Mostre / Il lirismo di Francesco Patanè nell'”Antologica” al Credito Valtellinese di Acireale

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Molto interessante, nella Galleria del Credito Valtellinese, in piazza Duomo ad Acireale, l’”Antologica” di Francesco Patanè, a cura di Ornella Fazzina e Michele Romano.
La  formazione dell’artista acese, nato nel 1902, stimato e affermato sin dalla più giovane età, matura prima al Liceo artistico di Palermo, poi all’Accademia di Belle Arti a Roma, dove frequenta il maestro Wildt.
Nel 1954 Francesco Patanè partecipa alla XXV Biennale di Venezia con “Ritratto femminile”; nel 1959, alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma.

Sono presenti nella mostra circa trecento opere, appartenenti a vari generi artistici, quali tele, sculture, disegni, carte, cartoni da spolvero e così via.  Gli affreschi suoi di carattere sacro si potrebbero visitare nelle chiese secondo l’itinerario suggerito nella mostra, comprendente in Acireale le basiliche della Cattedrale e  di San Sebastiano. Nella prima basilica, nel 1939 l’artista dipinge nei pennacchi della navata centrale alcuni  Santi, rappresentanti di ordini religiosi della città: Sant’Ignazio di Loyola, San Domenico, San Camillo, S. Francesco di Paola, S. Filippo Neri, S. Francesco d’Assisi; infine, nella cappella del SS. Sacramento, l’affresco del sacrificio di Melchisedec, ispirato a profonda spiritualità; altrettanto si nota, in San Sebastiano, nella tela della Madonna e delle anime purganti.
La Cappella interna del Seminario, costruita dopo la prima guerra mondiale dall’abile costruttore Rosario Messina, è dotata da meravigliose pitture di Francesco Patanè del 1939-40: la raffigurazione di tre profeti e della meditativa Via Crucis risplende di straordinaria bellezza artistica. In Santa Maria del  Suffragio, caratteristico il ritratto del pittore acese del Settecento Pietro Paolo Vasta.
Nel territorio circostante, il pittore Patanè è presente nelle chiese Madri con due magnifiche tele a Piedimonte Etneo; un’opera ad Aci Sant’Antonio; le raffigurazioni dei tre Santi Evangelisti, Luca, Giovanni e Matteo, a Sant’Alfio. Accurati gli studi dei lampadari sia per la chiesa Madre di Acicastello, sia l’altro per l’altare maggiore di San Francesco di Paola, a Noto. Varie e pregiate, le collezioni private. Originali, le porte sbalzate in rame, nella chiesa di San Domenico a Catania.
Francesco Patanè è un ritrattista molto bravo; nell’”Antologica” si ammirano suggestivi e simbolici ritratti: tre della madre in diverse età della sua vita, più la scultura della testa; capolavori, i due del figlio Michelangelo, l’uno di pochi anni, l’altro da giovane, con maglione giallo; espressivi, il ritratto della moglie Elena Arena, quello della suocera Maria Murabito e gli altri del nipote Nicola e della nipotina Lucietta; ieratica, una figura femminile in nero; lineari, i due ritratti della Baronessa Pennisi di Floristella; inoltre, quello della ragazza con giacca rossa e fiocco bianco.
Significativi, i cinque autoritratti, che segnano cinque epoche della vita di Francesco Patanè. Le sculture di quattro teste, anonime, sono molto singolari. I magnifici paesaggi e le nature morte sono dettati dalla fervida sua fantasia.
Il corso della  vita artistica di Francesco Patanè, anche eccellente professore di disegno nelle scuole acesi, si svolge in pieno Novecento, ad iniziare dagli anni Venti fino alla sua scomparsa nel 1980.
Nei miei primi anni d’insegnamento, è stato per pochi anni mio impareggiabile collega, nella scuola media “Paolo Vasta”. Le sue opere sono molto personalizzate, espressive, permeate da lirismo.

                                                            Anna Bella

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