Verso Parigi 2015 / Riscaldamento globale, bomba da disinnescare con l’aiuto del Papa

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riscaldamento globale Domenico gaudioso
Domenico Gaudioso dell’Ispra

Domenico Gaudioso, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra): “Alla Conferenza di Parigi l’accordo che dovrà sostituire il protocollo di Kyoto dovrà essere basato sul principio delle responsabilità comuni differenziate, ossia sulla base di ciò che i Paesi dichiarano di poter fare”. Obiettivo: contenere in 2° l’innalzamento della temperatura. L’attesa per l’enciclica.

Tra gli scienziati che si occupano di temi ambientali e cambiamenti climatici c’è grandissima aspettativa nei confronti dell’imminente enciclica di Papa Francesco sull’ecologia. Ci si aspetta un forte impatto morale sull’opinione pubblica e i governi, soprattutto perché il 2015 è un anno importante: a fine novembre si svolgerà a Parigi la Cop21 per tentare di trovare un nuovo accordo per ridurre il riscaldamento globale. Ne abbiamo parlato con Domenico Gaudioso, responsabile clima dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), in questi giorni a Campobasso come relatore al Forum della comunicazione “L’amore per il creato. Ambiente”, territorio, famiglia”, organizzato dall’associazione Greenaccord. Negli ultimi tre decenni ogni decennio è stato più caldo di quello precedente. Settembre 2014 ha segnato un nuovo record nelle temperature globali, ma già i primi quattro mesi del 2015 sono stati segnalati dagli scienziati come ancora più caldi.

Quali le previsioni dei rischi per il futuro?

“Entro la fine del XXI secolo la variazione della temperatura media globale sarà di 1,5 gradi centigradi maggiore del secolo precedente e aumenterà il livello medio del mare. Se la temperatura aumenta troppo c’è un calo della produzione, danni alle barriere coralline, estinzione delle specie, più tempeste, siccità, alluvioni, ondate di calore. Se cresce il riscaldamento globale oltre i 4° possono esserci sconvolgimenti improvvisi, come la modifica della circolazione oceanica. Gli effetti toccano maggiormente le persone e comunità svantaggiate: i picchi dei prezzi corrispondono a eventi meteorologici estremi. Nel 2030 le rese agricole si ridurranno in molti luoghi a danno dei piccoli produttori. Le produzioni di mais e frumento ne sono già state influenzate. L’aumento delle temperature e la diminuzione di precipitazioni nella mezzaluna fertile è tra i motivi all’origine delle ribellioni e della guerra civile in Siria”.

I governi sono in grado di rispettare gli impegni assunti finora?

“Per garantire l’accordo di Copenaghen non dovremmo superare l’aumento di 2°rispetto ai livelli dell’era pre-industriale ma se continua così si rischia che nel 2100 l’aumento sarà di 3,2-5,4 gradi centigradi. Dobbiamo porci un obiettivo molto chiaro: lasciare sotto terra il 75% delle riserve di combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale; un terzo delle riserve di petrolio devono rimanere inutilizzate per non superare i 2° gradi centigradi”.

La Cop21 a Parigi può segnare una inversione di tendenza?

“Potrebbe esserlo se i Paesi industrializzati daranno l’esempio ma tutti gli altri Paesi devono essere coinvolti nello sforzo. Alla Conferenza di Parigi l’accordo che dovrà sostituire il protocollo di Kyoto dovrà essere basato sul principio delle responsabilità comuni differenziate, ossia sulla base di ciò che i Paesi dichiarano di poter fare, ma non è sufficiente perché potrebbe far aumentare la temperatura a 3,5° anziché 2°. È considerato comunque un buon risultato, a condizione che preveda un meccanismo di revisione per monitorare l’osservanza degli impegni e gli obiettivi prefissati. A Copenaghen ci aspettavamo tutti moltissimo e i risultati sono stati deludenti. Cerchiamo di non fare lo stesso errore. Siamo coscienti che probabilmente non avremo l’accordo che salva il clima, ma speriamo di averne almeno uno che vada nella direzione giusta”.

Quali le premesse?

“L’Europa ha promesso una riduzione del 40% entro il 2030 e si è già detto che avrebbe potuto fare di più. Stati Uniti e India hanno fatto una dichiarazione congiunta che ha degli aspetti interessanti. Gli Usa stanno considerando seriamente l’ipotesi delle emissioni e i cinesi intendono fermare la crescita di produzione di elettricità da carbone e costruire ogni anno più centrali alimentate da fonti rinnovabili”.

L’enciclica del Papa potrà influenzare le decisioni?

“C’è una grandissima aspettativa ma anche una diretta collaborazione tra gli scienziati più conosciuti nella redazione dell’enciclica. C’è una crescente sensibilità e la consapevolezza che si tratta di una occasione da non perdere. Ribadire e sottolineare le responsabilità che tutti abbiamo non è irrilevante rispetto al processo internazionale, anzi è molto utile. Chi ci ha aiutato ultimamente è stato Obama che ha fatto dichiarazioni forte sulla responsabilità delle generazioni future; chi ci aiuterà sarà Papa Francesco da cui ci aspettiamo molto”.

Come cristiani, quali responsabilità nei confronti del pianeta?

“C’è molto da fare e si può intervenire in maniera importante sulla riduzione della nostra impronta ecologica sul pianeta. Tutte le classi agiate, comprese quelle dei Paesi emergenti, devono cambiare stili di vita. Negli ultimi decenni i teologi cristiani hanno sottolineato che gli esseri umani dovrebbero diventare custodi del creato e che questo è un problema morale”.

dall’inviata Sir a Campobasso, Patrizia Caiffa

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