Non solo calcio / Il Carpi in serie A: simbolo di una città capace di reagire dopo il sisma del 2012

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carpipStorica promozione per la squadra di calcio che raggiunge la massima serie dopo 106 anni di storia. Il vescovo Francesco Cavina: questa vittoria è “espressione di una città che ha voglia di vivere e manifestare le proprie capacità di reagire alla drammaticità del sisma del maggio 2012, tuttora presente nelle sue ferite”. La gioia della società sportiva; il problema dello stadio; la presenza crescente degli stranieri… A Carpi tutti sanno che il bello deve ancora venire

È lo spirito di squadra dimostrato il vero gol del Carpi che con largo anticipo è arrivato in serie A. Centosei anni di storia alle spalle e niente che avrebbe potuto far pensare di raggiungere un simile traguardo.

Una città capace di reagire. Monsignor Francesco Cavina ha assistito alla partita con il Bari, che ha segnato la promozione in A, e ha sottolineato come questa vittoria sia “espressione di una città che ha voglia di vivere e manifestare le proprie capacità di reagire alla drammaticità del sisma del maggio 2012, tuttora presente nelle sue ferite. Questa vittoria mette in risalto come, attraverso l’impegno e il sacrificio, l’allenamento senza cercare scorciatoie, si possa riuscire nella vita. Per riuscire è necessario impegno, fatica, sacrificio, disponibilità a farsi guidare. Non si vince mai da soli ma in squadra e, a tal proposito, questo è un bell’esempio”. Il vescovo ricorda il comportamento esemplare dei tifosi, “accoglienti con gli ospiti e con tutti i giocatori. Non abbiamo mai assistito a scene come accade in altre parti dove si offendono calciatori solo per il colore diverso della loro pelle. Da noi, anzi, è il contrario… Sono questi comportamenti, assieme ai valori dimostrati, che mi fanno essere davvero fiero e orgoglioso di appartenere a una comunità che sa agire e reagire, che vuole vincere rispettando tutti e lo fa testimoniando il meglio della nostra gente”. Monsignor Cavina cita altre due eccellenze sportive, la squadra di pallamano Terraquilia e il campione di nuoto, carpigiano doc, Gregorio Paltrinieri “due espressioni, assieme al Carpi, di una città capace di reagire e di stupire”.

Lavoro, impegno, dedizione. Il presidente è Claudio Caliumi, ma il patron della squadra è Stefano Bonacini, titolare assieme a Roberto Marani, che è suo socio anche nel Carpi, di Gaudì. Sono tutti imprenditori dell’abbigliamento e finora anche il main sponsor è stato il brand più prestigioso della città dei Pio, Blumarine, che però lascerà nella prossima stagione. La squadra del Carpi è sempre stata legata alla maglieria, i suoi presidenti, anche andando a ritroso nel tempo, sono stati imprenditori del settore. D’altronde era ed è ancora trainante per l’economia di questa cittadina di 70mila abitanti, con una percentuale del 12% di stranieri, scossa da un sisma terribile appena tre anni fa. Ma Carpi, per rialzarsi, non aspetta aiuti dall’esterno, li cerca dentro di sé. È con questa concretezza mista a una certa spavalderia che sa arrivare ai vertici: lo ha fatto con i distretti industriali, lo fa oggi raggiungendo la massima serie del campionato di calcio più seguito al mondo. È gente che non perde tempo, proprio come i biancorossi che in sei stagioni sono passati dalla D alla A. È orgoglioso della società Stefano Bonacini che commenta: “La promozione è un successo di gruppo, gente partita insieme dalle categorie minori e che si è ritrovata insieme anche in serie A. Non parlo solamente dei giocatori ma di tutta la società, dalle segretarie al team manager passando per magazzinieri e impiegati”. Bonacini indica la chiave del successo: “Lavoro, impegno, dedizione”.

Il problema stadio. Appassionato autentico di calcio il giovane sindaco, Alberto Bellelli, subito dopo i festeggiamenti si trova a dover gestire una partita tutt’altro che facile, quella dello stadio. Il Cabassi è vecchio, può contenere solo 4.200 spettatori, giocare partite di serie A lì dentro è impossibile ma va tentato il tutto per tutto, un’occasione simile la città non può lasciarsela scappare. “Cercheremo soluzioni –

afferma -, ma non sarà semplice né dal punto di vista logistico né tecnico”. Di un altro stadio non se ne parla nemmeno per i costi e, comunque sia, non risolverebbe la situazione a causa dei tempi che, ovviamente, non coinciderebbero con l’avvio del campionato. Il timore è che la squadra possa emigrare a Modena o, più probabilmente, a Parma. Al momento una possibilità inaccettabile per una città che ha saputo stringersi attorno alla squadra in una serata invernale, piovosa e ventosa, ma scaldata da un affetto autentico e da una gioia sincera.

Sport, ma non solo… È in crisi a Carpi, come ovunque, il commercio, per questo i negozianti e le associazioni di categoria fanno già sentire la loro voce per far sì che la squadra resti a giocare in città. “È un’opportunità unica – osserva Massimo Fontanarosa, direttore di Confcommercio area Carpi -; con questa promozione si aprono scenari nuovi per promuovere la nostra città ben oltre il mercato dello sport. Le partite di serie A rappresentano un formidabile volano per la nostra economia, possono generare un importante indotto che, in momenti difficili come questo, sarebbe ossigeno fondamentale per le nostre imprese commerciali. La vittoria del Carpi e il suo ingresso nella massima serie è una grande pagina di sport ma sprigiona anche nuove energie, ne avevamo un gran bisogno dopo il terremoto. Sono convinto – conclude Fontanarosa – che questa promozione possa e debba diventare una leva di marketing territoriale. La nostra è una città ricca di eccellenze, adesso possiamo farle conoscere a migliaia e migliaia di persone. Ovviamente è determinate che il Carpi possa giocare al Cabassi”.

Il volto della città. È cambiato il volto di questa cittadina della Bassa Padana e non solo per la crisi che ha colpito, indistintamente, tutti i suoi settori produttivi, dal tessile-abbigliamento alla meccanica passando dall’agro-alimentare. È cambiato con una forte presenza di stranieri – pakistani e cinesi su tutti, ma sono molti anche i maghrebini e i cittadini provenienti dall’Europa dell’Est. La sua bella piazza ha la Cattedrale ancora inagibile e “impacchettata”, i segni del sisma del maggio 2012 sono ferite visibili a tutti. Una piazza tra le più belle e grandi d’Italia che da tempo non è più il parcheggio di lussuose fuoriserie come negli anni del boom ma il ritrovo di pensionati ed extracomunitari. Eppure in città è rimasta la voglia di saltarcene fuori, di farcela ancora una volta e il Carpi, oggi, è una sorta di stella polare per una comunità che stava cominciando a dare i primi segni di rassegnazione. Invece no, oggi a Carpi tutti sanno che il bello deve ancora venire.

da Carpi, Annalisa Bonaretti

 

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