Triduo pasquale / Papa Francesco: “Servire, voce del verbo amare”; riflessioni sull’omelia del Giovedì Santo

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Affaticato, dallo spirito serio, raccolto in preghiera: cosi è apparso Papa Francesco questa sera per la Messa del Giovedì Santo trasmessa, e seguita come molti italiani, in streaming. Proprio questa è l’immagine di un uomo che partecipa alla storia dell’uomo (o alle storie dell’umano): sia essa una gioia o sia essa un dramma. Del resto carità è anche “soffrire con chi soffre e gioire con chi è nella gioia” (cfr. Rom 12). Proprio questa è l’immagine di un uomo che pensa prima di parlare: Papa Francesco – da buon gesuita – sa che il discernimento non è solo un grande valore spirituale ma anche un’operazione del pensiero.

Le parole, dette nell’omelia, nascono dalla sua esperienza umana e spirituale. Semplici pensieri che ha voluto condividere con i fedeli: perché a volte le molte parole complicano un pensiero in maniera esponenziale. 

Tuttavia mi è sembrato che il Santo Padre volesse dire, attraverso il suo discorso, che per amare l’uomo ci vuole coraggio. Come il coraggio di un Dio, Cristo Gesù, che non si erge ma sia abbassa. Un Dio, Cristo Gesù, che conosce di “cosa siamo plasmati …  (Sal 102,14)” e non vuole abbandonarci. “Il Signore – ha detto il Papa – è il vostro servo, Lui è vicino a voi per darvi la forza, per lavarvi i piedi”. Hai i piedi che ti puzzano? Gesù te li lava senza fare troppe discussioni. Non vuoi lavarteli, come Pietro? Gesù con legami di bontà (cfr. Os 11,4) ti convince a lavarli. Solo chi ha il coraggio dell’amore è disposto a fare questo: chi ama infatti non giudica, perché prima ha bisogno conoscere. Chi ama infatti si sacrifica – senza tirarsi indietro – perché comprende la necessità.  

L’altra cosa che il Papa mi sembra abbia voluto dire, riguarda la Misericordia. Cresciuti ed educati alla “scuola delle Misericordia” (e/o dal sacramento della riconciliazione), i cristiani conoscono la fragilità di ogni uomo. Sanno che la Misericordia rialza, solleva, ricostruisce, riabilita … e non l’incontrario. Sanno che hanno bisogno della Misericordia di Dio per poter essere creature nuove ogni giorno: rigenerati dall’amore, dispensano amore. Molto sarà perdonato a chi ha molto amato (cfr. Lc 7,47): Francesco invita ad avere “cuore grande di generosità nel perdono” che è l’incontrario di un cuore calcolatore, gretto e meschino. Chi ama trova il coraggio e la forza di “andare oltre”.

Concludendo, Francesco ricorda i sacerdoti. Come l’immagine di una filigrana è visibile solo alla luce del sole, così fra le righe Francesco  ha cercato di descrivere, a mio parere, le caratteristiche del servizio all’umanità che implicano pazienza, generosità, magnanimità, umiltà. Una scelta di vita per tanti membri della comunità cristiana  – sacerdoti e non – perché se la fede ci rende credenti, l’amore ci rende credibili. Anzi, direbbe H. von Balthasar, solo l’amore è credibile.

Riccardo Naty

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