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Un maggior dialogo tra fedeli e religiosi nella diocesi acese

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Redazione
-
21 Marzo 2014
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    P_Giuseppe RussoNel mese di dicembre don Giuseppe Russo ha ricevuto dal vescovo, mons. Antonino Raspanti l’incarico di Delegato diocesano per la Vita Consacrata. «Il Vescovo mi ha dato questo incarico e lo ringrazio per questa opportunità che è innanzitutto una grazia del Signore, -dice don Giuseppe Russo- è lui che mi chiama a rivedere meglio il mio impegno anche nei confronti dei religiosi ai quali, attraverso questa mansione, mi avvicino con spirito di fraternità e di cura. Ho sempre pensato che la realtà della vita religiosa e consacrata sia una ricchezza che bisogna scoprire, valorizzare, rispettare e anche accogliere per crescere insieme. Intendo anche aiutare i religiosi a mettere a disposizione questo loro dono a beneficio di tutti in diocesi. Domenicani, francescani, gesuiti e le altre famiglie religiose dovrebbero essere più presenti in città; se un fedele ha il desiderio di approfondire un discorso socio-politico, dovrebbe accostare un gesuita per avere delucidazioni, un aiuto, un sostegno in questa crescita. Così chi ha problemi di fede e vuole approfondire la teologia, può cercare i domenicani, che sono predicatori, teologi, cultori della fede. Se una persona desidera fare un cammino di spiritualità di taglio francescano deve poter trovare una testimonianza. I vari ordini religiosi dovrebbero essere punto di riferimento con lo specifico del loro carisma. Vorrei aiutare i religiosi a capire che questo loro carisma non è solo per loro, anche se la loro congregazione è il primo impegno, ma è per la chiesa, quindi devono mettere a frutto i loro doni perché la chiesa ne possa godere, ne possa fare tesoro per crescere tutti insieme, sia religiosi che secolari, che cristiani».
    Don Giuseppe Russo è sacerdote da 50 anni. Fu ordinato l’11 agosto del 1963.  La sua vocazione è nata nella semplicità, ricorda don Giuseppe «la mia vita era molto legata alla preghiera, a casa mia quasi tutti i giorni si recitava il Rosario, la Messa domenicale, la catechesi, che al tempo si chiamava “a duttrina”. In Seminario la vocazione è cresciuta. Ricordo con molta gioia il cammino del seminario perché era bello per le cose che facevamo tra di noi, con i superiori, i teatri in estate, i vari giochi per i nostri compagni più piccoli, li organizzavamo insieme a Italo Spada, mio compaesano».
    Don Russo ha svolto in questi anni numerosi incarichi. Inizialmente vice parroco ad Aci S. Antonio e assistente dei fanciulli e poi dei giovani di Azione Cattolica. Per un periodo vice-rettore in Seminario e responsabile della Pastorale Giovanile e poi assistente diocesano di Azione Cattolica.
    «Trentanove anni fa fui chiamato ad essere parroco a S. Maria degli Angeli- racconta-  e ho preso possesso della parrocchia il 2-2-1975. Poi negli anni ‘90 mons. Malandrino mi ha chiamato ad essere parroco anche a S. Maria della Neve, dove si trova il Presepe Settecentesco, e, intorno al ‘96, ad essere direttore spirituale del Seminario, incarico svolto fino al 2006 quando i seminaristi da 4 che erano sono diventati 26 ed era necessario che il direttore si fermasse ad abitare lì con loro. Nel frattempo ero anche segretario del Consiglio Pastorale diocesano. Dal 2006 svolgo l’incarico di vice cancelliere in curia».
    Tanti ricordi ed esperienze significative in parrocchia, durante i campi-scuola dei giovani, in questi anni di ministero sacerdotale e don Giuseppe Russo ne ha ricordati in particolare alcuni in cui ha avuto prova della bontà e pazienza di Dio che chiama a sé e attende la conversione dei cuori.
    «Una persona che era ammalata gravemente, lontano dalla chiesa, apparteneva al partito comunista e si credeva in quegli anni che fossero lontani dalla chiesa, ma in realtà ateo non era. Io andavo a trovarlo comunque e in una di queste mie visite lui mi disse: “non avrei potuto incontrarla prima?”. Poi ha ricevuto i sacramenti e ci ha lasciati in grazia di Dio”.
    “Ho incontrato un’altra persona che aveva difficoltà a ricevere i sacramenti e ad ogni nostro incontro li rimandava di volta in volta. Dovette partire per degli accertamenti Quando tornò a casa ho saputo che era in gravi condizioni e ho telefonato per sapere quando voleva incontrarmi. La moglie chiese e fui invitato ad andare la sera stessa. Mi disse che stava male e si è confessato, ha fatto la comunione, ero ancora lì ed è morto in grazia di Dio, tra la meraviglia dei presenti che hanno detto che aveva lasciato questa terra non appena si era riconciliato con Dio”.
    “Tante persone durante il mio ministero sacerdotale che dapprima lontane dalla fede, si sono avvicinate partecipando alla Santa Messa. Ho sperimentato la grazia di Dio che si serve di noi sacerdoti per raggiungere il cuore dei fedeli».
    «Stimo veramente un privilegio che il Signore mi abbia chiamato, non solo al sacerdozio, ma prima ancora alla fede, perché le due cose sono molto legate, afferma don Giuseppe. Sant’Agostino diceva: ”Sono per voi vescovo, ma con voi sono cristiano. Essere cristiano è un dono di grazia, mentre essere vescovo è una responsabilità. La stessa cosa è per il sacerdote».

    Laura Pugliatti

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