Immigrazione / I cittadini rumeni in Italia: cause e dati del flusso

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Bandiera rumeni immigrazione

L’immigrazione dei cittadini rumeni in Italia è da anni costante e stabile. Le cause che hanno spinto i romeni a migrare sono eterogenee, ma a queste si aggiungono quelle che hanno fatto sì che questi restino sul suolo italiano, diventando la popolazione straniera più numerosa in Italia, con oltre un milione di abitanti.

Immigrazione / I cittadini rumeni in Italia, cause e dati del flusso: storia 

L’Italia è da sempre stato un paese caratterizzato da fenomeni migratori sia che ad emigrare fossero gli italiani o che lo Stato fosse chiamato ad ospitare cittadini stranieri. Una delle maggiori popolazioni straniere in italia è quella dei cittadini rumeni, talvolta perfettamente integrati nella società, altre volte meno, più vicini ai margini. Il fenomeno di migrazione dei cittadini della Romania in Italia è piuttosto recente ma, seppur in breve tempo, ha raggiunto dimensioni molto vaste.

Come abbiamo anticipato, i rumeni sono il gruppo di cittadini stranieri più numeroso in Italia, la rilevanza non è solo economica, ma soprattutto sul campo sociale e di influenza culturale. Le prime ondate migratorie fanno riferimento al periodo della dittatura di Nicolae Ceaușescu. Dal 1974, data della sua proclamazione a presidente fino al Natale del 1989, ha esercitato un potere e portato avanti una dittatura feroce. Durante quel periodo circa 300.000 rumeni hanno lasciato il loro paese, nella speranza di trovare un luogo in cui salvaguardare la loro sicurezza.

Immigrazione / I cittadini rumeni in Italia, cause e dati del flusso: crisi e disoccupazione

Nonostante i numerosi emigranti dalla Romania, il fenomeno ha preso maggiore consistenza solo in seguito alla caduta del regime. In un primo momento, ad emigrare sono state minoranze etniche e religiose, ma ben presto ha interessato più fasce della popolazione. I cittadini emigravano gradualmente nei paesi limitrofi, per poi raggiungere la Spagna e l’Italia. In seguito all’attentato alla vita di Ceaușescu, la situazione in Romania non è migliorata. La disoccupazione dovuta alla chiusura delle fabbriche e i bassi salari erano una piaga della società difficili da superare. In pochissimi anni, la Romania ha perso oltre 2 milioni e mezzo di abitanti, in cerca di vite e salari migliori.

Perché molti rumeni scelgono l’Italia?

L’Italia diviene ben presto la meta prediletta per gli emigranti rumeni, grazie alle sue politiche d’ingresso non troppo rigide. Ma oltre all’aspetto politico, anche quello socio-culturale è da prendere in considerazione. Entrambi sono paesi di tradizione cattolica, in cui la religione gioca un ruolo importante della società. La vicinanza culturale è anche quella linguistica: entrambe sono lingue neolatine. Inoltre, durante il regime in Romania, le industrie nel campo tessile e manifatturiero italiane si trovavano in Moldavia, precedentemente parte della Romania. In questo modo la connessione e le relazioni fra i paesi erano abbastanza forti. 

Le ondate migratorie sono state numerose e sono sempre aumentato di numero. Infatti già nel 2001 la comunità romena in italia è la terza più numerosa tra le comunità straniere nella penisola italiana. La regolarizzazione dell’immigrazione ha visto principalmente le donne come protagoniste. Inizialmente impiegate in ruoli legati all’ambito dell’assistenzialismo. Nel 2002, con una sanatoria, l’Italia apre le porte a flussi migratori regolari, dando la possibilità a queste donne di stabilirsi in italia. 

L’UE e la Cittadinanza Europea

La svolta significativa è quella del 2007, quando i confini europei si ampliano e più paesi aderiscono all’UE. La Romania entra a far parte dei paesi membri dell’UE l’1 gennaio 2007, tre anni dopo aver preso parte alla NATO. Essere paese membro dell’UE garantisce dei diritti non solo per lo Stato, ma anche e soprattutto per i suoi cittadini. Entrando a far parte dell’UE, la Romania ha assicurato ai suoi cittadini la cittadinanza europea. 

La cittadinanza europea potrebbe essere definita di difficile esecuzione, dato che ogni Stato gode di una sovranità e di sue leggi all’interno del sistema europeo. Ciononostante il Trattato di Lisbona disciplina la cittadinanza europea attraverso gli articoli 20-25 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea e la enuncia all’articolo 9 del Trattato sull’Unione Europea. “È cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. La cittadinanza dell’Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale, non si sostituisce”. 

Immigrazione cittadinanza europea

Tutti i cittadini degli stati membri dell’UE godono pertanto della cittadinanza e dei diritti da essa derivati. Tra questi citiamo: il diritto di circolare e soggiornare liberamente sul territorio degli Stati membri; il diritto di godere di protezione diplomatica da parte di un qualsiasi Stato membro UE in uno Stato terzo in cui il proprio stato nazionale non è rappresentato, eccetera.

