Missione Giovani 3 / Le motivazioni dei volontari e di quanti intendono vivere una ricca esperienza. Tutti alla ricerca di “ascoltare la loro sete”

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foto-6-missione-giovani-4Abbiamo chiesto ad alcuni giovani di presentarsi, di dare la loro testimonianza, di spiegarci cosa significa per loro partecipare alla “Missione giovani” e il motivo che li spinge a farlo.
Una cosa è certa:  desiderano “ascoltare la loro sete”.
«Sono Samuele Grasso, ho 23 anni e vengo dalla parrocchia Maria SS. del Lume di Linera, di S. Venerina. Studio lingue e culture europee all’università degli studi di Catania. Parteciperò come volontario della “Missione giovani” e ho deciso di prendere parte a quest’esperienza principalmente per dare una mano nella realizzazione dell’evento. Ci si lamenta spesso che la Chiesa è lontana dai giovani e poi, quando si organizza qualcosa espressamente per loro, molti si tirano indietro.
Il Papa alla Gmg di Cracovia ha detto “Non siamo venuti al mondo per vegetare ma per lasciare un’impronta”. Questo è uno degli obiettivi della missione: svegliare le nostre menti per capire di essere non automi che seguono una moda, ma essere parte attiva e lasciare anche la nostra impronta positiva tanto nella Chiesa quanto nella società».
«Mi chiamo Maria Azzarelli, ho 27 anni e sono di Giarre; lavoro con bambini e ragazzi da tempo. Partecipare alla missione per me è mettermi a servizio della Chiesa e vivere un incontro importante con i giovani vicini e soprattutto con quelli che sono un po’ lontani dalla fede, cercare di capire perché non sentono il bisogno di avere Cristo nella loro vita e non si sentono parte della comunità cristiana. Significa offrire, nel mio piccolo, una testimonianza di vita vissuta con Cristo che nulla toglie ma anzi riempie di grazia».
«Sono Giorgia  Scapellato e vengo da Acitrezza; sono professoressa di matematica e scienze, ho un bimbo di due anni e mezzo. Condivido la missione verso i giovani con mio marito, Giuseppe; siamo da quasi 10 anni impegnati in parrocchia e in oratorio, da 6 anni in pastorale giovanile. Per me partecipare alla “Missione giovani” significa testimoniare l’amore che Gesù ci dona ogni giorno, essere luce del mondo e sale della terra, non chiudersi dentro le proprie certezze ma buttarsi a braccia aperte verso il prossimo per crescere e cercare la felicità».
«Mi chiamo Simone Musmeci, ho 23 anni e vivo ad Acireale. Lavoro in una pizzeria e vorrei riprendere gli studi ad ottobre. Poiché lavoro, non tutte le sere potrò partecipare ai vari appuntamenti da programma, mi sono però comunque reso disponibile un po’ di ore la mattina; non posso e non voglio perdermi questa occasione, non capita tutti i giorni di avere nella propria città una missione di tale portata, con tanti missionari tra frati, suore e giovani, che per una settimana “Invaderanno”  vari luoghi portando gioia e speranza ai giovani che li frequentano. Non voglio farmi scappare questa occasione, per quel che potrò affiancherò i frati come missionario, sarà una tappa fondamentale della mia vita, ho bisogno di questa missione, di persone che riescano a colmare la sete che mi porto dietro offrendomi la “Sorgente” che colma ogni sete e vuoto. In una società fatta di apparenza, noi giovani a volte ci inganniamo rimanendo affascinati per cose che all’esterno luccicano ma che poi si rivelano privi di sostanza, di sicurezza. Noi giovani abbiamo bisogno di qualcuno che ascolti i nostri bisogni, dubbi, che cammini accanto a noi, che ci illumini nelle scelte, abbiamo bisogno di sicurezza;  ecco  i frati che vengono in nostro aiuto proponendoci una roccia sicura. Questo l’obiettivo della missione, incontrare il Signore, conoscerlo ed essere consapevoli che non siamo soli nel viaggio della vita».
«Sono Maria Grazia Ardizzone e vengo da Giarre, insegno lingue alle scuole medie, sono impegnata in parrocchia, al Duomo di Giarre, con un gruppo di giovani. Da sempre frequento la parrocchia e ho vissuto esperienze di forte spiritualità, ma la mia più autentica conversione è avvenuta proprio grazie alla missione francescana vissuta nel  lontano ’98 nella mia parrocchia, una missione popolare che ha coinvolto tanti giovani; ecco perché credo molto nei frutti della missione specie quelle rivolte ai giovani, perché tanti dei “lontani” possano avere l’occasione di fare l’incontro che cambia la vita per sempre, quello con Cristo, e perché i “vicini” risveglino l’entusiasmo di una fede che spesse volte rimane assopita. Allora buona missione a tutti».

Graziella De Maria

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