; comunque peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini noi certo non riusciremo mai a fare”. Quelle appena lette sono le frasi memorabili che la democristiana Angela Guidi Cingolani, pronuncia nel suo primo intervento in aula della Costituente, come consultrice.

Angela Guidi, biografia

Angela Maria Guidi coniugata Cingolani, nacque a Roma, 31 ottobre 1896, da una famiglia borghese cattolica romana. Terza figlia di quattro donne, studiò presso le suore dorotee al Gianicolo. Molto attiva nel movimento cattolico, collaborò con giornali come L’Avvenire d’Italia e il Corriere d’Italia. Durante il periodo di studi ebbe l’opportunità di conoscere la fondatrice e presidente dell’Udaci (Unione Donne Cattoliche d’Italia), la principessa Maria Cristina Giustiniani Bandini. Incontro che si rivelò molto importante per lei. Aver conosciuto la principessa la portò, appena uscita dal collegio nel 1915, a diventare femminista di ragione, come si definiva essere. E ad iscriversi all’Udaci partecipando ad iniziative volte all’organizzazione della mobilitazione interna durante la grande guerra.

Nel 1918, quando Armida Barelli fondò la Gioventù Femminile cattolica italiana, si iscrisse all’associazione della quale divenne dirigente del gruppo romano. Si impegnò nella valorizzazione del lavoro femminile sia nelle Cooperative che nelle piccole industrie.
Nel 1919 si iscrisse al Partito Popolare Italiano, la sua fu la prima tessera femminile del partito. Nel partito assunse la carica di segretaria del gruppo romano femminile, finchè il  partito non viene sciolto nel 1926 ad opera delle leggi restrittive fasciste.Angela Guidi Cingolani

Angela Guidi organizzatrice sindacale

Tra le organizzatrici sindacali femminili, le sue capacità spinsero Luigi Sturzo a chiederne la collaborazione per l’assistenza civile e religiosa degli orfani di guerra. Unica donna che vi partecipò. Per la sua opera di assistenza nel Circolo di San Pietro, meritò la medaglia di bronzo del Comune di Roma. Nel 1924 vinse, un concorso presso l’Ispettorato del lavoro, dove poi nel 1925 ottenne l’incarico di Ispettore. In tale veste compì numerosi e importanti studi sul lavoro delle donne dell’industria e dell’agricoltura. In particolare sulle donne impegnate nelle risaie, sulle occupate nella lavorazione del tabacco, sulle addette alle aziende tessili e alle aziende esportatrici di prodotti ortofrutticoli.

Venne nominata vicepresidente della Commissione per il riordinamento legislativo dell’emigrazione al ministero degli Esteri, tra le fondatrici dell’Associazione nazionale delle professioniste ed artiste,  che lasciò, per il suo antifascismo, nel 1931, quando la stessa venne assorbita dalle organizzazioni fasciste, con conseguente obbligo di tessera.

Gli anni Venti e Trenta furono intensi. L’aver rinunciato temporaneamente a iscriversi all’università le permise di dedicare ancora più tempo al suo impegno politico e sociale. Collaborò con il “Corriere d’Italia”, “Il Popolo”, “L’Avvenire d’Italia,” con il settimanale “L’Ago”, la rivista “Il Solco” e con  vari altri periodici.
Dal 1924 al 1925 assunse la direzione del settimanale “Il lavoro femminile”, che cessò le pubblicazioni dopo i decreti speciali del regime. Dal 1930 fu Consigliera nazionale per le questioni sociali nell’Opera Internazionale della protezione delle giovani, con sede a Friburgo.Angela Maria Guidi

L’incontro di Angela Guidi con Mario Cingolani e il matrimonio

Visto la linea politica del regime che si stava delineando nel 1931 preferì trasferirsi a Ginevra, dove rimase un anno presso il Bit (Bureau international du travail) come osservatrice e vi tenne anche un corso.  Nel 1938 eletta vice presidente del Congresso Internazionale femminile in Svizzera, durante il fascismo partecipava alle riunioni clandestine dei popolari.
Qui conobbe Mario Cingolani, vedovo e padre di tre figli, esponente dell’Azione cattolica, ex parlamentare del Ppi e figura di spicco della futura Democrazia cristiana, membro dell’Assemblea Costituente nel 1946 e presidente del comitato direttivo del gruppo dei senatori della Democrazia cristiana nella prima legislatura.

Si sposarono nel 1935, da lui ebbe, nel 1938, l’unico figlio, Mario. Durante i mesi di gravidanza riprese gli studi universitari presso l’Istituto orientale di Napoli dove si laureò in Lingue e letterature slave. Nel periodo della Resistenza, insieme con il marito, ospitarono nella loro casa di via Settembrini  il Comitato di liberazione nazionale. Come grande sostenitrice del cooperativismo, ha ricevuto il diploma di benemerenza del Ministero delle terre liberate dove aveva partecipato alla fondazione di cooperative di lavoratrici, in particolare nel Veneto.

