Elezioni politiche / Il valzer degli aspiranti onorevoli e le incertezze del “Rosatellum”

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Ci avviamo alla fatidica data delle elezioni del 4 Marzo con particolare curiosità. Questi giorni intensi di campagna elettorale avranno finalmente termine in quella data e da quel giorno ogni partito potrà compiere delle valutazioni sui risultati ottenuti. Indubbiamente nel popolo italiano il sentimento diffuso è quello della confusione, in quanto viviamo un’epoca politica in cui nessun partito è portatore di un’idea di Stato ben definita e i leader sono interessati a creare delle formazioni che non siano espressione di un percorso (rimarchiamo la totale scomparsa delle scuole di formazione politica), ma che siano frutto di “militanza” in segreterie personali con la conseguente formazione di partiti personalistici.

Tra le possibilità della conseguente confusione dell’elettorato, delle altrettanto confuse e frastagliate formazioni politiche che dovrebbero rappresentarlo e della controversa legge elettorale “Rosatellum”, tutti concordi nel definirla tale (paradossalmente persino i responsabili della sua stesura e approvazione), c’è quella di ottenere un governo di scopo per la revisione dell’appena citata legge elettorale e di ritornare al voto quanto prima (la famosissima montagna che partorisce il topolino), possibilità che, a giudicare dai sondaggi elettorali che consegnano un quadro di nessun vincitore e nessun vinto, è tutt’altro che remota. Se dunque si va verso l’ennesimo pareggio a livello nazionale, sembrano essere ben più rilevanti i risultati nei collegi uninominali locali in cui ogni candidato potrà misurare il proprio peso elettorale e il proprio consenso nel territorio.

Ad Acireale alla ribalta dei dibattiti pubblici e privati vi è il clima di derby che è stato innescato dalla candidatura dell’On. regionale Nicola D’Agostino, che ha “osato”, in prima assoluta, sfidare il deputato uscente Basilio Catanoso proprio sul suo campo. Due candidature, per così dire, uguali e contrapposte, che rappresentano i “nuovi politici” prima descritti e che, dopo aver duellato da registi nelle amministrative di qualche anno fa attraverso le figure di Barbagallo e Di Re, decidono di spendere il proprio nome e scendere in campo in prima persona per le ben più prestigiose (?) elezioni nazionali. Da notare che il termine “derby”, preso a prestito dal gergo calcistico, non è stato utilizzato a caso, ma è assolutamente finalizzato alla descrizione dell’imbarazzante atteggiamento da ultras incalliti che i fedelissimi dei due personaggi stanno tenendo in questa campagna elettorale sia sul web che per le strade.

Nicola D’Agostino ha costruito buona parte delle proprie fortune politiche poggiando la propria base di consenso sul territorio acese e praticando il “vagabondaggio partitico”, avendo già nel curriculum numerosi partiti in cui ha militato: Udc, Mpa, Sicilia Futura (lista di sostegno alla coalizione di Micari), Pd e alcuni sembrerebbero sostenere persino una militanza in età giovanile in Rifondazione Comunista.

Basilio Catanoso ha invece costruito la propria carriera politica con la militanza nel Msi e in Alleanza Nazionale, per poi approdare, con lo scioglimento di AN, nel Pdl e infine in Forza Italia (partito con il quale è attualmente candidato nel collegio uninominale), riuscendo ad essere più volte eletto alla Camera e al Senato ed ottenendo uno spazio importante nel partito soprattutto grazie all’amico defunto Altero Matteoli.

Il terzo incomodo in questo dualismo acese è rappresentato dalla grillina catanese Giulia Grillo, giovane medico legale che svolge la sua attività come libero professionista e che ha già ricoperto in questi cinque anni la carica di parlamentare nazionale. Resasi famosa per un’infelice battuta necrofila su Bordon e per essere stata un’audace sostenitrice della linea sulle “vaccinazioni consapevoli” del movimento, è scarso se non nullo il suo legame con il territorio acese, al punto da essere sconosciuta ai più. Tuttavia porterà in dote parecchi consensi grazie all’effetto traino del partito e sarà colei che raccoglierà il cosiddetto voto di protesta.

Matilde Riccioli, consulente contabile di Zafferana Etnea che esercita la professione presso il proprio studio ed è già candidata alle elezioni regionali del 5 Novembre nella lista “Cento passi per la Sicilia” a sostegno della presidenza di Claudio Fava, è la candidata al collegio uninominale acese di Leu, partito di centrosinistra che si propone come alternativa al partito democratico.

Sarà invece interessante notare quanto consenso riuscirà a ottenere su scala nazionale, in un periodo nel quale tanti paventano il pericolo “nero” che è a sua volta conseguenza degli ingenti e incontrollati flussi migratori dai territori africani, Casapound che ha un suo candidato nel collegio uninominale acese, territorio storicamente di destra, e corrispondente al nome di Massimo Adonia, militante nella destra sociale e già coordinatore della zona ionico-etnea di “Riva Destra”. Registriamo pure le candidature di Francesco Strano, Alfio Raciti e Orazio Calì rispettivamente con “Potere al Popolo”, “Popolo della famiglia” (movimento di estrazione cattolica) e “Partito Comunista”.

Desta inoltre particolare stupore la candidatura di Erasmo Vecchio, architetto di Aci Castello e già attivista in movimenti siciliani indipendentisti, nella “Lista del popolo per la Costituzione”, il quale è conosciuto nella Città dei cento campanili per essere stato il promotore di una pittoresca e non concludente operazione di salvataggio dell’Acireale calcio, squadra militante nel campionato nazionale di serie D con numerosi problemi finanziari.

Insomma, quando si dice l’imbarazzo della scelta…

Stefano Grasso

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