Elezioni amministrative / Ballottaggio: votare, non astenersi

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Elezioni votare al ballottaggio

Ci si pone, domenica e lunedi, un pesante problema di coscienza civile. Nelle elezioni amministrative il ballottaggio, infatti, ci propone due candidati. Ma non mi soffermerò sul dilemma tutto proprio del secondo turno elettorale.
Piuttosto, mi chiedo: è lecito astenersi? Oppure è doveroso in ogni caso partecipare al voto ed esprimere in qualche modo dentro la cabina elettorale il proprio dissenso ?

La questione non è affatto formale. Intanto, “il voto è un dovere civico“, afferma l’art.48 della Costituzione che, in questo e in pochissimi altri casi, esprime un perentorio ordinamento giuridico positivo. Dovremmo dunque adempiere al “comandamento civile” di essa, ché non possiamo certo “stirare” il dettato costituzionale a seconda del “particulare” di ognuno.

Ballottaggio: astenersi?

Poi, astenersi, ancorché molto comprensibile, significa incoerentemente praticare  quell’astensionismo che stigmatizziamo e riteniamo causa principale del decadimento politico sociale. Ancora, l’astensione è  sicuramente un modo di protestare che ha una dimensione non solo individuale, ma anche pubblica. Ma protestare contro chi, contro che cosa?

Evidentemente  è la “faccia” negativa del diritto di voto che rivendichiamo  di potere esprimere come vogliamo ..”personale ed eguale, libero e segreto” (art.48 Cost.). Ma  è una protesta assai contraddittoria con l’osservanza e la garanzia costituzionale, che non menziona per nulla l’astensione bensì la “ segretezza e la libertà” assolute del voto, non del non voto!elezioni amministrative

Ancora, c’è una forte motivazione etico politica- sociale nell’astensione quando questa viene esercitata. Essa, infatti, è una assai cattiva pedagogia civile che finisce col promuovere  un ritirarsi dal dovere di essere Cittadini che non pretendano di usufruire della collettività in maniera avulsa dalla sua dinamica vitale .

L’astensionismo diffuso, secondo diversi politologi,  gioca a favore della destra e non solo sul piano elettorale. Anche perché rimanda ad un’idea di società in cui tutte le leve decisionali stanno nelle mani di pochi “ottimati”, che hanno risorse finanziarie per fare politica e per governare.
Si profilerebbe in base a questa lettura una sorta di repubblica oligarchica, nel cui modello costituzionale stanno sia il presidenzialismo sia l’autonomia differenziata.

Ballottaggio: votare?

Anche per opporsi a questo progetto, occorre creare, per usare la terminologia di Gramsci, la “linea progressiva”, che unifichi le forze del lavoro e della democrazia intorno ad alcune idee guida di uguaglianza e di giustizia sociale.

Essa, per ultimo ma non ultimo è, a mio modo di vedere, una grave  offesa al diritto di voto in sé stesso. Diritto che, nei termini costituzionali, non ci è stato certo regalato, ma è intriso del  sangue del “testamento  di centomila morti “ della Resistenza  ( Calamandrei,1955, Discorso agli studenti di Milano), del sacrificio immane di tante giovani vite, di donne e uomini di ogni formazione ideale  sociale  spirituale e politica. Frutto sacro, dono per le future generazioni e una Nuova Italia e che perciò non può e non deve essere violato.

Rosario Patanè

 

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