Racconti / Inedito_12: La principessa Valentina (2^ parte)

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Una fiaba classica rivista in chiave moderna.

(Continuazione) Un sabato pomeriggio Valentina Valeria, come faceva abitualmente ogni settimana, andò a fare una passeggiata in centro con le amiche. Ad un tratto, imboccando una strada secondaria, la sua attenzione fu attratta da un negozio che esponeva in vetrina delle scarpe in pelle e cuoio, del tutto simili a quella che era rimasta nella cassa delle scarpe smarrite la sera della sua festa di compleanno. Incuriosita, entrò in quel negozio, e mentre entrava notò qualcuno che si infilava in tutta fretta nel retrobottega, come se non volesse farsi vedere da lei. Nel negozio non c’era nessun cliente, per cui l’unica commessa le venne incontro sorridente chiedendole in che cosa potesse esserle utile. La principessa chiese informazioni su alcuni modelli di scarpe per donna esposti in vetrina, poi chiese se per caso nelle ultime settimane avessero venduto un paio di scarpe a qualche giovane nobile della zona. La commessa le rispose che ormai il negozio era frequentato solo da persone di una certa età, perché il tipo di scarpe che vendevano non piaceva tanto ai giovani moderni. Valentina Valeria, sempre più incuriosita, chiese allora chi fosse quella persona che aveva visto andar via così in fretta al momento del suo arrivo. “Ah sì – rispose la commessa – quello è il figlio del proprietario, che ogni tanto viene a trovarci e a darci una mano, quando non è impegnato con i suoi studi”. “E adesso dov’è andato?”, insistette la principessa. “Non saprei, – disse la commessa – ma credo che avesse un impegno urgente”.

Valentina Valeria ringraziò la commessa ed uscì dal negozio, ma era alquanto perplessa, perché aveva la netta sensazione che la soluzione del suo dilemma avesse molto a che fare con quel negozietto di scarpe. Mentre si intratteneva ancora nelle vicinanze guardando le vetrine dei negozi, vide sbucare dall’angolo di una strada un ragazzo che, appena la vide, si girò cercando di tornare indietro e di nascondersi. Valentina Valeria lo vide solo per un attimo, ma fu sufficiente perché nella sua mente si accendesse come un lampo che le fece ricordare d’un colpo la figura di un ragazzo non tanto alto, con i capelli biondi, le lentiggini e gli occhiali; un ragazzo timido e riservato che durante la sua festa si era fatto notare pochissimo perché era sempre rimasto in disparte e non aveva ballato con lei nemmeno una volta.

“E’ lui! – gridò Valentina Valeria – è il ragazzo della scarpa! Non fatelo scappare!” E, seguita dalle sue amiche si lanciò all’inseguimento del ragazzo che, vistosi scoperto, aveva cominciato a correre per le stradine del quartiere. Con un cenno la principessa aveva richiamato anche le sue guardie del corpo che la seguivano discretamente ad una certa distanza, e tutti insieme, con un’azione coordinata di accerchiamento, riuscirono alla fine a bloccare il ragazzo.  Questi, quando si trovò al suo cospetto, si mise ad implorarla dicendo: “Ti prego, principessa, perdonami! Non mi punire, non volevo fare del male a nessuno!” “Oh bella – disse Valentina Valeria – e perché dovrei punirti? Io volevo solo restituirti la scarpa che hai lasciato a casa mia la sera della mia festa di compleanno. Ma tu vuoi dirmi chi sei, visto che durante la festa non mi hai manco considerata?”.

Il ragazzo, rassicurato dalle parole di Valentina Valeria, riprese coraggio e, sedutosi su un sedile che c’era davanti ad un bar, cominciò a parlare: “Mi chiamo Francesco – disse – e sono il figlio del proprietario del negozio di scarpe che c’è dietro l’angolo. Non sono un nobile, ma il giorno del tuo compleanno, quando ho saputo  della festa che avevi organizzato, non ho resistito alla tentazione di partecipare anch’io, e così sono riuscito ad introfularmi tra gli invitati. Per l’abbigliamento non ho trovato difficoltà; anche se a me non piace tanto il modo di vestire dei ragazzi della mia età, mi è bastato fare un giro tra le bancarelle del mercatino del sabato per trovare per pochi spiccioli un paio di jeans sdruciti, una maglietta cinese con finta griffe ed un giubbotto di pile passabile. Solo per le scarpe ho avuto delle difficoltà perché, non volendo dire niente del mio progetto ai miei genitori, i soldi che avevo a disposizione non erano sufficienti anche per l’acquisto di un paio di scarpe sportive. E allora mi son dovuto accontentare di un paio di scarpe nuove di mio padre, che mi stavano per giunta un po’ strette perché di una misura più piccola della mia”.

