“Otello” è solo una tragedia shakespeariana o una realtà che si reitera in ogni tempo? Una vicenda che può ancora oggi essere ripensata in chiave teatrale e persino coreutica?
Il Teatro Massimo Bellini di Catania è divenuto proscenio d’eccellenza per l’interpretazione di “Othello 2.0”, nuova rilettura scenica della celebre tragedia.
In questo allestimento, il dramma di Shakespeare si conferma una fonte inesauribile di messaggi universali. Le sue tematiche – l’identità, la gelosia, la passione, il razzismo, il possesso – trovano sempre nuovi linguaggi per essere rievocati sul palcoscenico della vita.
“Othello 2.0”, applaudito sul palco catanese, ha visto come protagonista il Balletto di Amilcar Moret Gonzalez, con coreografia dello stesso Gonzalez, libretto di Marina Marchione e musiche di Antonio Vivaldi, Max Richter ed Ezio Bosso. La scenografia è firmata da Eva Adler, i costumi da Angelo Alberto, le luci da Julian Roering, i video da Frank Böttcher e Julian Jetter.

Othello 2.0 / gli interpreti
Nel cast, Otello è stato interpretato da Amilcar Moret Gonzalez e Ricardo Urbina, Desdemona da Virginia Tomarchio e Marina Kadyrkulova, Iago da Didar Sarsembayev e Vitalii Netrunenko, Emilia da Leisa Martínez Santana e Gulzira Zhantemir, Cassio da Rauan Orazbayev e Alexey Irmatov, Bianca da Keito Yamamoto e Sabina Faskhi, il Mendicante/Prima Ombra da Henri Frey, e il Sacerdote da Christopher Carduck.
In particolare, il ruolo primario del Moro è stato affidato allo stesso Moret Gonzalez, affiancato dalla catanese Virginia Tomarchio nel ruolo di Desdemona e da Didar Sarsembayev in quello di Iago.
Il coreografo cubano ha dato vita a un Otello contemporaneo, restituendo con intensità visiva la tragedia della gelosia e del tradimento. Le musiche di Vivaldi, Richter e Bosso hanno amplificato ogni emozione, mentre il Corpo di ballo del Teatro di Kiel ha incarnato la potenza espressiva del gesto coreografico, in cui il movimento diventa parola e narrazione.
Una compagnia internazionale ha abitato l’universo shakespeariano, con scenografie evocative e costumi intensi che hanno saputo tradurre Shakespeare nella modernità, senza tradirne l’essenza.

“Othello 2.0” / Anche i fondali parlano d’arte
Inoltre, a fare da fondale alla rappresentazione sono state immagini pittoriche, inserite come veri e propri elementi scenici. Durante i momenti coreutici, questi dipinti si sono intrecciati con la danza, introducendo ulteriori linguaggi artistici nello spazio scenico, quasi a generare un’eco visiva che moltiplica il senso e riflette l’arte nell’arte, in un gioco di specchi potenzialmente infinito. Tra le immagini più suggestive, spicca “Les Amants” (1928) di René Magritte. In un raffinato gioco di citazioni visive, si inseriscono anche le gallerie virtuali del Louvre, scorci della Tour Eiffel e un parco dalle fronde rosse, che incornicia la panchina degli amanti, Otello e Desdemona. Tomarchio, interprete di Desdemona e compagna di vita di Moret Gonzalez, già celebre al pubblico televisivo per la vittoria ad “Amici”, ha dato vita a un personaggio toccante e lirico.
“Othello 2.0”, rappresentato nella prima decade di maggio al Teatro Massimo Bellini, ha chiuso il ciclo coreutico, aprendo però l’attesa per la prossima messa in scena teatrale, prevista a novembre nello stesso prestigioso teatro.
Otello, il Moro di Venezia: genesi, trama e temi della tragedia shakespeariana
Othello, the Moor of Venice, composta attorno al 1604, è una delle tragedie più intense e cupe di William Shakespeare. L’opera trae ispirazione da una novella degli Ecatommiti di Giraldi Cinthio, letta forse in traduzione francese. Collocata tra i vertici del teatro elisabettiano, è diventata nel tempo una delle tragedie più rappresentate e reinterpretate della storia del teatro, grazie all’universalità dei suoi temi: amore, gelosia, invidia, razzismo, potere, vendetta.
Il protagonista, Otello, è un generale moro al servizio della Repubblica di Venezia. Coraggioso e leale, è amato dal Doge e rispettato dal popolo. In segreto, sposa la giovane Desdemona, figlia del senatore veneziano Brabanzio. Quando il matrimonio viene scoperto, Brabanzio accusa Otello di aver soggiogato la figlia con arti magiche. Tuttavia, davanti al Doge, Desdemona difende il suo amore, e l’unione viene riconosciuta. Poco dopo, Otello riceve l’ordine di partire per Cipro, isola veneziana minacciata dai Turchi, e viene nominato governatore. Prima della partenza, nomina Cassio suo luogotenente.
Questo gesto provoca l’odio dell’alfiere Iago, che ambiva a quella promozione. Animato da invidia e sete di vendetta, Iago ordisce una trama perfida e sottile, con l’obiettivo di distruggere Otello. Una volta giunti a Cipro, approfitta della fiducia del generale per insinuargli, lentamente, il dubbio che Desdemona abbia una relazione con Cassio. Con grande astuzia, riesce persino a far ritrovare a Cassio un fazzoletto appartenente a Desdemona, simbolo d’amore del marito, presentandolo come prova concreta del tradimento.
Otello, tormentato dalla gelosia, perde ogni razionalità. Accecato dal sospetto e dalla disperazione, arriva a uccidere Desdemona. Solo dopo il gesto scopre la verità: la moglie era innocente e Iago l’ha manipolato. Il dolore e il rimorso sono talmente insopportabili che Otello decide di togliersi la vita, lasciando un epilogo tragico e memorabile.
Temi e significato
Otello è una tragedia profonda sull’oscurità dell’animo umano, in cui la gelosia si rivela una forza distruttiva capace di annientare anche l’amore più sincero. Il personaggio di Iago incarna l’inganno, la perfidia e il risentimento silenzioso, mentre Otello rappresenta l’eroe tragico che cade vittima non solo dell’influenza altrui, ma anche delle proprie insicurezze.
Shakespeare ci mostra come la fiducia mal riposta, unita a fragilità emotive e pressioni sociali, possa condurre alla rovina totale. Non a caso, l’opera è anche una riflessione sulla differenza culturale, sul razzismo latente e sulla marginalità sociale: Otello, pur essendo rispettato, rimane sempre “l’altro”, il diverso. E proprio questa distanza – tra ciò che è esteriore e ciò che è intimo – diventa il punto vulnerabile che Iago sfrutta per distruggere.
Nel corso dei secoli, Otello ha ispirato numerosi adattamenti teatrali e musicali, tra cui Zaïre (1732) di Voltaire, Otello (1792) di J.F. Ducis, e Le More de Venise (1829) di Alfred de Vigny. Ma è nella musica che la tragedia ha conosciuto due vette assolute: l’Otello (1816) di Gioachino Rossini e, soprattutto, l’Otello (1887) di Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito. A ciò si aggiungono memorabili versioni cinematografiche, tra cui spicca quella firmata da Orson Welles nel 1951.
Con Otello, Shakespeare ci consegna una delle più lucide e dolorose riflessioni sull’animo umano, rendendo eterna una storia che, pur radicata in un tempo passato, continua a parlare con forza alle inquietudini del presente.