Lo status di cittadino europeo ha aperto le porte a molti romeni in Italia, infatti la liberalizzazione degli accessi ha comportato anche l’arrivo di un elevato numero di MSNA (minori stranieri non accompagnati) secondo l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali). Purtroppo questo fenomeno, indirizzato da povertà e cattiva gestione dei flussi migratori, ha portato diversi giovani ad avvicinarsi alla malavita, circuiti di criminalità, attività illegali e, nei casi più estremi, alla schiavitù. 

Rumeni: la comunità più numerosa in Italia

Dopo la crisi economica il flusso emigratorio è leggermente diminuito, ma già dal 2019 è possibile affermare come le comunità rumene sia effettivamente radicata sul territorio. Abbastanza integrate, tanto che quasi tutte le famiglie sono state interessate dal processo migratorio, conducendo la maggior parte di queste a ricongiungersi dopo anni. Infatti, data la stabilizzazione sul territorio sono molti i familiari che raggiungono coloro che si sono già trasferiti in Italia. Rimanere e stabilirsi nel nostro paese è possibile poiché i rumeni hanno un alto tasso di occupazione: ben oltre il 60%, maggiore rispetto al tasso medio di occupazione dei non italiani. 

L’obiettivo per chi emigra, e che ha spinto in particolare tanti cittadini romani ad emigrare, è sicuramente quello di garantirsi un futuro per se stessi ed i propri figli, spesso impensabile da realizzare nel loro paese. L’aspetto che in molti prendono in considerazione è proprio l’istruzione, il buon percorso scolastico dei figli e la speranza di una vita .

La tragica realtà degli orfani in Romania

Un fenomeno particolarmente triste è quella dell’abbandono dei minori, sia a Bucarest che in tutta la Romania. Purtroppo ha radici profonde. Verso la fine degli anni Sessanta, a causa della povertà e dei disagi come effetti a lungo termine di un regime che impose una politica di aumento delle nascite senza contemporaneamente fornire le necessarie strutture di supporto, centinaia di migliaia di bambini sono stati separati dai genitori e dalle famiglie, divenendo spesso vittime di abuso, sfruttamento sessuale, tratta e lavoro minorile non tutelato. Secondo un’indagine condotta da Florin Soare tra il 1966 e il 1989 ci siano state tra le 15.000 e le 20.000 morti inutili di bambini in queste case per bambini in Romania.

Per contestualizzare la situazione adesso possiamo guardare i dati resi noti dall’Istituto Nazionale di Statistica romeno (INS). Tra il 2019 e il 2018 il PIL ha avuto un incremento, la Romania resta uno dei paesi dell’UE con i livelli più bassi di investimenti in istruzione, salute e protezione sociale. La condizione dei bambini, nonostante non sia stata del tutto risolta, è comunque in parte migliorata, con una riduzione notevole della mortalità infantile.  Tuttavia, la povertà infantile è ancora una delle maggiori preoccupazioni, essendo la Romania uno dei due paesi più poveri dell’UE. Due bambini su cinque sono a rischio povertà ed esclusione sociale. 52.220 bambini erano ancora separati dalle loro famiglie a giugno 2019.

Dispersione scolastica e povertà 

Tra le principali cause della separazione familiare vi sono povertà, abusi e disabilità. Inoltre, quasi il 24% dei bambini ha genitori che lavorano all’estero.  Nonostante significativi miglioramenti nell’istruzione, permangono disparità. Bambini poveri di famiglia, bambini Rom, bambini che vivono nelle aree rurali e bambini con disabilità rimangono le categorie più vulnerabili nell’accesso e nella partecipazione all’istruzione.

Con un tasso di abbandono scolastico del 16,4 per cento nel 2018, la Romania è lungi dal raggiungere l’obiettivo UE 2020 dell’11,3 per cento. La divisione rurale-urbana è netta, rendendo l’abbandono scolastico più diffuso nelle aree rurali. L’UE stima che il 10% dei giovani Rom di età compresa tra 18 e 24 anni ha abbandonato la scuola. Le cause sono povertà, esclusione sociale e discriminazione, compresa la segregazione scolastica, che ha colpito più del 26% degli studenti rom.

Romania / Diritti dei lavoratori 

Pur parlando di un paese europeo, non tutti i diritti umani sono effettivamente rispettati. Ciò stona con i valori democratici e di libertà su cui si fonda l’Unione Europea, come scritto al Titolo I Disposizioni comuni del Trattato sull’Unione Europea. Alle spese dei lavoratori rumeni vengono commesse vere e proprie violazioni dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori. Ad approfittare di questi uomini sono spesso e volentieri imprenditori italiani che utilizzano manodopera a basso costo, ignorando il vero valore del lavoro.

Inquinamento e salvaguardia ambientale

Analogamente a ciò, è da attenzionare anche il problema dell’inquinamento ambientale. Sono moltissime le industrie che pur di produrre e far fruttare il loro lavoro non rispettano quelli che sono gli standard europei sulla salvaguardia e protezione dell’ambiente. La Romania, come molti altri pesi dell’Europa dell’Est dell’ex Blocco Sovietico, non sono totalmente in linea con i valori e l’importanza che l’Unione vuole garantire per la riduzione dell’inquinamento ambientale. 

Vittoria Grasso 

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