Riflessione / Francesco Pira: l’evoluzione del giornalista 3.0 e la “cassetta degli attrezzi”

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giornalismo 3.0

Riportiamo le riflessioni di Francesco Pira in merito all’evoluzione del giornalismo, da analogico a digitale. Il professore parla del ruolo odierno del giornalista, il quale deve adattarsi alle nuove tecnologie e diventare “3.0”.

Francesco Pira: giornalista 3.0 / La ricerca delle notizie sul web 

Le notizie arrivano attraverso i social network e il passaggio dal giornalismo analogico a quello digitale apre un grande dibattito su come cronisti e redattori devono svolgere la loro professione, su come cambia l’idea della fonte, su come devono vivere il cambiamento. Uno dei punti focali di questi nuovi modelli di informazione nasce proprio dalla relazione – interazione che ognuno di noi ha nel momento in cui leggiamo una notizia e ne facciamo oggetto di discussione e di condivisione con il nostro network, con il quale entriamo in contatto con una frequenza sempre maggiore.

Oggi, si discute tantissimo sulla nuova essenza del giornalismo. Secondo il sociologo Walter Lippman la funzione della notizia è di segnalare un fatto, la funzione della verità è di portare alla luce gli eventi nascosti, di metterli in relazione tra loro e di dare un quadro della realtà che consenta agli uomini di agire.

Francesco Pira: giornalista 3.0 / Gli studi del sociologo Boccia Artieri

Infatti, Il caposaldo del giornalismo è la verifica delle fonti, la notizia è tale se è verificata e se ha un riscontro. Bisogna comprendere che un’indiscrezione non è un fatto. La verità può emergere o non emergere da un’indiscrezione, ma deve essere corroborata da fatti.

Proprio per questo motivo, Giovanni Boccia Artieri, professore, sociologo e saggista italiano, ha sottolineato che  “esiste sempre un bisogno di curare l’informazione solo che il modello editoriale novecentesco è diventato irrealistico sia per rispondere al bisogno informativo in tempo reale dei lettori (spettatori, ecc.), che per quanto riguarda i linguaggi usati e la capacità di sintonizzarsi con temi/contesti di lettura (visione, ecc.). Quindi la crisi ricade sia sul modello editoriale che sulla professione in sé. Il web fa da acceleratore di una mutazione che incrocia disponibilità di contenuti e necessità di filtraggio e cura”.

Francesco Pira / Il giornalista 3.0 si adatta alle tecnologie

La sopravvivenza del giornalismo, è profondamente legata alla capacità di rinnovarsi, di adattarsi alla tecnologia e ai metodi di lavoro sempre più innovativi. È innegabile che la professione è diventata più complessa e necessita di particolari competenze. Gli individui prendono le proprie decisioni, costruiscono le proprie opinioni sulla base dell’elaborazione derivante da immagini e informazioni che ricevono attraverso i media.

Allora, qual è il ruolo del giornalismo? Cosa significa notizia? È essa un fatto e dunque oggettiva e riscontrabile, oppure notizia è qualcos’altro, un’ipotesi non riscontrata, un pettegolezzo? Il giornalista assume il ruolo di mediatore ed è in questa funzione che emerge un elemento fondamentale: la credibilità. La vera sfida del giornalista si concretizza nella capacità di andare oltre, di utilizzare l’ascolto per scovare quelle notizie che non sono ancora entrate nel flusso social. Inoltre, deve essere capace di far crescere la propria professionalità.

Francesco Pira / La cassetta degli attrezzi per il giornalista 3.0

Un buon giornalista sa utilizzare “la sua cassetta degli attrezzi” per rispondere alle esigenze del pubblico nell’era del Web 3.0. E quali potrebbero essere questi strumenti? Verificare una fonte su Twitter, per esempio, e contattare la fonte e parlarci. Controllare la veridicità di un’immagine: utilizzare programmi per appurare se sono state effettuate delle manipolazioni su immagini compresse. Analizzare l’autenticità di un video: l’autore ha pubblicato altri video presi da tv o altri utenti? Oppure pubblica per lo più contenuti propri? Viene indicata la località? Da dove pubblica più video?