In attesa dell’Otello di Verdi al Bellini di Catania
Dal 21 al 29 novembre, il Teatro Massimo Bellini accoglierà Otello, opera in quattro atti con musica di Giuseppe Verdi e libretto di Arrigo Boito.
Alla direzione d’orchestra il maestro Fabrizio Maria Carminati, mentre regia e scene sono affidate a Giancarlo Del Monaco. I costumi sono curati da Stella Del Monaco e le coreografie da Lino Privitera, in un allestimento firmato dal Teatro Nazionale di Bucarest.
I ruoli principali saranno affidati a nomi di prestigio: Gregory Kunde e Gaston Rivero si alterneranno nel ruolo di Otello; Lana Kos e Francesca Maionchi in quello di Desdemona; Franco Vassallo e Simone Piazzola interpreteranno Iago.
Nel cast anche Paolo Antognetti e Luigi Morassi (Cassio), Andrea Schifaudo (Roderigo), Luca Dall’Amico e Luciano Leoni (Lodovico), Fabrizio Brancaccio (Montano), Anna Malavasi e Albane Carrère (Emilia).
Conclusione: il teatro come specchio e speranza
La magia del teatro non si limita a mettere in scena opere: essa fa riecheggiare la vita nelle sue infinite, mutevoli sfaccettature. Come un caleidoscopio, l’esistenza ci mostra di continuo nuove forme, nuove verità, nuovi abissi e nuovi slanci. Tragedie e commedie sono lì, da secoli, a ricordarci che l’inconsueto, l’imprevedibile e l’inconosciuto possono celarsi dietro ogni angolo della quotidianità.
La differenza tra rovina e salvezza, tra distruzione e armonia, risiede nelle nostre scelte. Sta a noi diventare i protagonisti consapevoli della nostra opera personale, migliorando noi stessi e il mondo che ci circonda. Se rifiutiamo pensieri oscuri – il possesso, l’invidia, il tradimento – possiamo non cadere nel baratro in cui è precipitato Otello. Possiamo invece camminare nel grande teatro della vita come uomini e donne migliori, capaci di illuminare la scena con gesti di rispetto, ascolto e amore.
Un pensiero va oggi a una delle piaghe ancora aperte del nostro tempo: il femminicidio, una tragedia che continua a insanguinare le cronache e le coscienze. Che il ricordo di Otello ci spinga a riflettere su quanto sia pericolosa la gelosia cieca, quanto letale il desiderio di possesso scambiato per amore.
Riscrivere l’Otello seguendo il fil rouge di una narrazione a lieto fine
E allora che si possa, simbolicamente, riscrivere l’Otello: non più tragedia di sangue, ma storia di incontri, dialoghi e rinascite. Da un innamoramento all’altro, senza tradimenti, senza gelosie, senza colpi fendenti.
In attesa della prossima opera da portare sul palcoscenico della vita, si chiude il sipario. Ma solo per riaprirsi ancora – e ancora – alla speranza, alla consapevolezza e alla bellezza condivisa.
Luisa Trovato