Maria, guida che conduce l’uomo a Dio

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Papa Benedetto, che di strada ne ha compiuta nella sua vita e ben sa che, prima o poi, giungerà alla meta, indica, anche dal Messico, il percorso non per districarsi dai guai e dalle sventure che su di noi incombono, ma per assumerle e farle nostre in modo personale e cosciente. Bisogna “guardare nel profondo del cuore umano”, sempre ma “specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza”. Cuore, nel linguaggio biblico del Papa, non ha alcuna coloritura sentimentale o intimistica, attinge direttamente alla Parola di Dio: “Crea in me, Signore, un cuore puro”.

Questo desiderio, che è una concreta postura, continuava a ritornare nelle suppliche d’Israele, soprattutto quando “prendeva coscienza della persistenza del male e del peccato nel suo seno, come un potere praticamente implacabile e impossibile da superare”. Infatti cuore, nel lessico biblico, indica il nucleo centrale della persona, quello decisionale, la sede in cui la persona dinanzi a se stessa in solitudine, si ritrova alle prese con le sue proprie scelte e opzioni vitali.

La nostra struttura di peccato non può mutare senza il nostro personale desiderio di mutare, è fuor di dubbio, ma può mutare perché noi manipoliamo e mutiamo noi stessi? Anche questo è fuor di dubbio: no, certamente. La supplica perciò del cuore puro, trasparente a Dio, pentito del male che pervade i nostri pensieri e le nostre azioni, trasforma “un cuore affranto e umiliato” e lo muta in “un cuore nuovo”. Sgorga, allora, un duplice movimento risanatore e pacificatore: la persona “si riconosce impotente da se stesso”, perché cozza con la sua propria natura che oppone resistenza implicita e silente e continua a ricadere senza potersi rialzare; il balzo la fa uscire dalla spirale di morte perché “si mette nelle mani di Dio per continuare a sperare nelle sue promesse”.

Il peccatore, cioè ognuno di noi, ha latente in sé il dono di questa trasformazione, deve solo invocarlo e aprirsi all’azione di Dio con trasparenza. In realtà, rischia di rimanere una bella parola perché, pur vibranti di desiderio, ci sentiamo soli. Papa Benedetto, dal Messico, guarda a Colei che presta sempre soccorso, da Madre e Sorella nella fede: la Vergine Maria. Non è una segnaletica di percorso, per quanto importante, è qualche cosa di più prezioso: Maria è una guida, perché il suo cammino terreno ha conosciuto le ombre e le difficoltà di una vita interamente rivolta a Dio.

Nel soccorso prestato al popolo messicano nell’evento di Guadalupe, Maria ha mostrato il Figlio “non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza e della prossimità, il Creatore del Cielo e della Terra”. Non è una protezione che ci esima dall’agire e ci rende passivi o deboli, la “Madre del vero Dio” è la fonte del nostro vigore, perché solo allora il cuore potrà davvero diventare puro e così “rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale”.

Cristiana Dobner

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