Vangelo domenica 27 marzo / Il padre misericordioso accoglie sempre con amore il figlio pentito

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parabola figliol prodigo

Canto al Vangelo  domenica 27 marzo ( Lc 15,18 ) 

Lode e onore a te, Signore Gesù! Mi alzerò, e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo domenica 27 marzo ( Lc 15,1 – 3. 11 – 32 )

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.

Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

ritorno figliol prodigo
Rembrandt- Il ritorno del figliol prodigo

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.

Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore.

Riflessione sul vangelo di domenica 27 marzo

La Liturgia di questa quarta domenica di Quaresima, presenta il brano del vangelo di Luca, nel racconto della parabola del padre msericordioso.
Il brano si apre con l’immagine di Gesù in compagnia dai pubblicani e dai peccatori che lo ascoltavano, mentre i farisei e gli scribi  mormoravano del fatto che Gesù stava in compagnia dei peccatori. In questo preciso contesto, Gesù racconta la parabola del padre misericordioso

Questa bellissima parabola, riportata solo nel vangelo di Luca, offre moltissimi spunti di meditazione. Ne delineiamo qui solo alcuni aspetti.
La parabola inizia con la richiesta del figlio minore di voler avere la sua parte di eredità perché desidera andare via dalla casa paterna. Il padre, divise ai fratelli le sue sostanze ed il figlio minore partì per un paese lontano, sperperando il suo patrimonio vivendo da dissoluto.
E’ importante evidenziare  il fatto che non si specifichi il nome del paese dove il figlio arrivò, si dice solo: in un paese lontano. Questo porta a pensare che Luca voglia mettere in evidenza che ogni volta che ci si allontana dal cuore del Padre, cioè da Dio, ogni luogo diventa lontano e straniero.

E in questo paese straniero, il figlio dissipa tutti i beni, vivendo da dissoluto. Lontani dal cuore di Dio, ogni dono, ogni bene si dissipa e si disperde lasciando nella miseria.
In quel paese lontano, giunse una carestia e il figlio ebbe fame e, ritornato in sè, ripensò ai beni lasciati nella casa paterna. Allora si alzò e iniziò il suo cammino di ritorno verso suo padre.

Nel momento in cui tutte le dissolutezze non riempirono più il cuore di questo figlio, ma anzi gli fanno provare la fame dell’amore del Padre, questo figlio sente il bisogno di rientrare in sè stesso per capire la verità del suo cuore e della vita che stava conducendo. E, dentro quello spazio recondito del cuore dove la voce del Padre non aveva mai smesso di parlargli, si lascia raggiungere da quella nostalgia dell’amore paterno, ritrovando il coraggio di mettersi nel cammino del suo ritorno.

Il vangelo di domenica 27 marzo evidenzia l’amore misericordioso del padre

Il Padre, appena lo vide da lontano gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò.
Questo Padre non aveva mai smesso di aspettare il ritorno di questo figlio, e quando era ancora lontano, non aspettò nemmeno un attimo per corrergli incontro, abbracciandolo. L’amore misericordioso di Dio corre verso il cuore che a Lui ritorna facendolo entrare dentro l’abbraccio della misericordia. Ed entrato dentro questo abbraccio misericordioso, la miseria del figlio viene rivestita dall’abito nuovo dell’amore, dai calzari ai piedi e dall’anello al dito, ridandogli la dignità di figlio;  il figlio è rivestito nuovamente dai beni dell’amore paterno e si fa festa.

La parabola si conclude con l’immagine del figlio maggiore che a differenza del padre, non accoglie con gioia il fratello che è tornato. Il figlio maggiore rinfaccia al padre tutta la sua dedizione ed il suo lavoro senza che mai abbia ricevuto una festa in suo onore, mentre adesso, per questo figlio che ha sperperato tutti i suoi beni, si fa festa.

L’atteggiamento del figlio maggiore è l’atteggiamento di chi vive la vita come un continuo dovere e non come un dono da donare con amore per amore di Dio. Si fa servizio non con amore gratuito ma per essere riconosciuti fedeli al servizio. E vivendo così, anche se non si è usciti mai dalla casa del Padre, si rischia di non aver mai realmente conosciuto il volto del Padre che è Misericordia.
A differenza del figlio minore che malgrado si fosse allontanato dalla casa paterna, toccando con mano la sua miseria e scoprendosi indegno di essere chiamato figlio, incontra davvero il volto misericordioso di Dio, dentro quell’abbraccio.

Questa parabola ci invita a non sentirsi perfetti e migliori degli altri; ci invita a gioire del ritorno di chi si era allontanato; invita a saper riprendere la strada del ritorno, ogni volta che ci allontaniamo dal cuore di Dio.
Nel Sacramento della Riconciliazione, si sperimenta questa gioia dell’abbraccio misericordioso di Dio che riveste dell’abito della sua grazia il figlio che ritorna, e fa festa perché questo figlio era morto ed è ritornato a vita, era perduto ed è stato ritrovato.

Letizia Franzone

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