Giornalismo / Chi sono i whistleblowers, fonti di notizie scomode

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Chi sono i whistleblowers, coloro che stanno dietro alle notizie scomode nel giornalismo? Sempre più spesso succede di leggere i contenuti più disparati e non sempre ci si ferma a pensare alle fonti di queste notizie. È dunque utile chiedersi da dove i giornalisti ottengano le loro informazioni, anche quelle più segrete. Ma anche e soprattutto come ottenerle e come i giornalisti proteggono le proprie fonti.

Giornalismo / Chi sono i whistleblowers, le fonti delle notizie scomode

Ciò su cui si basa un giornalista europeo nell’esecuzione del suo lavoro è la Carta di Monaco. La Carta di Monaco Etico (o Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti), firmata il 24 novembre 1971 a Monaco di Baviera. È un testo adottato dalla Federazione Europea dei Giornalisti. Questo è il punto di riferimento europeo per l’etica del giornalismo. In questo si distinguono dieci doveri e cinque diritti. Esso riprende i principi della Carta dei doveri professionali dei giornalisti francesi scritta nel 1918 e rivista nel 1938. Incorpora il principio del segreto professionale, articolo 7, aggiungendovi un dovere ritenuto essenziale, ossia quello di tutelare le fonti di informazione dei giornalisti. 

Proprio qui entrano in gioco i whistleblowers. Con questo nome si identificano coloro che sono in grado di fornire in formazioni in segreto e riservate rispetto a determinate questioni in cui si verificano illeciti.  La tutela di queste figure è garantita dall’Unione Europea. 

I Whistleblowers e la direttiva Europea 

Nel corso della riunione del 9 dicembre 2022 del Consiglio dei Ministri, quest’ultimo ha approvato, in via definitiva il decreto legislativo che attua la Direttiva UE 2019/1937 sul Whistleblowing. L’esecutivo aveva ricevuto la delega per l’attuazione lo scorso 4 agosto con la legge n. 127. Questa era stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale S.G. n. 199 del 26 agosto 2022.

La direttiva europea a protezione dei “segnalanti”. Questa è la definizione che indica i whistleblower nella traduzione italiana. Essa si applica alle denunce relative alle violazioni della normativa comunitaria nei settori espressamente indicati, tra cui gli appalti pubblici, la privacy e la sicurezza dei sistemi informatici. Le tutele disposte dalla normativa comunitaria non fanno differenze tra dipendenti del settore pubblico e di quello privato.

Giornalismo / Chi sono i whistleblowers, le fonti delle notizie scomode

Un caso famoso per la tutela dei whistleblowers in Italia, in Europa e nel mondo è quello di Julian Assange e Wikileaks. Lui si è occupato di facilitare la comunicazione di informazioni riservate ma di interesse pubblico. Ha fondato Wikileaks, una ONLUS e un sito internet disponibile anche in Italia in cui chiunque può caricare anonimamente le informazioni necessarie per rendere note ingiustizie perpetuate in silenzio. In questo possono venire più facilmente a galla. Grazie a questa piattaforma possono venire a galla comportamenti illeciti e si può ottenere giustizia. Per garantire ciò, è importante che le fonti restino sempre anonime.

Whistleblowers e Pentagon Papers: The Post 

Come scritto all’articolo 7 della Carta di Monaco, un giornalista ha il dovere di proteggere le sue fonti. Il tema è al centro di diverse controversie, ma uno dei casi più importanti è quello del The Washington Post. Spielberg, il famosissimo e importantissimo regista, ne parla nella pellicola The Post. La storia concerne la pubblicazione dei Pentagon Papers, documenti top secret del dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America, prima sul New York Times e poi sul Washington Post nel 1971.

The Post Pentagon Papers

Con Pentagon Paper si intende una relazione top secret di ben 7mila pagine, costituita da segreti governativi, un documento che stilato nel 1967 per l’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara. La fonte che ne rivelò l’esistenza fu Daniel Ellsberg, analista militare della Rand Corporation (think tank finanziato dal Governo), che li sottopose al giornalista del New York Times esperto di guerra e Vietnam, Neil Sheehan. Il Times li rese pubblici il 13 giugno del 1971, col titolo di prima pagina “Archivio Vietnam: gli studi del pentagono rivelano tre decenni di crescente coinvolgimento americano”, innescando le reazioni a catena che vengono magistralmente raccontate nel film.

The Post: i whistleblowers 

Il film infatti è la storia vera delle rivelazioni che hanno messo a nudo trent’anni di segreti governativi sulla guerra in Vietnam da parte del governo statunitense. La presidenza Nixon aveva fatto qualunque cosa pur di evitare che tali documenti divenissero di dominio pubblico. 

La protezione delle fonti è fondamentale in questo film, così come lo è la costante ricerca della verità per il bene di tutti. Nel film, abbastanza realisticamente, la proprietaria del The Washington Post, interpretata da Meryl Streep, pronuncia una frase che lascia il segno. “La stampa dev’essere al servizio dei governati, non dei governanti”. 

La nuova era del giornalismo 

Il tempo dei Pentagon Papers è ormai lontano da ciò a cui siamo abituati a vedere nell’ambito del giornalismo. Le notizie viaggiano in rete più velocemente di quanto accadesse con gli scoop e le rivelazioni top secret passate di mano in mano negli anni ‘70. Nonostante i cambiamenti nell’ambito giornalistico, il ruolo dei whistleblowers resta semi invariato. Allo stesso tempo fedeli a se stessi restano anche i giornalisti seri. Sempre pronti a scoprire la verità e non derogare alla propria coscienza.

Vittoria Grasso

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