Unuci / Dotta conferenza su “Giarre sparita”, dall’antica Callipolis all’incuria del Novecento

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Conferenza su Giarre sparita

La nostra terra intreccia le radici nel mito, nel canto di Omero, nell’unicità dei paesaggi naturali. Chi ci ha preceduto ha costruito fondendo la natura con la cultura e realizzando almeno fino ai primi del Novecento paesaggi antropizzati di grande bellezza.
A caccia di tracce del passato di Giarre si è posto l’avvocato Isidoro Barbagallo, che nella veste di studioso di storia ha tenuto una conferenza sulla “Giarre sparita” nella sala Tau della parrocchia di San Francesco a Giarre. Incontro seguito da folto pubblico, e organizzato dall’UNUCI, Unione nazionale ufficiali in congedo. Al convegno per UNUCI erano presenti il primo capitano Giovanni Cavallaro e il colonnello Paolo Spinella.

Indagare il passato porta a considerare importanti quegli elementi che testimoniano il passaggio di civiltà e ci permettono di avere in alcuni casi certezze storiche, in altri di formulare con onestà metodologica solo ipotesi. Giarre è “sparita” già  per la sua storia: sulla base dell’impianto urbano e degli elementi architettonici possiamo credere che la città si sia sviluppata nell’Ottocento, ma non è così.
Sono poche le tracce della storia antica della città. Le cause? I terremoti, le eruzioni, l’impatto antropico. Sono perciò preziosi i documenti esistenti.conferenza di Isidoro Barbagallo

Giarre “sparita”, l’antica Callipolis

Per l’età preistorica nella grotta di S. Anirìa sono state trovate tracce di vita rupestre. Nell’età greca esisteva il misterioso abitato di Callipolis, “la bella città”, di fondazione ionica, citata da Erodoto. Grande tre volte Naxos (e anche oggi è così) era meno importante di quella, per cui esistono monete di Naxos ma non di Callipolis. Sono greci alcuni toponimi, spie di una presenza antropica nella zona.

Per l’età romana abbiamo attestazione di due Dolium, giare, una delle quali restaurata è al Museo di Naxos, ma non esposta, mentre è un bene che dovrebbe tornare a Giarre.
Lastroni di tombe romane o tegoloni attesterebbero un insediamento romano rurale. I Romani s’impadronirono della Sicilia orientale nel III sec. a. C. nella seconda guerra punica con la presa di Siracusa. Avrebbero in questa occasione costruito la via Valeria di cui è attestazione la rete di viuzze dietro Santa  Maria la Strada, che prima si chiamava significativamente Strata. Interessante l’asse viario mare-monti, frequente in età romana, che permetteva la fornitura a Roma dei prodotti locali e della neve dell’Etna, che compattata era portata a Roma via mare.

Da sx Cap. Giovanni Cavallaro, avv.Isidoro Barbagallo e colonnello Paolo Spinella

Tracce della città nei periodi bizantino, arabo e normanno

In età bizantina venne realizzata a Dagala una chiesetta a pianta di trifoglio (trichora), ancora esistente, forse voluta da San Gregorio Magno (VI sec).
Del periodo arabo restò poco. Esistono toponimi arabi come Giarre, Miscarello, vadduni. Di età normanna sono il Pozzo di Ruggero e il santuario di Santa Maria la Strada, ora però di forma settecentesca. Normanne due torri quadrangolari distrutte nel 1861 e nel 1928, l’ultima per una colata lavica, la stessa che distrusse Mascali.

Per avere le prime menzioni storiche di Giarre si devono aspettare i secoli XIV / XV, quando a Giarre si riscuoteva una“ gabella di lu vinu e di lu mustu”, aragonese. Un documento del 1554 indica Giarre per la presenza di stazioni di posta. Altra citazione della città nel testamento del 1567 di Nicola Maria Caracciolo, vescovo di Catania.
A proposito della Giarre che scompare la discesa di Santa Maria delle Grazie. La stessa via era uno dei punti di attraversamento dell’antico torrente  che separava la città da San Giovanni e Tagliaborse che era nella direttiva mare-monti e presentava un ciottolato secentesco o anteriore, poi asfaltato. Facciate vicine a questa chiesa sono state distrutte.

Antica trichora santo Stefano
Antica trichora santo Stefano

Lo sviluppo di Giarre nel Settecento

Giarre si sviluppò soprattutto nel corso del Settecento. Ma di barocco non c’è più nulla e quel poco che c’è di barocco a Riposto lo si sta distruggendo.
Le mappe del Catasto dell’Intendenza borbonica ci forniscono un’immagine di quello che era il centro storico della città. La “risistemazione urbana” si verificò in modo rilevante nell’Ottocento, periodo nel quale venne spianata la pavimentazione della città portandola più in basso.

Subì poi un’accelerazione dagli anni ’70 del novecento ad oggi, come evidenziato da foto d’epoca. Nel Novecento infatti, graziata quasi del tutto dai bombardamenti alleati, la città “è stata capace di bombardarsi da sola”, cita testualmente Isidoro Barbagallo.
Con l’abusivismo e il vandalismo, ma soprattutto per le Amministrazioni che hanno permesso di far sparire interi isolati abitativi e monumenti antichi . L’entusiasmo del conferenziere si fa assai determinato quando con un forte appello si rivolge a tutti in modo da poter preservare quel poco dell’antico che è rimasto. Per poter trasmettere a chi verrà dopo di noi queste ormai rare e belle perle preziose della memoria storica di Giarre e del suo territorio.

 

Giuseppe Lagona
Maria Ortolani

 

 

 

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