Migranti / Si rafforza la collaborazione tra la Comunità di S. Egidio e le suore Scalabriniane

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Un momento dell'incontro

Nella sede della Comunità di Sant’Egidio, a Roma, si è tenuto recentemente un incontro tra la stessa comunità e la Congregazione delle Suore missionarie Scalabriniane con lo scopo di tracciare un percorso comune e rafforzare la collaborazione tra le due organizzazioni che condividono serietà e impegno a favore dei migranti e della loro integrazione.
“Vogliamo essere insieme, lì dove c’è il bisogno” – ha ribadito la coordinatrice delle attività per i migranti della Comunità di Sant’Egidio, Daniela Pompei, fermamente convinta che le comunità cattoliche possano assumersi l’impegno dell’accoglienza, grazie a progetti come quello dei Corridoi umanitari, dal quale un anno fa è scaturita proprio la cooperazione con le Suore Scalabriniane.

Un momento dell’incontro

Lo spirito della comunità, che è quello di accompagnare ed essere vicino al momento del bisogno con l’obbiettivo dell’integrazione, ha trovato comparazione col carisma anticipatore di monsignor Giovanni
Battista Scalabrini, fondatore della Congregazione, che in un’epoca in cui molti non capivano ancora, chiedeva già di mettere i preti nei porti convinto che la mobilità sarebbe diventata presto un fenomeno fondamentale della vita umana.
E’ così, infatti che nasce, nell’ottobre 1895, insieme ai fratelli padre Giuseppe e madre Assunta Marchetti, la Congregazione delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane) che ha assunto come mandato il servizio evangelico e missionario in favore dei migranti e dei rifugiati, dei più poveri e dei bisognosi di assistenza spirituale e sociale. Inizialmente diffusasi in Brasile, è arrivata più tardi anche in Europa, in America del Nord e, negli ultimi decenni, in altri paesi dell’America Latina, in Asia e in Africa. Oggi è presente in 20 nazioni e conta oltre 800 suore in 159 comunità.
L’ attività missionaria da loro svolta valorizza molto la prossimità, l’essere migrante coi migranti, l’essere insieme a donne e bambini che cercano protezione in situazioni di rischio; per questo motivo, le Suore Scalabriniane, a loro volta, hanno manifestato grande apprezzamento per il lavoro che Sant’Egidio svolge uscendo nelle periferie umane ed esistenziali, servizio, questo, riconosciuto a livello internazionale, ed hanno perciò accolto con immensa gioia l’invito che ad esse la comunità ha voluto rivolgere.
Desiderio condiviso, dunque, quello di rendere più forte un’alleanza in cui la vita religiosa assuma la sfida dei migranti come una chiamata evangelica per la vita di oggi: creare strade nuove, aprire piccoli varchi, cercando, allo tesso tempo, di coinvolgere tante altre congregazioni religiose per fare rete e trasformare le azioni in un grande abbraccio verso i bisognosi.
Durante l’incontro, sono state illustrate le diverse attività svolte da associazioni legate alla Congregazione, come quelle del centro culturale per migranti che a Roma, ad esempio, organizza corsi di lingua e di informatica, e sono state condivise esperienze come quelle di Suor Eleia Scariot, brasiliana, impegnata nel progetto di semiautonomia “Chaire Gynai” dedicato a donne rifugiate e ai loro figli.
La Comunità di Sant’Egidio, da parte sua, ha sottolineato l’importanza di portare avanti progetti focalizzati sul tema della regolarizzazione per far emergere il diritto e, allo stesso tempo, per far emergere le persone stesse.
Un impegno ed un percorso comune che si traduce in uno sforzo gioioso, come lo ha definito Gianni La Bella, che vuol coinvolgere sempre più realtà, per essere un’espressione autentica del  Vangelo dell’amore e della compassione, come ci suggerì anche l’Apostolo Paolo nel libro dei Corinti: “Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.

Cristiana Zingarino

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