Lina Arcidiacono, gentilezza e freschezza di una dama d’altri tempi

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Colloquio eccezionale con l’ultracentenaria Emanuela Arcidiacono, detta Lina,  vedova del cav. Orazio Pennisi di Floristella, nella sua magnifica dimora, il castello di Scammacca, circondato da un parco, piccolo Eden.

Gentilezza e freschezza di spirito la contraddistinguono: nativa di Catania, venne ad abitare in Acireale a trenta anni, in seguito al matrimonio. Durante la sua lunga esistenza, si distinguono dei periodi: con toccanti parole la simpatica centenaria ricorda i suoi anni giovanili,  assieme ai genitori, il fratello, le sorelle. Antonia, sua gemella, divenuta vedova senza figli, andò a vivere con lei nel castello fino al decesso.

Evidente è la nostalgia: “Dopo la morte di mio marito mi sentivo senza una spalla, poi pian piano ho ripreso le mie attività caritative, dato che faccio parte delle Dame di carità”.

La conversazione acquista un tono molto impegnato, quando si parla di rapporti con i soci dell’Unitalsi. “Essendo mio marito presidente sia dell’Unitalsi che della Croce Rossa di Acireale ed essendo egli amante dell’ordine e della perfezione, una stanza del castello è stata adibita a sede per le riunioni. Talvolta era presente il vescovo locale e rappresentanti di tutta la Sicilia; venivano signore catanesi, dirigenti dell’Associazione, per la presentazione di nuovi soci. Seguiva un eventuale invito a cena o ad assistere a qualche accademia teatrale, preparata dalle socie per l’occasione: grande gioia stare insieme, ma non mancavano momenti problematici.”

“Organizzavamo al castello feste  per rimpinguare la cassa, o per bambini o per giovani – continua la signora. L’Unitalsi pagava molti biglietti per malati bisognosi, desiderosi del pellegrinaggio a Lourdes, magari per voto. Ero crocerossina volontaria: pensavo io all’amministrazione del treno bianco: alla partenza alla stazione, molto movimento. Il pellegrinaggio acquistava un particolare valore con la presenza di autorità, come ad esempio il presidente nazionale, Trigona duca di Misterbianco. Una cinquantina, i miei pellegrinaggi. Nella cappella del castello, la domenica e le feste, il parroco con qualche aiutante veniva a celebrare la Messa; dopo, colazione ai presenti: la mia casa, aperta a tutti.”

La conversazione si sposta sulla Fidapa, altro suo amore: “Un anno ne sono stata presidente; per la cena delle candele invitavamo amici di altri club.  Venivano a trovarci soci delle isole attorno alla Sicilia, poi ricambiavamo.”

Infine parliamo dei vescovi di Acireale, Russo, Bacile – Cannavò e Costanzo come ausiliari -, Malandrino, Gristina, Vigo: per ognuno, venuto al castello per l’Unitalsi, la signora ha una parola di elogio.

Anna Bella

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