Natale / Il Serra Club di Acireale nella casa circondariale di Giarre: ridare ai detenuti dignità e possibilità di riabilitarsi con il lavoro

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Un’esperienza forte la visita a chi è privo della libertà per volere dello Stato. E’ necessario che, nella patria di Cesare Beccaria, si esca dall’immobilismo, che causa tanti suicidi, e si attui una radicale riforma. Un’esperienza anche bella, perché si è svolta in un clima di cordialità. Il direttore della casa circondariale di Giarre, dott. Aldo Tiralongo, accoglie il gruppo del Serra Club di Acireale, con un aperto sorriso che mette tutti di buon umore: siamo alle soglie del Natale e dell’Anno nuovo, la vita ha bisogno di novità per accogliere il divino Bambino. Il vescovo Nino Raspanti nell’omelia della santa Messa invita i presenti ad essere più disponibili all’azione della grazia. La visita della nuova bibliotechina dell’Istituto apre il cuore alla speranza: la conoscenza rende l’uomo più consapevole del suo essere. Vengono gustati  gradevoli dolcini, frutto dell’impegno dei giovani della Casa. Molto curate le piante delle serre, in vendita. Artistiche le ceramiche, anche esse in vendita.
Il direttore si sofferma particolarmente sulla recente legge in favore dei detenuti, augurando ai giovani di far tesoro di quanto di giusto e di buono hanno avuto l’opportunità  d’apprendere; nello stesso tempo ha auspicato che, nel restituire alla società persone nuove, in cambio si verifichi la fiducia e l’offerta dell’attività lavorativa. Per la primavera, promette l’installazione di scivoli e altalene per i bambini che vengono in visita del genitore. Nella conclusione, sottolinea l’urgenza del cambiamento da fare, porgendo gli auguri di Natale.
Il presidente del Serra, dott. Mario Sciuto, dopo aver ringraziato quanti hanno cooperato per il buon esito dell’incontro, dichiara che l’associazione è disponibile all’acquisto di quanto viene prodotto nella Casa, al fine di rendere più serena la vita dei giovani. Incontriamo anche il cappellano, don Paolo Giurato,che è anche parroco di Scillichenti, e qui opera dal settembre 2012.
In questa casa circondariale, ci sono spazi di noia?
“La noia qui è normale. E’ una vita particolare, che non è logica, perché sono privati di libertà, delle cose più essenziali, anche di una passeggiata. Il sostentamento è scarso, per cui hanno bisogno di bagnoschiuma e così via. Qui la giustizia è vendetta dello Stato. Comunque, all’interno ci sono serre, dove vengono coltivate spezie da vendere al mercato di Giarre; una parte del ricavato va ai detenuti, un’altra parte alla Casa circondariale.”
Dove vengono ricevute le famiglie? E’ un ambiente accettabile per i bambini?
“La sala colloqui è bella, con dipinti vivaci. Si pensava ad una ludoteca esterna dove fare i colloqui, ma mancano i fondi.”
Dove si trovano le celle aperte e le celle chiuse?
“Nel piano terra, le celle aperte, dove si svolge una vita quasi normale, mentre nel primo piano, celle chiuse con due persone per cella, tuttavia è una situazione in divenire.”
Cosa suggerisce lei per il futuro, dato che si parla tanto di riforma?
“La situazione è chiara: se non c’è un cammino comunitario nella società per l’integrazione del lavoro, uscire da qui senza prospettive di reale cambiamento di vita, significa mandarli allo sbaraglio. Non c’è niente in Italia. Le famiglie soffrono più dei detenuti, specie i bambini, innocenti che subiscono.”

                                                                 Anna Bella 

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