Mostra / “Dal segno alla profezia”: dimensione metafisica delle opere di Giusto Sucato

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opera di Giusto Sucato

In occasione del XV anniversario della Fondazione La Verde/La Malfa, nella sala espositiva dell’omonima sede, a San Giovanni la Punta, ha avuto luogo la mostra di Giusto Sucato intitolata “ Dal segno alla profezia”. L’evento, ideato dal presidente Alfredo La Malfa e Dario Cunsolo, è stato curato dal saggista critico Giorgio Agnisola.

Giusto Sucato (Palermo, 1950 – Misilmeri, 2016) è stato promotore di una tecnica compositiva dedita al recupero e al riciclo della materia. Sedie, chiodi, ferri, spartiti musicali e oggetti di scarto furono gli strumenti di cui più si avvalse per la realizzazione di variegate opere che assurgono a concreto simbolo di una dimensione primigenia e metafisica.

Nelle varie composizioni ricorrono, altresì, fervide allusioni alla musica, al mare, alla scrittura e alla terra nativa della Sicilia. Nel corso della propria carriera strinse un rapporto di vicendevole stima con Renato Guttuso. Collaborò attivamente con il critico d’arte Francesco Carbone (1923 – 1999), fondatore del Museo demo-etno-antropologico “Godranopoli”. Una grande fama precedette l’artista misilmerese da renderlo alquanto rinomato sia su scala nazionale che internazionale.

Il senso del linguaggio segnico di Giusto Sucato

Tema centrale ed innovativo della retrospettiva è una dettagliata disamina sul senso del linguaggio segnico di Sucato. A tal riguardo, il presidente della Fondazione La Malfa ha spiegato che essa “desidera proporre una lettura approfondita e completa, attraverso la rigorosa visione critica di Giorgio Agnisola, del percorso artistico di Giusto Sucato. Il percorso che si vuole presentare – ha soggiunto – non è cronologico, come solitamente propongono le retrospettive d’arte, ma di senso. Si vuole esplorare il senso della ricomposizione della realtà mediante un’analisi approfondita del segno e del senso di esso”.

Giorgio Agnisola
Il critico Giorgio Agnisola illustra le opere di Giusto Sucato

Ogni singola opera reca l’impronta di un universo interiore dietro cui sembrano celarsi orme di simboli profetici. Giorgio Agnisola, nel testo critico che accompagna il catalogo della mostra, ha riportato che “al centro del lavoro di Sucato non c’era la forma, come potrebbe sembrare, ma il suo riflesso spirituale e psicologico. Una dimensione umanistica – ha continuato a spiegare – che è andata infittendosi nel tempo fino ad assumere simbolicamente l’espressione di un linguaggio quasi criptico, suggestivo e misterioso”.

Da ciò deriva una cifra stilistica che si concreta in una realtà pregnante ma, al contempo, orientata oltre il limite materico. Emerge, pertanto, una marcata tensione lirica e spirituale che pervade ogni scenario restituito. L’intreccio costante tra elementi segnici e visione profetica genera un’incantevole narrazione di immagini vivide e composite.
“Dal segno alla profezia” di Giusto Sucato rimarrà in permanenza fino al 5 novembre 2023 negli spazi della suddetta Fondazione.

Livio Grasso

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