Francesco fece a questa punto una pausa, ma incoraggiato dal sorriso luminoso e dallo sguardo interessato di Valentina Valeria, che aveva ascoltato le sue parole con molto interesse, continuò dicendo: “Vedi, mio padre faceva il ciabattino, ma quando ero piccolo, pur se con qualche sacrificio, ha sempre cercato di non farmi mancare nulla. Poi è riuscito a metter su una fabbrichetta di calzature e quel negozio che hai visto dove vende le scarpe di sua produzione, ma da qualche tempo le cose non vanno più tanto bene, perché i giovani d’oggi preferiscono le calzature sportive che vengono quasi tutte dall’America o dalla Cina, mentre le scarpe che fa mio padre vanno bene per le persone di una certa età, per cui la clientela si è molto ridotta. A me piace leggere romanzi ed ascoltare musica classica, e la sera della tua festa mio padre non si è nemmeno accorto che io fossi uscito di casa. Pensava che fossi chiuso in camera mia a leggere e ad ascoltare musica. A casa tua ho cercato di non dare tanto nell’occhio per non farmi scoprire, ma quando stavo per andar via, a mezzanotte, mi sono ritrovato in mezzo alla confusione di quelli che non volevano andarsene, e così, nel parapiglia, ho perso anch’io una scarpa. Ma non ho poi avuto il coraggio di venirmela a riprendere”.

Valentina Valeria pendeva letteralmente dalle labbra di Francesco. Era rimasta affascinata dalle sue parole, oltre che dai modi gentili e garbati di questo ragazzo, tanto diversi da quelli sguaiati e invadenti dei vari principi e nobilotti che suo padre aveva invitato alla sua festa di compleanno. Prima di andar via e di salutare Francesco, Valentina Valeria gli fece promettere che l’indomani mattina, anche se era domenica, sarebbe andato a trovarla per riprendersi la sua scarpa.

Andato via Francesco, Valentina Valeria salutò distrattamente le sue amiche e rientrò subito al castello, perché si sentiva la testa confusa e voleva andarsene a letto presto. Durante la notte, riposò male, svegliandosi spesso e sognando scarpe con le ali, dischi con le lentiggini e libri coi capelli biondi. L’indomani si alzò presto, ed appena mise i piedi in terra, un grido le uscì spontaneo dalla bocca: “E’ lui il mio principe azzurro! E’ Francesco il mio ragazzo ideale! Anche se non è un nobile, è con lui che voglio condividere la mia vita!” Con questo pensiero in testa, andò di corsa a lavarsi e vestirsi e si apprestò ad aspettare l’arrivo di Francesco.

Quando Francesco arrivò al castello, le guardie non volevano farlo passare, ma Valentina Valeria era già lì ad attendere da un pezzo e ci pensò lei a farlo entrare. Anzi, quando lo aveva visto arrivare da lontano, il suo cuore aveva cominciato a battere come un pazzo e per poco non gli era corsa incontro buttandogli le braccia al collo. Solo il suo regale autocontrollo le aveva impedito di farlo. Ma lo aveva comunque accolto con il suo sorriso più smagliante porgendogli garbatamente la mano, che Francesco si era affrettato a baciarle con perfetto stile da gentiluomo. Valentina Valeria riconsegnò a Francesco la sua scarpa, che aveva accuratamente impacchettato con una busta di plastica del negozio più chic della città. Dopo di che, la principessa volle far visitare a Francesco il parco del castello, e passeggiando tra i fiori e le aiuole chiacchierarono piacevolmente di letteratura, di musica e di arte, e tra una parola e l’altra il tempo passò in fretta, tanto che, arrivata senza che se n’avvedessero l’ora di pranzo, Francesco, scusandosi, salutò Valentina Valeria e se ne tornò a casa sua. Anche lui, adesso, si sentiva la testa confusa e aveva voglia di riposarsi e di riflettere un po’. E così, subito dopo pranzo, si ritirò nella sua stanza, mise su un bel disco di musica classica, si piazzò bene le cuffie sulle orecchie e si sprofondò in una poltrona fino a sera.

