Libri / Presentato, ad Acireale, “Disperso” di Antonino Leotta

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locandina presentazione disperso leotta

Giorno 19 ottobre 2022 si è tenuta la presentazione del libro “Disperso”, il racconto storico scritto dal professore Antonino Leotta, presso la Sala “Pinella Musmeci” ad Acireale. Al fine di introdurre e presentare il volume, sono intervenuti Cristina Torrisi, giornalista e scrittrice, e Giovanni Vecchio, docente e dirigente scolastico. È stata presente anche l’assessore e vicesindaco della città, Palmina Fraschilla, per un saluto. La dottoressa nel suo breve intervento ha sottolineato ai presenti che “il nostro dovere è educare alla pace”.

Chi è Antonino Leotta?

Antonino Leotta è stato un insegnante alla scuola secondaria di secondo grado. In seguito, è stato un impiegato in un istituto di credito. Da anni scrive su riviste e giornali. Promuove la pubblicazione su “Nuove Edizioni Bohemien” di cui Cristina Torrisi è Editore e Direttore. In questa serata, ha presentato al pubblico “Disperso”, la sua nuova “fatica letteraria”- come descrive Cristina – “un racconto storico che regala consapevolezza, ma anche sofferenza”.

Di cosa tratta il racconto storico?

Il volume “Disperso” di Antonino Leotta consta di 130 pagine. Esso nasce con l’obiettivo di togliere dall’oblio fatti realmente accaduti a nostri concittadini. In particolare, si parla di un momento storico e culturale di grande rilievo avvenuto ottant’anni fa, nel luglio 1942, ovvero la partecipazione dell’Italia nell’”Operazione Barbarossa”, voluta da Adolf Hitler, in Russia. L’autore nella sua descrizione ha unito il microcosmo con il macrocosmo, cioè è riuscito a unire piccoli particolari a eventi di carattere generale che accadevano in quel periodo storico.

Il protagonista è Giuseppe Belfiore, un ragazzo siciliano che è costretto ad arruolarsi a 27 anni. L’autore decide di iniziare il racconto descrivendo la feconda famiglia Belfiore e la realtà territoriale in cui viveva: la zona rientrante nel Bosco di Aci e detta ‘A Scura. Era chiamata così poiché era un territorio ancora fortemente caratterizzato da alberi ad alto fusto e rovi incolti, generalmente abbandonato. Solo nel 1540, diventa predominante la coltivazione di alberi da frutto e, in particolare, di viti.

La seconda parte del racconto storico

Il nucleo fondamentale del racconto è la seconda parte, in cui Giuseppe viene richiamato alle armi. Egli viene dapprima assegnato a Reggio Emilia, in seguito venne trasferito al reggimento di fanteria con sede a Brescia. Questo venne scelto per aggregarsi all’esercito tedesco già impegnato per la conquista della Russia. Sebbene sia in guerra, il cuore di Giuseppe rimane legato alla vita passata. In particolare, “Giuseppe aveva tre amori”- descrive l’autore-“ ‘a mattri (la madre), la terra e l’amore che sperava venisse e che fosse forte come quello dei genitori, Sarino e Maria”. Le sue lettere e cartoline alla famiglia erano molto frequenti e spesso sottoposte a censura. Alcune di queste vengono riportate in maniera inedita nel volume di Antonino Leotta, “Disperso”.

cartolina racconto disperso

Una di queste è quella del Natale 1942, segnato dalla paura. Il giovane soldato afferma che c’erano solo due cose che riuscivano a confortarlo in quella strana festività: il sentirsi uniti l’un l’altro e il ricordo nostalgico della famiglia a casa. Vi è una correlazione fra il cotone usato dalla madre nel presepe familiare e la neve gelida della Russia. La lettura di alcuni brani scelti, interpretati da Cristina Torrisi, e da un canto di lavoro, “a canzuna di Mariddu”, cantato dai potatori del tempo e interpretato da Verena Urso, ha intervallato l’accurata presentazione del professore Vecchio.

La “catastrofe” hitleriana in Russia

Viste le conquiste di Hitler, Mussolini si dichiara disponibile a partecipare anche alla campagna sul fronte russo, che si rivelò presto una ‘catastrofe’. Il 22 giugno 1941, l’Italia dichiara guerra all’Unione Sovietica, attaccandola su tre direttrici: Leningrado, Mosca e Kiev . Nel 1942, Mussolini invia un esercito costituito da circa 220mila uomini, con lo scopo di poter essere coinvolto nella spartizione delle terre con Hitler. Sul piano ideologico e propagandistico, gli italiani conoscevano la campagna come una “crociata contro i senza Dio” e “una guerra contro il comunismo”.

Hitler, nel 1942, voleva attuare una nuova strategia attaccando sul fronte sud, a Stalingrado, ritenendo sicura la posizione sul fiume Don. Ma i Russi cominciarono a cambiare tattica e, presto, puntarono a neutralizzare lo schieramento sulle sponde del fiume, circondando il Don. Così il 18 dicembre 1942, si assiste alla Grande Fuga, 162 km a piedi, verso Nikolajevka dal fiume Don. Qui si verificò uno scontro, in cui l’Italia lasciò sul campo, tra morti e dispersi, circa 100 mila combattenti. Oltre 54 mila vennero trasferiti e imprigionati nei campi di concentramento russi. Molti vi morirono all’interno.

Nel volume, l’autore cita Don Carlo Gnocchi. Un sacerdote che si arruolò come cappellano volontario tra gli alpini, con i quali visse la tragica guerra in Russia. Egli sacrificò se stesso per la raccolta  di distintivi e le medaglie dei defunti ed ebbe la possibilità di benedire le salme. L’autore descrive gli equipaggiamenti dei soldati inadatti alle rigide temperature russe e gli armamenti insufficienti per affrontare le avversità. Il protagonista, Giuseppe, allora si chiede – “Perché non ci hanno insegnato ad amare, invece che a sparare?”.

Perché “Disperso”?

Antonino Leotta si è rivolto al centro U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci Di Russia per chiedere qualche notizia ufficiale sulla conclusione della vita di Giuseppe Belfiore. “Risulta disperso” – gli dissero, e ancora “fu mandato sul fronte del Don con la divisione alpina e con essa ha fatto la ritirata, subendo moltissime perdite”. Non sappiamo esattamente il momento della morte. Tra il 16 dicembre 1942 e il 23 gennaio 1943, è scomparso. Probabilmente è vittima del momento tragico sul Don. Resta una certezza: il suo nome è ancora tra quelli di altri soldati e uomini dispersi in Russia.

La parte finale è la struggente attesa di un ritorno. Disperso: non morto, non vivo, non si hanno notizie. Presente anche nell’assenza, tanto che i genitori lo considerano e inseriscono nel loro testamento.

Scopo del racconto storico

presentazione racconto dispersoAttraverso “Disperso”, Antonino Leotta vuole constatare che oggi, quei medesimi luoghi, sono teatro di altre migliaia di morti a causa dell’assurdità di una guerra. Egli è il portatore della voce di 70275 mila madri di figli dispersi in guerra e 30 mila mamme di giovani vittime in territorio russo.

“La guerra è un male. Non importa di quale ideologia politica siamo, la Pace è un obiettivo universale” che con il suo libro Antonino Leotta si impegna a diffondere. Egli si pone l’obiettivo di condannare la guerra e il suo motto è “No alla guerra”, da ripetere oggi, ora e sempre.

Sabrina Levatino

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