Uno “Sportello ascolto” per gli studenti del Liceo Scientifico “Michele Amari” di Linguaglossa

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Il Liceo Scientifico e Linguistico "Michele Amari" di Linguaglossa
Il Liceo Scientifico e Linguistico "Michele Amari" di Linguaglossa
Il Liceo Scientifico e Linguistico “Michele Amari” di Linguaglossa

Si chiama “Sportello ascolto” l’iniziativa messa in atto dal liceo scientifico “Michele Amari” di Linguaglossa, cittadina alle pendici dell’Etna. Questa scuola, che fa parte dell’omonimo istituto d’istruzione superiore di Giarre, da quest’anno ospita anche dei corsi di liceo linguistico.
Per sapere di più su questo servizio fornito ai ragazzi, che è risultato molto utile, abbiamo intervistato il fiduciario prof. Francesco Domanti e la referente del progetto prof.ssa Lucia Scuto.
 – Da cosa nasce l’idea ?
“Dai segnali, che noi docenti cogliamo, più o meno manifesti lanciati dai ragazzi. Dalla loro necessità di dialogare, confidare i loro dubbi, problemi, difficoltà, nella consapevolezza della privacy. Gli studenti di oggi si differenziano molto da quelli della nostra epoca, sembrano più forti ma in realtà sono molto più fragili sotto ogni aspetto”.
– Cosa marchia questo divario?
Le capacità comunicative, per prime, in quanto sono state impoverite dall’utilizzo esagerato di cellulari, tablet; pertanto, i ragazzi sono talmente dipendenti da questo mondo virtuale da non riconoscersi fuori da esso, a differenza di chi si è formato, nelle generazioni precedenti, sulla interazione, ed ha avuto così modo di irrobustire il proprio io. Ecco emergere l’ambivalenza della tecnologia, che se da un lato velocizza, facilita l’informazione e quanto le gira attorno, dall’altro spoglia l’individuo della propria identità, riducendolo in stato di schiavitù”.
– Quale il compito del corpo docente?
“La nostra missione è fare il possibile, affinché i ragazzi possano innamorarsi della scuola, in quanto essa non deve essere percepita come luogo di mera trasmissione del sapere, ma di interazione, perché diversamente non ci sarebbe neanche la prima. Inoltre, dobbiamo appoggiare il ragazzo nel percorso di crescita, e ciò significa sostenerlo anche nei problemi che possono insorgere. Ahimé, sovente ci rendiamo conto di quanto il nostro contributo sia modesto e quanto si renda necessaria la figura dell’esperto così da chiarire dubbi e fornire ad un tempo gli strumenti quali strategie per affrontarlo”.
– Il vostro istituto quanti ragazzi accoglie?
“Circa 230-250 ragazzi, come dire ‘un ambiente a misura d’uomo’; ciò consente di conoscere bene l’utenza e dedicarvi la giusta attenzione. Questo ci agevola molto nel nostro lavoro perché ci permette di stanare il malessere sul sorgere; che può essere di varia natura: relazionale, di apprendimento, comunicazionale”
– Cosa caratterizza il vostro istituto?
“La nota fortemente positiva è l’avere insegnanti di ruolo, il che armonizza la continuità, basilare soprattutto per una utenza così giovane. Ѐ un crescere con loro e ritrovarli ogni anno per continuare il cammino insieme”.
– Quando è partito il progetto?
“Ci siamo imbarcati in  questa esperienza, orientativamente, 6-7 anni fa. Inizialmente era gestita da uno psicologo e già allora le adesioni furono molte”.
– Oggi chi è la protagonista dello sportello?
“Quest’ultima esperienza è pilotata da una pedagogista, la dott.ssa Salanitri, esplicitamente richiesta dagli studenti, dopo che la stessa trattò in una assemblea d’istituto una tematica molto attuale, riguardante la prevenzione delle droghe. I ragazzi sentono la necessità di  dialogare, confidare i loro dubbi, problemi, difficoltà, nella piena consapevolezza del loro diritto alla privacy”.
– Data l’importanza dello sportello, non bisognerebbe istituzionalizzarlo?
“Decisamente sì. Basterebbe, in teoria, far richiesta ai  Sert, ma le risorse umane carenti ed il contributo della macchina burocratica, molto farraginosa e con tempi molto lunghi, di certo non aiutano a snellire il processo e le problematiche, soprattutto giovanili, che non possono relegarsi in liste di attesa. Pertanto, se vi sono dei volontari esperti, e insegnanti dotati di buona volontà, che ben vengano. L’importante è aiutare il ragazzo al momento del bisogno. La scuola deve essere al servizio del ragazzo, non solo per trasmettere nozioni, ma anche per sorreggerlo nella sua evoluzione, problematiche comprese”.
                                                                                                                                                                                                      Maria Pia Risa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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