Meic di Acireale: “Quali scelte per un federalismo solidale?”

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Nuovo incontro del ciclo “Un esame di… Coscienza” per il Meic – Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale – di Acireale, presieduto da Marinella Sciuto. A suscitare stavolta il dibattito e la riflessione un articolo di Luigi D’Andrea, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Messina nonché vicepresidente del Meic, pubblicato sulla rivista del movimento e dal titolo <<Una e indivisibile. Quali scelte per un federalismo solidale>>. A guidare l’analisi dell’argomento, partendo dalla lettura dell’articolo 5 della nostra Costituzione che riconosce la Repubblica  come una e indivisibile, ma allo stesso tempo promuove le autonomie locali, l’avvocato Mario Di Prima che ha spiegato come: << Di volta in volta, in questo contemperamento di interessi tra le istanze regionaliste e l’istanza nazionale,  si trova, nelle varie materie, un punto di sintesi, un punto di equilibrio che si ottiene attraverso il principio di sussidiarietà e attraverso la visione di una legittimità di autogoverno delle comunità locali, ma lasciando all’ordinamento nazionale e sovranazionale l’intervento in materie come la sicurezza, l’ambiente, la salute, e la garanzia dei diritti civili e politici di tutti i cittadini >>.

Due valori che dunque si sorreggono e supportano vicendevolmente; una coesistenza che consente di assicurare adeguati livelli di tutela tanto al valore unitario quanto a quello del pluralismo, dando origine in questo modo ad un federalismo solidale. << Delle criticità nel parlare di federalismo – ha continuato Di Prima – si riscontrano oggi, in questo momento storico segnato da una crisi non solo economica ma anche politica e sociale, in seguito ad esigenze particolari di integrazione europea. Ma dobbiamo ricordare che anche sul piano internazionale si riconosce il valore delle esigenze locali e la possibilità di autogoverno per tutte le materie che possono essere trattate dalle varie autonomie>>. Un bilanciamento di poteri che trova riscontro già nel trattato di Maastricht, all’inizio degli anni ’90, dove il  principio di sussidiarietà era definito come cardine dell’articolazione dei rapporti tra istituzioni europee e ordinamenti nazionali, un principio che a sua volta nasce in seno alla dottrina sociale della Chiesa e più volte citato da Pio XI nell’Enciclica Quadragesimo anno del 1931.

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