Attiva nella Democrazia cristiana

Alla caduta del fascismo aderì alla Democrazia cristiana divenendone consigliere nazionale dal 1944 al 1947. Il 25 settembre 1945, ebbe l’incarico di rappresentare la D. C. come membro della Consulta nazionale, per una presenza femminile a favore dell’estensione del voto alle donne. “Suffragio universale” ,incarico che ha termine il 24 giugno 1946.
Alle elezioni politiche del 1946 è eletta “tra le 21 donne della Costituente”. Membro della commissione speciale per l’esame del disegno di legge recante ”Norme per l’elezione del Senato della Repubblica” dal 15 luglio 1946 al 31 gennaio 1948. Alle prime elezioni nazionali, per formare la prima legislatura della neonata Repubblica Italiana, viene eletta tra le file della Democrazia cristiana.

Nel 1951 in occasione della formazione del suo settimo governo, Alcide De Gasperi decise di affidarle la carica di sottosegretario per l’artigianato al Ministero dell’Industria e del commercio. In questo ruolo si dedicò al piccolo artigianato e alla cooperazione artigianale, convinta che la ricchezza italiana passasse dalle piccole imprese. Diventò così la prima donna vice ministro in Italia. Dopo essere stata la prima donna ispettrice, l’unica donna della segreteria nazionale della Democrazia Cristiana, “nel primo dopoguerra” e la prima donna a prendere la parola in un’aula parlamentare italiana.Angela Guidi Cingolani

A sostegno della Legge Merlin

Nel frattempo, nel 1950 aveva fondato, insieme ad Angelina Merlin, Maria De Unterrichter Jervolino, Anna Maria Agamben e altre, il Comitato Italiano di difesa morale e sociale della donna (Cidd), che operava a sostegno della legge Merlin per il recupero e l’assistenza a tutte le donne che intendevano uscire dal mondo della prostituzione.
Alle elezioni politiche sostenute in Italia nel 1953 non viene rieletta e asciò l’impegno politico nazionale. Molto probabile è la tesi che il clima politico creatosi all’interno della D.C. non fosse quello da lei auspicato, in quanto da sempre contraria a ogni ipotesi di corrente nella formazione del partito.

Eletta Sindaco di Palestrina nel 1954, mantiene la carica fino al 1965. Durante il suo mandato si dedicò energicamente all’opera di ricostruzione post-bellica della cittadina del Lazio ed alla valorizzazione del suo patrimonio artistico e archeologico. Dagli anni Settanta un forte decadimento della vista, ne condizionò la sua attività politica e culturale. È stata presidente del Centro studi palestriniani fino al 1991, anno della sua morte avvenuta a Roma il 11 luglio 1991.

Una medaglia d’oro per l’attività politica

Nel 1986, in occasione delle celebrazioni per il suo novantesimo compleanno a Palestrina, organizzate del sindaco Nazareno Dolce, ricevette da Amintore Fanfani, allora Presidente del Senato, una medaglia d’oro al merito per la sua attività politica.

Vogliamo ricordare quale grande donna fu Angela Guidi, e di quanti record al femminile si fregiò con un suo scritto che sa di lungimiranza per le generazione future.
«Il fascismo ha tentato di abbrutirci con la “politica demografica” considerandoci unicamente come fattrici di servi e di sgherri, sicché un nauseante sentore di stalla avrebbe dovuto dominare la vita familiare italiana. La nostra lotta contro la tirannide tramontata nel fango e nel sangue, ha avuto un movente morale, poiché la malavita politica che faceva mostra di sé nelle adunate oceaniche, fatalmente sboccava nella malavita privata. Per la stessa dignità di donne noi siamo contro la tirannide di ieri come contro qualunque possibile ritorno ad una tirannide di domani”.

“Non so se risponda a verità la definizione che della donna militante è stata data: “la donna è un istinto in marcia”. Ma anche così fosse, è l’istinto che ci fa essere tutrici della pace. È anzitutto pace serena delle coscienze, da cui deriva la pace feconda delle famiglie, infine, pace operosa del lavoro. Questa triplice finalità della pace l’Italia di domani la raggiungerà se noi sapremo essere l’anima, la poesia, la sorgente della vita nuova del risorto popolo italiano”.

“Donna e come italiana figlia del mio tempo, incito ed esalto le donne italiane ad una intrepida operosità, fonte di illuminato ottimismo: con orgoglio, tirate fuori il capo e uscite in campo a combattere per la libertà. Venite, non andate ad aspettare il tempo, che il tempo non aspetta noi. Peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini, noi certo non riusciremo mai a fare».

Giuseppe Lagona

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