I suoi video sono stati ripresi da media locali/nazionali in altre occasioni? Ci sono dettagli geografici da controllare su Google Maps / Street View? Il Meteo è lo stesso riportato dai media per quel giorno? La luce o il buio coincidono con l’ora riportata? In ogni caso è meglio contattare l’autore per avere ulteriori conferme. Insomma, un bravo giornalista deve saper risolvere il problema delle fonti e magari prestare attenzione alle parole di Papa Francesco.

Giornalismo digitale / Le parole di Papa Francesco

Papa Francesco, il 24 giugno, ha ricevuto in udienza una delegazione del Premio Biagio Agnes. Ha salutato la delegazione, composta da Simona Agnes, Gianni Letta, membri della Giuria e dirigenti della Rai, e ha detto: “Il giornalista non è mai un contabile della storia, ma una persona che ha deciso di viverne i risvolti con partecipazione, con com-passione. È il lavoro quotidiano del giornalista, chiamato a consumare le suole delle scarpe o a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra”.

Ha voluto ricordare il messaggio da lui inviato per la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 23 gennaio 2021: “Il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione”.

Papa Francesco ci ricorda che: “il giornalista non è mai un contabile della storia, ma una persona che ha deciso di viverne i risvolti con partecipazione, con com-passione. È il lavoro quotidiano del giornalista, chiamato a consumare le suole delle scarpe o a percorrere le strade digitali sempre in ascolto delle persone che incontra”. Secondo il Pontefice ad un giornalista non basta solo “la sua cassetta degli attrezzi”, ma deve possedere tre “elementi” del lavoro giornalistico: taccuino, penna e sguardo. Elementi meno tecnologici, e che si usano sempre di meno, ma essenziali per ottenere ottimi risultati.

Papa Francesco / L’importanza delle antiche tecniche del giornalista

Il taccuino è importante, perché annotare un fatto comporta sempre un grande lavorio interiore. Lo si appunta perché si è testimoni diretti oppure perché una fonte, che si ritiene attendibile, lo riporta aprendo poi alla verifica successiva. La penna aiuta a elaborare il pensiero, connettendo testa e mani, favorendo i ricordi e legando la memoria con il presente. La penna evoca il lavoro artigianale cui il giornalista è sempre chiamato: si prende la penna in mano dopo aver verificato i dettagli, vagliato le ipotesi, ricostruito e appurato ogni singolo passaggio”.

“In questa tessitura agiscono insieme l’intelligenza e la coscienza, toccando le proprie corde esistenziali. La penna richiama così l’“atto creativo” dei giornalisti e degli operatori dei media, atto che richiede di unire la ricerca della verità con la rettitudine e il rispetto per le persone, in particolare con il rispetto dell’etica professionale. Taccuino e penna sono semplici accessori se manca lo sguardo sulla realtà. Uno sguardo reale, non solo virtuale. Oggi, più che in passato, si può esserne distolti da parole, immagini e messaggi che inquinano la vita. Pensiamo, ad esempio, al triste fenomeno delle fake news, alla retorica bellicista o a tutto ciò che manipola la verità. Serve uno sguardo attento su ciò che avviene per disarmare il linguaggio e favorire il dialogo”.

I consigli di Papa Francesco ci suggeriscono che lo sguardo deve essere “orientato dal cuore: da lì scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto. È uno sforzo richiesto a ciascuno di noi, ma che richiama in particolare il senso di responsabilità degli operatori della comunicazione, affinché svolgano la propria professione come una missione”. Ogni giornalista ha il dovere di impegnarsi per supportare e perseguire la verità. Bisogna educare e formare i giovani, perché credano ancora in alcuni valori come: la sincerità, la lealtà e l’onestà.

Francesco Pira, delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media.

Francesco Pira Nuove paure quanto è importante la fiducia

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