Nei giorni successivi, Valentina Valeria e Francesco presero l’abitudine di vedersi regolarmente all’uscita della scuola. Valentina Valeria, anche se era una principessa, andava ancora a scuola e frequentava il Liceo della città, mentre Francesco, che andava già all’Università e studiava pure musica al Conservatorio, al suono della campanella si faceva trovare davanti all’ingresso del Liceo frequentato da Valentina Valeria e insieme facevano a piedi la strada fino al castello, seguiti dall’auto reale con tanto di autista in uniforme e berretto, che abitualmente accompagnava la ragazza a scuola, e dall’auto della scorta. Valentina Valeria era già cotta di Francesco, conquistata non solo dal suo aspetto fisico e dal suo modo di vestire così insolito e diverso dagli altri ragazzi, ma anche dai suoi modi garbati e gentili, oltre che dalla sua cultura e dalla sua intelligenza, che però non metteva in mostra con ostentazione perché era anche timido, modesto e riservato. Invece Francesco, che già sentiva una forte attrazione per la principessina fin da quando era stato alla sua festa di compleanno, a poco a poco si accorse che non riusciva più a fare a meno della sua compagnia, finché si rese conto anche lui di essersene innamorato pazzamente, ma, essendo molto timido, non aveva ancora il coraggio di dichiararsi.

Finalmente, dopo un paio di settimane di passeggiate per le vie della città, Francesco prese il coraggio a quattro mani e dichiarò il suo amore a Valentina Valeria, la quale non aspettava altro, e così decisero di fidanzarsi.

Quel giorno Valentina Valeria arrivò al castello raggiante, e volle subito confidare a sua madre il suo fidanzamento con Francesco. Sua madre la Regina dapprima le fece una grande scenata, dicendole che era un’ingrata, che dopo tutto quello che sua madre e suo padre il Re avevano fatto per lei, dopo che avevano organizzato quella gran festa di compleanno, eccetera eccetera, lei, la principessa ereditaria di Valentinopoli, era andata ad innamorarsi di un ragazzo qualunque, del figlio di un ciabattino, di uno che non aveva nemmeno una goccia di sangue blu preferendolo a tutti i principi e nobili signori della regione, che sarebbero stati pronti a sposarla ed a ricoprirla d’oro e di brillanti. Ma in fondo la Regina era una brava donna e voleva bene a sua figlia, sicché, vedendo che Valentina Valeria era scoppiata in lacrime, si rese conto che la figlia era veramente e sinceramente innamorata del suo ragazzo. E allora, ricordandosi che nemmeno lei era di nobili origini e che aveva sposato il Re per amore quando questi, giovane principe, si era innamorato di lei incontrandola ad una festa in casa di comuni amici, cambiò tono, e per consolare la figlia le chiese di conoscere questo Francesco, che Valentina Valeria descriveva come un ragazzo straordinario.

Niente di più facile. L’indomani, all’uscita della scuola, Valentina Valeria comunicò la cosa a Francesco e lo invitò a venire al castello per l’ora del tè. Nonostante tutte le rimostranze del ragazzo che non si sentiva ancora pronto per un incontro del genere, non volle sentire ragioni e lo obbligò  ad andare al castello per presentarlo a mamma e papà. Dapprima Francesco era un po’ intimidito dalla sontuosità del palazzo reale e dalla presenza del Re e della Regina, ma poi, una volta rotto il ghiaccio, cominciò a sentirsi più a suo agio, e poté far conoscere anche ai sovrani tutte le sue buone qualità. Il Re, che era stato informato preventivamente dalla Regina di tutta la situazione, dapprima borbottò un poco. Ma poi, siccome in fondo era un gran pezzo di pane, e siccome voleva molto bene alla figlia e gli importava tantissimo la sua felicità, non osò fare alcuna obiezione.

Così i due ragazzi si fidanzarono ufficialmente, dopo che anche i genitori di Francesco, che fino a quel momento erano rimasti all’oscuro di tutto, vennero a conoscenza, con grande meraviglia, del fatto che il loro figliolo si era innamorato, ricambiato, della figlia del Re. Però non si sposarono subito, perché erano ancora troppo giovani e dovevano prima finire gli studi. Nel frattempo il Re (Mpari Piru), per ovviare al fatto che il ragazzo non era di famiglia nobile, lo nominò Barone di Valdecavoli e gli assegnò un bel palazzo in campagna, poco lontano dalla città, con una tenuta annessa che fruttava pure una discreta rendita. E così anche Francesco diventò nobile e benestante.

Dopo qualche anno, dopo che Francesco ebbe conseguito la laurea in Letteratura con 110 e lode ed il diploma di pianoforte con il massimo dei voti, e dopo che Valentina Valeria ebbe conseguito il diploma di Maturità ed iniziato una brillante carriera universitaria in Lingue e Letterature straniere, finalmente convolarono a giuste nozze. Però al loro matrimonio, per non far loro uno sgarbo, non invitarono nessuno di quei nobili signori che in occasione della festa del sedicesimo compleanno della principessa avevano promesso che non avrebbero mai più messo piede in quel posto; ma invitarono soltanto i parenti e gli amici più intimi.

E dopo un meraviglioso viaggio di nozze, che durò ottanta giorni e che li portò in giro per tutto il mondo, vissero a lungo felici e contenti nella loro bella tenuta di Valdecavoli.

Nino De Maria

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