Russia / La morte di Navalny non uccide le sue idee

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Navalny

Il 16 febbraio 2024 muore Alexei Navalny, avvocato, attivista, giornalista d’inchiesta e blogger russo, il più importante oppositore politico di Vladimir Putin.
Navalny muore a 47 anni nella colonia penale IK-3, ai confini del circolo polare artico, dove, da pochi mesi, lo avevano confinato in condizioni estreme e dove scontava una pena di trent’anni, il cui inizio  condanna risale al 2021.

Navalny, come è stato definito in un episodio del podcast britannico (e non solo lì) Marshall matters coordinato dal giornalista e musicista Winston Marshall, è stata una delle figure più carismatiche ed influenti in Russia. Certamente l’ultimo spiraglio di una possibile democrazia che in Russia non esiste più.

Alexei Navalny inizia la sua attività da oppositore politico indagando sui casi di cleptocrazia, di corruzione e sui brogli elettorali degli oligarchi russi.
Fonda “Fondazione Anti Corruzione”, conosciuto anche con l’abbreviazione “FBK”, una istituzione il cui scopo è quello di svolgere indagini sulla corruzione dilagante tra gli oligarchi russi. Pubblica e racconta le indagini sul suo canale YouTube, sul quale riscuote un notevole seguito: milioni di visualizzazioni.

Navalny con la moglie Yulia Navalnya
(Credit Image: © PhotoXpress/ZUMAPRESS.com)

Un oppositore scomodo

Le posizioni dell’oppositore del Cremlino sono di tipo liberale, come dichiara lui stesso.
Si dichiara favorevole, infatti, ai matrimoni omosessuali ed auspica ad un dialogo migliore dell’Ucraina con la Russia, sebbene sia consapevole che il posto migliore per l’Ucraina sia in Europa.
Navalny, quindi, da fastidio, è scomodo. Nel 2014 gli impongono la libertà condizionale, nel 2016 gli si impedisce di correre alle elezioni presidenziali del 2018. In quell’occasione invita migliaia di cittadini russi a scendere in piazza per protestare e boicottare le elezioni.

Nel 2020, in viaggio su un volo di linea diretto a Mosca, è avvelenato col Novichok, un potente agente nervino usato dalle spie russe. Su chi sia il mandante dell’avvelenamento ci sono pochi dubbi. Resta in coma farmacologico per alcuni giorni in Germania, dove è curato, ma decide, una volta guarito, di far ritorno nella sua Russia.
Lì orchestra uno “scherzo telefonico” alle spie russe: si finge il loro superiore, facendosi riprendere, e racconta al telefono che lo hanno avvelenato con del Novichok messo nelle sue mutande e lasciato sciogliere col propio sudore. La spia cade nel tranello di Navalny: la vecchia gloria del KGB sta iniziando a sgretolarsi.

La morte di Navalny non uccide le sue idee

Alexei Navalny muore il 16 febbraio 2024, in carcere, in condizioni estreme che mettevano a dura prova la sua tenuta sia fisica che mentale.

Mentre leggo la notifica della morte da parte della BBC, faccio un esame. Io cittadina europea, ho potuto realizzare un poster commemorativo. Dei miei coetanei, per le strade di Mosca e San Pietroburgo, sono stati arrestati mentre depongono fiori in memoria di Navalny. Realizzo che, forse, a non troppi chilometri da me, la libertà di parola ed opinione non sia poi così scontata.

La moglie Yulia Navalnya in un comunicato invita a continuare la lotta iniziata dal marito.
La moglie e la madre di Navalny stanno continuando a fare appelli per avere indietro il corpo, ma non sono accolti.
“Tutto andrò bene e, anche se non dovesse andare bene, avremo la consolazione di aver vissuto delle vite oneste”-  Alexei Navalny  

Giulia Bella

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