Spiritualità / Il Santo Rosario, preghiera semplice molto sentita in Sicilia

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Il Santo Rosario è la preghiera più facile per tutti e tutt’ora la più diffusa. E’ strumento di grazie, è meditazione della vita di Gesù e di Maria. E’, per tutti, contemplazione, conforto, letizia e speranza. Brevemente accenniamo alla sua storia. Poiché la sua nascita è dovuta alla pietà popolare ed è strettamente legata al culto della Madonna. Secondo le prescrizioni di Carlo Magno (768 – 814), i laici dovevano conoscere a memoria, come preghiere rituali, il Pater e il Credo.

Poi, verso la fine dell’11° secolo, viene ad aggiungersi l’Ave Maria, che consisteva soltanto nelle parole dell’angelo ad Elisabetta. Nel secolo 13°, fu aggiunta la parola Gesù e nel 15°, anche la petizione di una buona morte. La forma attuale appare per la prima volta nel 1563, in un breviario certosino, divenendo uso comune verso la metà del Seicento.  Ne seguì, con graduale sviluppo, quello che poi si chiamò Rosario, di cui erroneamente, in epoca più tarda, fu ritenuto inventore o primo diffusore, San Domenico. Papa San Pio V, invece, dopo la vittoria di Lepanto (1571), istituì la festa del Santo Rosario.

Ma in realtà la devozione del Rosario andò sviluppandosi un po’ alla volta tra il secolo 12° e il 16°. Persone pie dell’Ordine Domenicano e Cirstercense usavano già da tempo recitare con una corona di perle diversi Pater e Ave Maria. Erano cinquanta, cento, centocinquanta alternati, ricalcando il numero usato da secoli nella recita dei salmi. Poi, intorno ai secoli 14° e 15° vi si aggiunse la contemplazione dei misteri della vita di Gesù e di Maria, in numero da cinquanta a centocinquanta.  Soltanto nel 16° secolo si arrivò al Rosario di cinque o quindici Paternoster e dieci Ave Maria per ogni posta, e cinque o quindici misteri.

Nel 1876, Bartolo Longo fondò a Pompei il celebre santuario, dedicato alla Madonna del Rosario. Recentemente papa Giovanni Paolo II vi ha aggiunto i Misteri della luce, che completano l’intera vita di Gesù e di Maria.

La traduzione o la composizione dei Misteri del Rosario nel nostro dialetto, teologicamente corretta e probabile opera di un antico ecclesiastico, evidenzia la chiara conoscenza e l’affetto verso la vita di Gesù e di Maria, che il popolo cristiano della nostra terra possiede.

Soprattutto emerge il fatto che il popolo si appropria di questi misteri e di questa preghiera, legandoli, come cosa propria, alla sua stessa esistenza. Pertanto, il dialetto, lingua madre con le sue varianti, è rappresentazione e affermazione sincera di fede. E’ atto di fede, di amore.

Canonico prof. Salvino Pappalardo

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