Economia / L’Italia del Next Generation EU tra ripresa e declino

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Italia, l’economia è in ripresa o declino? La pandemia, tutt’ora in corso, ci ha messi di fronte ad uno bivio. La ripresa economica, con il conseguente aumento dei prezzi, dovrebbe verificarsi in vista degli incentivi della Next Generation EU. I soldi vengono garantiti dalla Commissione Europea, per trovare la luce in fondo al tunnel. Eppure, in Italia, sono presenti troppi problemi strutturali che, piuttosto, favoriscono la stagnazione dell’economia.

Il primo problema atavico, su tutti, è l’eccesso di norme, che conferisce un grande e pressante peso alla nostra burocrazia. All’eccesso di norme presenti nella nostra legislazione, si aggiunge poi la grande massa di direttive provenienti dall’Unione Europea. Come se non bastasse, l’Italia è il paese in cui il livello dei consumi opulenti supera eccessivamente quello di produzione. Questo significa che, ormai da troppi anni, viviamo al di sopra delle nostre possibilità.

La società signorile di massa di Luca Ricolfi

La società signorile di massa” è il libro scritto dal sociologo Luca Ricolfi. L’autore descrive la nostra società come costituita inevitabilmente da elementi capitalistici, cui si aggiungono elementi signorili tipici delle società del passato precapitalistico e feudale. Nel nostro paese, l’economia tende a non crescere più (nonostante i timidi segnali di ripresa) e il numero di cittadini che consuma senza lavorare è più numeroso rispetto ai cittadini che lavorano.

Proprio il consumo è il fulcro della società signorile di massa. Gli standard salariali, e quindi del tenore di vita, sono ampiamente superiori rispetto alle capacità produttive. Nel lungo periodo, questo porta inevitabilmente ad un blocco del processo di crescita e ad una moltiplicazione di posti di lavoro sottopagati. Prima di aderire ai parametri di Maastricht del 1992, il nostro Paese era riuscito a sfuggire a tale destino, finanziando continuamente il debito pubblico ma con continue pericolose svalutazioni, indice di continui rinvii di problemi strutturali.

Oggi, aderendo al fiscal compact, le cose sono profondamente cambiate. È anche veroItalia economia che la pandemia ha permesso una maggiore flessibilità per i bilanci pubblici degli Stati. Per continuare ad importare i beni necessari, dobbiamo riuscire a esportarne per un valore comparabile. Sostiene Ricolfi: “Una società signorile di massa può galleggiare sul livello di benessere raggiunto a patto che la sua produttività cresca a ritmo non inferiore a quello dei paesi con cui è costretta a misurarsi sui mercati internazionali. Se la produttività rallenta, o addirittura smette di crescere, si finisce per esportare meno, e quindi si è costretti a ridurre le importazioni. A quel punto la stagnazione si trasforma in decrescita. L’Italia è l’unico paese del mondo sviluppato in cui la produttività media del lavoro è rimasta ferma per oltre vent’anni, dalla fine degli anni ’90 ad oggi.”

Economia / Italia, ripresa o declino? I settori sommersi

L’economia sommersa è sicuramente un altro fattore preoccupante per la ripresa economica italiana. Nel nostro paese è fortemente presente una “infrastruttura paraschiavistica”. Con questo termine s’intende l’occupazione massiccia di posizioni sociali infime da parte di gruppi sociali come gli stranieri provenienti dall’Est europeo e dall’Africa. L’ombra del nostro benessere poggia spesso proprio su questa struttura, caratterizzata da fenomeni come il caporalato. I nuovi gruppi sociali che si costituiscono sono composti da chiunque sia disposto a svolgere anche mansioni poco retribuite, sotto contratti infimi o a nero. Nonostante la grande mole di lavoro e paghe scadenti, c’è chi è disposto ad accettare tali condizioni. Per molta gente, soprattutto migrante, anche un lavoro sottopagato rappresenta comunque una necessità, dato che sarebbe l’unica alternativa per le proprie condizioni.

L’Italia però, in questo momento risulta quello straordinario paese dove chi non lavora viene quasi addirittura incentivato, come purtroppo verificatosi con le iniziali condizioni poste per il reddito di cittadinanza. L’idea di introdurre tale reddito non sarebbe del tutto sbagliata se intesa come sostegno alle categorie più fragili, ma solo in un contesto più attento alle norme e alle specifiche condizioni di ogni destinatario. Il nostro è un paese che rischia profondamente una deriva individualista e scarsamente sensibile al richiamo dell’interesse collettivo. Una caratteristica lampante in fenomeni come l’evasione fiscale. La nostra società, insieme al resto dell’Occidente, porta evidente segnali di decadenza, a cominciare ad esempio del decremento demografico. Occorre capire se rassegnarsi ad un collasso definitivo o tentare di invertire il trend, sul piano sociale come economico. Una società che spende più sul gioco d’azzardo che nella formazione, ad esempio, ha qualcosa di grave che non va.

Michele Garro

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