Libri / Fotografia e ricerca dell’anima nell’ultima opera di Costanzo

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fotografia di Oliver Costanzo

Con riferimento al volume “L’autunno della vita” di Sebastiano (Oliver) Costanzo, pubblichiamo questa nota dell’amico Andrea Nicolosi, letta in occasione della presentazione, avvenuta ad Acireale lo scorso 24 settembre. La nota/recensione, scritta con struggente nostalgia, bene illustra lo spirito dell’opera fotografico-letteraria dell’autore.

Era la metà degli anni ’80, per me ed i miei compagni, l’anno del primo ginnasio al “Gulli e Pennisi”. Alla campanella d’uscita andavamo a passo svelto fuori dalle classi. Scivolavamo giù veloci, per le monumentali scale di marmo dell’ex Collegio Pennisi, per arrampicarci fino a Piazza S. Biagio e poi sgusciare sulle basole di pietra-lava di via Padre Reginaldo Giuliani e picchiare, poi, giù, dopo la strettoia, in quella ripida stradina, con lo zaino che sbatteva sul fondo della schiena al ritmo sincopato e regolare dei passi ormai abbandonati all’abbrivio.

Dopo una trentina di metri, quando la stradina si faceva quasi piana, appena dopo l’edicola della Madonna, si cominciava a sentire un odore pungente di olio nuovo. E, andando ancora più avanti, alcuni accordi incerti di chitarra e una voce stentata che provava a seguirle nelle strofe di Margherita, di Riccardo Cocciante. Provenivano dalla bottega di Sebastiano Costanzo, venditore di olio che si dilettava a canticchiare in attesa di clienti. O della madre che a quell’ora lo chiamava per il pranzo.

Gli scatti di Costanzo  fecero nascere l’amore per la fotografiafotografia di Oliver Costanzo

Inevitabile per la curiosità di noi ragazzi, venire attratti del profumo dell’olio e dal suono della chitarra. Affacciarci su quell’uscio delle meraviglie, dove scoprimmo, sopra due vasconi di latta pieni di densi e profumatissimi olii siciliani, tante foto di paesaggi sterminati o fioriti della campagna siciliana, di cieli, scogliere, mari smeraldi e grigi o bianchi, in tempesta o jancura. Di volti di giovani e vecchi, acesi, più o meno noti, o di altrove. Cominciammo così a chiedere e ad appassionarci alla fotografia. E, allo stesso tempo, a divenire oggetto della fotografia di Sebastiano, che per il suo mestiere di venditore di olio chiamammo scherzosamente “Oliver”, da lui assunto e ancora oggi usato come nome d’arte.

Con Oliver non furono poche le gite, nella sua Fiat “Punto” bianca. All’alba o al tramonto, alla ricerca della luce ideale per fotografare il vulcano e le sue stagioni: le primavere, le estati e il suo straordinario, malinconico autunno, con i beige, i marroni e i variegatissimi rossi ruggine, tiepidi, struggenti, ammalianti.  La fotografia è stato il modo dell’arte, per Oliver, ed i luoghi della sua ricerca dell’anima. L’anima delle cose, della natura, delle persone.

Con gli oggetti del suo sguardo e della sua macchina fotografica ha intrattenuto sempre un contatto chiaro, vicino, ma a breve distanza. Ammirato e sempre lieve, proprio in virtù del suo delicato animo d’artista.

Le foto del libro “L’autunno della vita” un tuffo nel passato

Non poche, nell’ambito di questa ricerca costante e appassionata, le “foto-capolavoro”. Quelle che trasmettono il segno di una unicità, di una sublimazione dell’oggetto fotografato, sia esso un paesaggio marino, la curva di una strada asfaltata che lascia la scena al cielo e alle nuvole, lo sguardo trasognato di una ragazza, quello beato di un ragazzo.

La carrellata di foto de “L’autunno della vita” rappresenta dunque un intenso, commovente tuffo nel passato. Per me e tutte quelle ragazze e ragazzi, ormai fatti uomini e donne, molti dei quali qui presenti questa sera.

La nostra vita, è vero, volge all’autunno e, purtroppo, viviamo un’epoca di rigidi, inquietanti e paurosi geli invernali. Ma quelle appena pubblicate da Sebastiano Costanzo sono le foto delle nostre primavere e delle stagioni più calde e spensierate della vita. Quelle che celebrano la soavità, la bellezza, il valore dell’amicizia, la pura gioia.

Grazie, allora, a Sebastiano Costanzo, detto Oliver, per la sua curiosità, la sua abilità tecnica, il suo talento artistico. La generosità con la quale li ha condivisi e ci mette in parte del suo modo di sentire e guardare al mondo che lo circonda.

Per tutto quanto ha fatto in favore del territorio di Acireale e delle Aci e per la Sicilia tutta, ritraendola in lungo e in largo. E per quanto ha dato a tutti noi qui presenti, molti allora giovani o giovanissimi, per l’educazione alla bellezza esteriore ed interiore che ha contribuito a trasmetterci.

Catania, 18/9/2025 – Andrea Nicolosi