Pastorale / L’invito di papa Francesco alla creatività per una Chiesa che evangelizza

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papa-francesco-tra-la-folla1Tante volte – durante i nostri incontri in parrocchia e fuori da essa –  i nostri modi di agire e di parlare sono sterili, non comunicativi e schematici. Dove la pastorale si presenta con tali lacune, è urgente un rinnovamento creativo affinché il Vangelo sia comunicato e compreso. Creatività significa proprio questo: saper trovare nuove vie per un annuncio che sia fecondo.

Sono creativi gli artisti, i musicisti, i registi, i cuochi, i poeti. Se essi non avessero nessuna passione, curiosità e interesse non avrebbero mai compiuto nessuna piccola attività creativa. Il creativo è colui che si propone piccole sfide quotidiane. È colui che prova e non demorde, colui che si propone andare oltre la routine e le convenzioni. In questo la vita ecclesiale quotidiana ci mette sempre alla “prova”. La creatività, così come la “passione” e la motivazione, è dentro di noi. Questi sono doni da “ravvivare”, così come la fiamma in una brace, per il Vangelo. Sono “doni” che non hanno età: non declinano con il tempo e con la vecchiaia.
Il Papa ci ricorda due cose: oggi ci vuole “coraggio creativo pastorale” (Discorso al clero romano, 16  settembre 2013) cioè la disponibilità a provare e a correre dei rischi, e creatività. Quest’ultima parola «è una parola divina, se è umana è perché è un dono di Dio. […] E’ il comandamento che Dio ha dato ad Adamo: “Va e fa crescere la Terra. Sii creativo”. È anche il comandamento che Gesù ha dato ai suoi, mediante lo Spirito Santo, per esempio la creatività della prima Chiesa nei rapporti con l’ebraismo: Paolo è stato un creativo; Pietro, quel giorno in cui è andato da Cornelio, aveva una paura di quelle, perché stava facendo una cosa nuova, una cosa creativa. […] La creatività che viene dalla preghiera ha una dimensione antropologica di trascendenza, perché mediante la preghiera tu ti apri alla trascendenza, a Dio. Ma c’è anche l’altra trascendenza: aprirsi agli altri, al prossimo»(Incontro con i sacerdoti a Caserta, 26 luglio 2014).

Nella parabola dei talenti, gli inservienti hanno escogitato qualcosa per far fruttificare i loro “talenti”! A noi il Vangelo è dato come “talento”: non possiamo commetter la sciocchezza di andare a nasconderlo sottoterra.

Riccardo Naty

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