Fine vita / L’Ars disattende le sollecitazioni della CeSi

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Palazzo dei Normanni sede dell'Ars

Proprio mentre la Conferenza Episcopale Siciliana presieduta dal vescovo mons. Antonino Raspanti, nell’assise straordinaria del 26 maggio sollecitava la Regione Siciliana a dare attuazione alle norme sulle cure palliative volte a tutelare la dignità della vita, dal suo concepimento alla sua conclusione, l’Assemblea Regionale Siciliana deliberava in totale distonia, approvando una normativa illegittima.

In tale sessione la CeSi aveva formalizzato le proprie fondate preoccupazioni per il disegno di legge in discussione all’Ars, i cui lavori preparatori facevano prefigurare aperture inaccettabili in favore del suicidio medicalmente assistito, e ribadito le sollecitazioni già espresse nella sessione del 19 febbraio per mancata attuazione della legge sulle cure palliative, da doversi garantire “a tutti in modo efficace e uniforme in ogni Regione, perché rappresentano un modo concreto per alleviare la sofferenza e per assicurare dignità fino alla fine, oltre che un’espressione alta di amore per il prossimo”.

Sessione della CeSi
Nella sessione straordinaria della CeSi si è parlato di fine vita

Riaffermando l’opposizione all’eutanasia e a qualsiasi forma di accanimento terapeutico, i vescovi siciliani hanno auspicato degli interventi legislativi a tutela della dignità della vita.
E hanno incoraggiato l’adozione di strutture idonee, come hospice, e di percorsi formativi che possano aiutare gli operatori sanitari a accompagnare con competenza e umanità quanti siano affetti da patologie gravi e i familiari.

L’Ars disattende le sollecitazioni della CeSi sul fine vita

Per tutta risposta, il dì seguente, approvando l’art.3 del d.d.l. 738, l’Ars ha introdotto norme a dir poco eticamente disdicevoli, oltre che giuridicamente inammissibili per una serie di profili concorrenti.

Nella prima si contempla la possibilità di bandire concorsi di assunzione solo per medici non obiettori all’interruzione volontaria di gravidanza. Nell’altra si prevede l’eventuale risoluzione del contratto di lavoro, qualora il medico dichiari di essere obiettore successivamente all’entrata in servizio. Norme che ne violano la libertà contrattuale e deontologia professionale, ma ancor prima la dignità personale.

Sala d'Ercole sede dell'ARS
Sala d’Ercole sede dell’ARS

Molti vizi d’illegittimità nel deliberato dell’Ars sul fine vita

Molteplici i vizi d’illegittimità, sul piano sia normativo pattizio che interno, costituzionale e ordinario.  Intanto, per violazione dell’art.10 della Convenzione dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, per cui il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto secondo la legge nazionale che ne disciplina l’esercizio e dell’art.9 della Convenzione Europea Diritti dell’Uomo, che tutela la libertà di coscienza.

Altresì, sul piano della disciplina di rango costituzionale, per la violazione degli articoli 1, 2, 4, 35 e 36, in materia di diritti inderogabili dei lavoratori. E degli articoli 2, 3, 19 e 21, in materia di intangibilità e libertà di coerenza alla propria fede e coscienza, del pari riconosciuti inderogabili.
Ancora, sul piano del riparto di attribuzioni tra legislazione statale e regionale, sia pure alla luce della novella e assai poco felice riformulazione degli artt. 117 e 118 e della sfera di autonomia dello Statuto Regionale Siciliano. Per cui tali diritti non possono essere compressi dalla potestà normativa dell’Ars.  Indi in diretta violazione della pur deprecabile legge statale 194 del 1978, che tali diritti non esclude. Per non dire poi delle pronunce di Consulta e Consiglio di Stato, emesse in piena conformità ad essi.

E’ palese come la questione, dai pur innegabili risvolti giuridici, debba destare la coscienza di ognuno. In attesa che il Governo per conto dello Stato evochi l’intervento a emenda della Corte Costituzionale. Oltre all’impegno di tutti noi giuristi cattolici per la più ampia e esaustiva attività informativa sul caso, come peraltro sta già avvenendo sui vari mezzi di comunicazione sociale con correttezza e puntualità. Se del caso, assicurando la propria consulenza e il proprio patrocinio, ove in tal senso venisse richiesto.
E’ auspicabile che al contempo con la massima tempestività in ogni parrocchia, ente od associazione delle diocesi isolane ci si muova nell’alveo già tracciato dalla CeSi, elevando una voce forte e chiara.

Giuseppe Longo