Infrastrutture / Gli impegni in Sicilia per gestire meglio l’acqua

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L’acqua è un bene preziosissimo e lo sa particolarmente bene la Sicilia, che sta cercando di migliorare le sue infrastrutture e investire nell’idrogeologia. L’obiettivo è quello di studiare come gestire al meglio i nostri flussi d’acqua canalizzandoli in modo da evitare gli sprechi che stanno attualmente avvenendo. L’idrografia siciliana riveste un ruolo cruciale nella vita dell’isola, con una serie di fiumi, fiumare e laghi che forniscono l’acqua necessaria per l’agricoltura e le attività umane. La gestione delle acque piovane e non in Sicilia è una sfida complessa ma si sta cercando di combatterla con ogni mezzo possibile.

Sicilia fragile per mancanza di manutenzione

L’autunno e l’inverno si avvicinano, questo significa che si dovrebbe agire in questo momento per migliorare le infrastrutture per la corretta gestione dei flussi d’acqua in Sicilia. I territori di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa sono i più esposti a grandi quantità d’acqua che possono causare esondazioni e allagamenti. Vi è da considerare inoltre che ormai le piogge sono sempre più pericolose per via dei cambiamenti climatici, quindi da qui comprendiamo l’importanza sempre maggiore che riveste la manutenzione.

Giuseppe Amato, dirigente nazionale di Legambiente e membro del direttivo dell’associazione regionale, afferma che vi sono molte opere realizzate lungo fiumi, laghi e corsi d’acqua. Si tratta però di strutture che spesso non soggette a manutenzione. Secondo Amato vi sarebbero fiumi e canali interi non trattati perché manca una buona pianificazione coordinata. Vi è inoltre il problema della presenza lungo i corsi d’acqua di strutture abusive e la presenza della vegetazione incolta che non fanno scorrere i fiumi in modo naturale.

I fondi per il dissesto idrogeologico

Quest’anno sono stati stanziati intorno ai 60 milioni di euro per la realizzazione di un pacchetto di circa 40 interventi rivolti al raggiungimento di una migliore gestione dell’acqua in Sicilia. Questo gruppo dei provvedimenti fa riferimento al “Piano di azione e coesione” e graverà sui fondi POC. Si teme di non riuscire a sfruttare al meglio questi fondi, come è avvenuto negli anni passati. Ad esempio nel 2021 la Sicilia è stata esclusa dai fondi del PNRR per 32 progetti per il miglioramento della gestione delle risorse idriche nell’Isola in quanto per motivi organizzativi essi non sono stati attuati.

Nel 2023 l’obiettivo definito è stato quello di riassettare la governance del servizio idrico in modo da mettere fine alla frammentazione della gestione di una risorsa così importante. Alla Sicilia saranno dati 96,9 milioni per realizzare 48 progetti, di cui la metà saranno realizzati nella provincia di Catania. Saranno utilizzati per il canale Cavazzini, per il canale di Gronda di Santa Maria La Scala nel comune di Acireale e per il torrente Loddiero nel territorio di Scordia. Le opere fanno parte del programma della Regione siciliana per i problemi di approvvigionamento idrico della Piana di Catania.

Le misure dell’Autorità di bacino

Sono stati approvati dieci Piani per l’assetto idrogeologico (Pai), dalla Conferenza operativa dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia. Essi coinvolgono complessivamente dodici Comuni siciliani. La regione dota il territorio di un importante strumento di pianificazione dei diversi bacini in maniera coordinata. L’Autorità di bacino oltretutto sta attualmente cercando 173 persone per la “polizia idraulica”. L’obiettivo è quello di potenziare la vigilanza sui fiumi e torrenti e facilitare le procedure per realizzare infrastrutture strategiche, strade, ferrovie o acquedotti che interessano i corsi d’acqua.

Il legame tra l’acqua e l’agricoltura

L’agricoltura è fondamentale per l’economia della nostra regione, e potenziando la gestione dell’acqua si migliorerà anche la produttività di questo settore. Fondamentale è anche il servizio di bonifica in quanto la presenza di acqua rende performanti i terreni e consente di investire su colture ad alto reddito. Attualmente i consorzi di bonifica sono 11 con 1.800 lavoratori, più della metà dei quali precari. Sono strutture gravate da debiti e complessivamente mal funzionanti.

La rottura delle reti idriche avvenuta questa estate ha provocato discontinuità nell’erogazione di acqua per le piante e ha compromesso la loro qualità. La riforma tecnico- amministrativa deve anche garantire forme di tutela per chi utilizza l’acqua in caso di mancata erogazione, non solo per i fornitori.  I consorzi di bonifica sono tema centrale per  la salvaguardia del territorio a fronte anche dei cambiamenti climatici.

Martina Fidelio

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