Lavoro / Cresce la disoccupazione di massa tra i giovani

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Sempre più giovani in Italia hanno difficoltà nel trovare un lavoro e il tasso di disoccupazione raggiunge livelli mai visti prima. I motivi possono essere vari e l’opinione pubblica si divide, ma le percentuali ci mostrano la realtà dei fatti.

Disoccupazione / Perchè i giovani non trovano lavoro?

Nel corso degli ultimi anni trovare lavoro per i giovani è diventato un gran problema. Le motivazioni sono svariate ma riconducibili a decisioni politiche spesso sbagliate. I nostri giovani, a differenza dei loro genitori e nonni, frequentano oltre la scuola dell’obbligo, che per legge è fino all’età di 16 anni. Inoltre, sempre più giovani si iscrivono all’università, ritardando maggiormente la ricerca di un’occupazione. Negli ultimi anni però i requisiti per ottenere un lavoro stanno diventando problematici, richiedendo conoscenze ed esperienze che un giovane appena uscito da scuola spesso non possiede a causa della qualità dell’istruzione.

L’istruzione italiana, infatti, è ricca di nozioni e teorie, ma quasi totalmente priva delle esperienze pratiche richieste dalle aziende. L’alternanza scuola-lavoro sta cercando di risolvere questo problema, tra chi la critica e chi l’appoggia. In generale, il vero punto è il disallineamento tra formazione e richiesta, per la verità tanta, del mondo del lavoro. Tuttavia la situazione pandemica, prima, e la guerra e tutte le sue conseguenze, ora, hanno peggiorato la situazione, rendendo più difficile trovare lavoro. Le aziende si trovano in difficoltà a causa del caro prezzi e devono limitare il numero dei dipendenti o abbassare gli stipendi. Quest’ultima scelta è molto criticata dai giovani, che non vogliono essere sfruttati e si rifiutano di accettare stipendi che non gli permettono di sopravvivere e di realizzarsi.

Lavoro / Le statistiche sulla disoccupazione giovanile

I dati in Europa sono sempre più critici. L’Italia, in particolare, ha registrato una percentuale del tasso di disoccupazione del +1,9% tra maggio e giugno 2022. L’indice della disoccupazione giovanile è salito al 23,1%, ben superiore rispetto alla media Ue del 13,6%. Il Mezzogiorno è quello più colpito, infatti circa un giovane su due tra i 15 e i 35 anni non lavora. La relazione Education and Training Monitor, che monitora i risultati raggiunti dagli Stati membri dell’Ue per quanto riguarda il sistema dell’istruzione e formazione, ci mostra un’Italia che non si preoccupa dell’inclusione giovanile. A tal proposito è stata rilevata una spesa per l’istruzione tra le più basse d’Europa, ovvero il 3,9% del Pil contro una media europea del 4,7%. Anche il tasso di popolazione laureata è tra i più bassi d’Europa, con 28,9% di laureati contro una media europea del 45,6% secondo dati Ocse.

Lavoro / I giovani disoccupati temono sempre di più di diventare NEET

neet-giovani-disoccupatiCol termine NEET (Not in Education, Employment or Training) si intende quel gruppo di giovani che non studiano e non lavorano. Il rapporto di Eurofound, un’agenzia di ricerca dell’UE, spiega che i motivi per cui si diventa NEET si trovano spesso in fattori socio-economici che favoriscono l’ingresso e la permanenza nella condizione di NEET. Il crescente aumento negli ultimi anni dell’abbandono scolastico ha le sue conseguenze in un basso livello di istruzione che aumenta, ad esempio, di tre volte il rischio di diventare NEET. Il background familiare sembra influire particolarmente: avere genitori divorziati comporta un rischio maggiore del 30%; se sono disoccupati, il rischio aumenta del 17%; avere genitori con un basso livello di istruzione raddoppia la probabilità.

I rischi crescono maggiormente se si parla di donne, immigrati e disabili, con percentuali rispettivamente del 60%, 70% e 40%. Infine, vivere in aree remote aumenta di 1,5 volte la probabilità di diventare NEET. L’Italia si classifica come il paese con la percentuale più alta di NEET a livello europeo. I giovani NEET in Italia sono circa 2milioni. Un numero significativo si concentra nelle regioni del sud, che contano oltre il 30% in Sicilia, Calabria e Campania. Le regioni con le percentuali più basse sono invece quelle del centro-nord e nord-est con percentuali tra il 15 e il 20%.

Milena Landriscina

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