Torneremo a bere il vino degli antichi Romani. Alcuni ricercatori siciliani provano a coltivare le viti con le tecniche descritte da Virgilio e Columella

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Fig. 3 - La vigna sperimentale di Mascali

Verificare sperimentalmente e tradurre in pratica le antiche tecniche romane di produzione del vino: dal prelievo delle talee fino alla vendemmia, passando per lo scavo delle fosse e l’utilizzo di strumenti antichi ricostruiti. Questo l’intento dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBAMCNR) che con il progetto Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano” mira a riprodurre le tecniche di conduzione di un vigneto secondo i dettami dei testi agronomici di epoca romana, tentando di ricostruire anche gli utensili ed i materiali in uso allora. “Siamo più abituati a scavi archeologici, ma volevamo rendere la società più consapevole della nostra funzione, altrimenti rischiamo di essere visti come extraterrestri”, dice l’archeologo Daniele Malfitana, direttore dell’IBAM.

Fig. 1 - La "cicogna", antico strumento romano
Fig. 1 – La “cicogna”, antico strumento romano

Le “istruzioni” per operare sul campo saranno prese in larga parte dai testi di Virgilio (Georgiche, I sec. a.C. ) e di Columella (De re rustica, I sec. d.C.). Nell’esecuzione dei lavori in vigna sono stati utilizzati antichi strumenti come la “falx vinitoria”, falcetto per potatura e vendemmia del tutto simile a quelli in uso fino agli anni ’50 nelle campagne italiane; e sono stati ricostruiti altri strumenti, come la “cicogna” (figura 1) – un regolo ligneo che consentiva di verificare che lo scavo delle trincee di piantumazione delle vigne avvenisse sempre alla corretta profondità. Antichi strumenti che oggi sono stati soppiantati da altri più sofisticati, come cesoie – anche pneumatiche – e tracciatori laser. “Abbiamo scoperto che le tecniche romane erano più o meno in uso in Sicilia fino a qualche decennio fa, e ciò dimostra come fosse avanzata la viticoltura romana”, dice Mario Indelicato, esecutore del progetto, che sull’argomento sta pure preparando la tesi di laurea in archeologia.

Fig. 2 - I vitigni autoctoni utilizzati per la sperimentazione
Fig. 2 – I vitigni autoctoni utilizzati per la sperimentazione

Quello che è cambiato sono i vitigni, mescolatisi nel corso dei secoli: Columella cita oltre 50 varietà di uva, ma possiamo solo speculare sugli equivalenti moderni. Pertanto i vitigni impiantati, forniti dalla collezione ampelografica del Centro per l’innovazione della filiera vitivinicola di Marsala, sono stati scelti tra i vitigni il più possibile antichi ed autoctoni del territorio etneo (figura 2). Entro cinque anni il vigneto avrà una superficie di 5000 metri quadri. La resa a regime dovrebbe essere attorno ai 50 quintali, quindi di poco inferiore alla produzione di un vitigno moderno.

Fig. 3 - La vigna sperimentale di Mascali
Fig. 3 – La vigna sperimentale di Mascali

“La sperimentazione per un archeologo è un momento di verifica delle fonti importantissimo. L’archeologo è abituato al lavoro manuale, che è parte fondamentale del mestiere. L’attività in campo nel vigneto non mi è pesata, ci sono abituato. Abbiamo iniziato un progetto che costituisce un unicum nel panorama italiano e l’obiettivo è farne un volano per il territorio che coniughi storia e produzione”, dichiara ancora Mario Indelicato.

Lo studio attualmente in corso è condotto nel territorio di Mascali, sul versante nord-orientale dell’Etna, una zona da sempre vocata alla produzione agricola per la particolare fertilità dei propri suoli.

Un'illustrazione delle "Georgiche" di Virgilio che mostra la coltivazione dell'uva
Un’illustrazione delle “Georgiche” di Virgilio che mostra la coltivazione dell’uva

L’idea è unica nel panorama universitario italiano, sebbene progetti simili siano stati realizzati in Italia e all’estero – fra tutti quello di Mas de Tourelles, condotto da due noti archeologi francesi –, ed ha già riscosso interessi e consensi a livello internazionale. Per la prima vendemmia romana e vinificazione in ceramica occorrerà però attendere ancora almeno due anni.

Lo sperimentatore Mario Indelicato sarà presente, per illustrare il suo progetto, a “Eno Etna”, la manifestazione che si terrà a Santa Venerina nei giorni 21, 22, 28 e 29 settembre prossimi.

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