Quotidiano / Pasolini, la poesia e il rapporto con Dio. Quarant’anni fa il ritrovamento del corpo di uno dei più grandi intellettuali del XX secolo

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Quarant’anni fa veniva barbaramente ucciso Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi e controversi intellettuali della pasolininostra Italia del XX secolo. Controcorrente ed estremamente versatile, si distinse per la pluralità dei campi d’intervento. Dalla letteratura al cinema, mise sempre in chiaro le incoerenze del sistema, ponendo dubbi e interrogativi e abbattendo verità accettate convenzionalmente. Si trattò, come sostenne Gian Piero Brunetta in “Cent’anni di cinema italiano” (Laterza, 1991), di uno “straordinario uomo orchestra”. La poesia, però, occupa nel suo percorso artistico una posizione di reale superiorità. È il filo d’Arianna che percorre l’intera sua opera. Pasolini si forma poeta in Friuli. Il friulano è un dialetto millenario, puro, appartenente a una tradizione esclusivamente orale. Appartiene a una minoranza, i friulani, un popolo depositario di valori che, all’epoca di Pasolini, erano assenti nella società borghese. Nel friulano, infine, Pasolini trova una motivazione intima perché è il dialetto della sua infanzia. La raccolta di poesie che forse racchiude meglio questo legame progressivo con la sua terra, che è luogo fuori dal tempo e al tempo stesso luogo della storia, è “L’Usignolo della Chiesa cattolica” (1958). Il piccolo uccello rappresenta per Pasolini il vivente simbolo dei campi, della rugiada e delle sere friulane e, al contempo, l’alter ego della sua personalità. In questi versi, infatti, Pasolini ricerca se stesso. Si spiega così l’altro tema dominante della raccolta, ovvero l’incessante preghiera dell’uomo a Dio. Nel continuo dissidio tra carne e cielo che lo tormenta Pasolini chiede protezione a Dio per il rovello dei tanti peccati commessi. Egli crede nel Dio persona fino all’età di quattordici anni, fino a quando poi la religione diventa per lui una conquista dello spirito individuale. Sarà la figura di un sacerdote semplice e povero a ispirarlo, eppure debole interiormente. Un uomo fragile, come lui stesso scoprirà di essere. È un rapporto complesso quello che lega Pasolini a Dio. Ateo per definizione non precludeva però nessuna possibilità di confronto con Cristo, che rimase per tutta la sua esistenza il modello esistenziale e teorico di fondo. Uno degli insegnamenti che possiamo cogliere in Pasolini è, infatti, quello di “vivere i problemi”. Non a caso il suo invito era quello di “gettare il proprio corpo nella lotta” (Il poeta delle ceneri, 1966).

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