La via del barocco / Concerto di Gesuele Sciacca e Daniela Greco, alchimia di parole poetiche e note musicali

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Gesuele Sciacca e Daniela Greco in concerto

La musica, così immateriale, accompagna la nostra vita in tanti momenti concreti e li rende speciali. Anche La via del barocco ha la musica come presenza forte nelle forme folk, classica, barocca, moderna. L’evento è promosso ad Acireale, dal 14 al 17 settembre, dal Comitato che riunisce enti internazionali e cittadini.
Gesuele Sciacca e Daniela Greco, coinvolti da “La Voce dell’ Jonio”, inaugurano il 14 settembre, con un concerto eseguito a titolo gratuito, le attività nella chiesa di santa Venera, gioiellino di via Dafnica, per l’ occasione eccezionalmente aperta al pubblico. Lo sottolinea, introducendo la loro performance, don Marcello Pulvirenti, parroco di san Michele e san Giuseppe.

Gesuele e Daniela in questa occasione sono due voci, il microfono e la chitarra. Professionali come sempre, quando la loro musica riecheggia nella volta della chiesa ricreano la magia della fusione tra la musicalità naturale delle parole poetiche e quella delle note suonate e cantate. Poesie della nostra letteratura arricchite da partitura.
Ne hanno musicato quasi cinquecento, facendosi guidare dalle suggestioni che le poesie trasmettevano loro. E hanno seguito un percorso cronologico che si sviluppa dalle origini della poesia italiana fino al Novecento e ai nostri giorni.Gesuele Sciacca e Daniela Greco

Gesuele Sciacca e Daniela Greco sensibili interpreti della poesia in musica

La musica potenzia il messaggio dei testi, collegandosi idealmente alle origini dell’attività poetica antica, quando la parola degli aedi si univa alla musica. Petrarca di Solo e pensoso, il Dante di Ulisse e della porta infernale, Foscolo, ci parlano di ricerca dell’interiorità e dell’essenza dell’umanità, di amore, conoscenza, contemplazione della bellezza. Tutte paradossalmente affermate quanto più sembrano negate dalla realtà descritta nei versi.

Gesuele Sciacca
Gesuele Sciacca

Musica che trasmette nel Pascoli di Lavandare l’oggetto che diviene simbolo esistenziale. Nell’uomo soldato di Veglia di Ungaretti l’attaccamento alla vita accanto alla realtà della morte. Nel De Andrè poeta delle miserie l’epica pur nel degrado sociale negato dal perbenismo borghese nella Città vecchia. Carducci di San Martino, già cantata con altra musica da Fiorello, diventa canto dell’allegria del vino, da sempre simbolo della gioia della vita.

Daniela Greco
Daniela Greco

Canzoni in omaggio alla Sicilia

Alcune canzoni sono un omaggio alla Sicilia nell’uso della nostra lingua. Veni l’autunnu, che riprende sonorità popolari siciliane e arabe e Stranizza d’amuri di Battiato, già in siciliano negli originali d’autore. Anche qui l’amore è esigenza umana, emerge per contrasto dal cattivo tempo dell’autunno o nel momento della guerra.  Uomo del mio tempo di Quasimodo, denuncia dell’uomo omicida del fratello di tutte le guerre, è invece con interessante operazione culturale tradotta e cantata in siciliano.

Il concerto si conclude con la leggerezza di Rodari: filastrocche rivolte ai bambini ma dal messaggio che va al cuore della realtà antropologica. Gesuele e Daniela coinvolgono il pubblico e il canto di tutti diventa un coro contro la guerra: “Dopo la pioggia viene il sereno/ brilla in cielo l’arcobaleno/ […] Non sarebbe più conveniente/ il temporale non farlo per niente?/ Un arcobaleno senza tempesta/questa si che sarebbe una festa./ Sarebbe una festa per tutta la terra/ fare la pace prima della guerra”.

 

Maria Ortolani

 

 

 

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