Santa Maria la Scala / Presentato un commovente documentario che ricorda la storia dei pescatori emigrati in Argentina

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Una bellissima serata quella vissuta sabato 9 dicembre dalla comunità di Santa Maria la Scala, radunatasi nella chiesa parrocchiale, al termine della Santa Messa vespertina, per la proiezione di un interessante documentario sul tema della emigrazione scalota a Mar del Plata (Argentina). Il video è stato realizzato dall’imprenditore siculo-argentino Roberto Pennisi e dal regista acese Marcello Trovato: uno spaccato di storia locale, ma anche una testimonianza da lasciare ai posteri come omaggio a tutti coloro che, costretti per motivi economici a lasciare la propria casa e i propri affetti per emigrare in terra straniera, hanno contribuito alla crescita della città argentina e allo sviluppo della sua industria peschiera. Questo è solo uno dei dieci filmati (della durata di venticinque minuti ciascuno) che Roberto Pennisi e Marcello Trovato hanno realizzato sul tema della emigrazione in Argentina, girando l’Italia e l’Europa (sette narrano di comunità dell’Italia, due della Spagna e uno del Belgio).

In apertura, il parroco don Francesco Mazzoli, nel ringraziare gli autori di questo lavoro, che resterà nella storia del borgo acese e nel cuore dei suoi abitanti, ha sottolineato con una punta di amarezza che la storia è, sì, maestra di vita, ma ha alunni indisciplinati: “Non sempre la apprezziamo per fare dell’oggi qualcosa di buono affinché la vita delle generazioni del domani sia migliore”. L’auspicio è che attraverso documentari come questo si conservi la memoria : “Roberto e Marcello con questo loro lavoro ci lasciano un pezzo di storia, quella di Gioacchino, che è un contributo importante per ricordare la vita che si svolgeva un tempo a Santa Maria la Scala, in tutte le sue fasi, civili e religiose”.

Prima della proiezione da preso la parola l’ideatore del progetto, Roberto Pennisi, che è anche autore di due libri sul tema della emigrazione italiana a Mar del Plata: “Italiani nel porto di Mar del Plata, pesca industria e altre storie” (2006) e “Gioacchino e la fabbrica dei colori” (2015). “Quando sono arrivato qui dall’Argentina, nello scorso mese di giugno, ho pensato che dovevo lasciare qualcosa per i posteri e, prendendo spunto dalle vicende di mio padre, ho immaginato questo documentario, che sono riuscito a realizzare grazie all’aiuto degli scaloti e del regista Marcello Trovato”.

Nel filmato/documentario viene narrata la storia di Gioacchino Pennisi e della sua famiglia (sette fratelli, di cui quattro emigrati nella città argentina di Mar del Plata nel secondo dopoguerra) attraverso la ricostruzione di scene di vita realmente vissuta nella Santa Maria la Scala degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso.  Il tutto è accompagnato da una intervista allo stesso Gioacchino, che all’età di 87 anni fa ritorno nel suo borgo natio. Nel suo italiano misto a spagnolo e siciliano, in un passaggio del video, afferma:  “Chi non è stato emigrante non può capire cosa vuol dire vivere in terra straniera”. Da qui si sviluppa il filo della memoria. “A sette anni mio padre mi portò in barca e da lì iniziai a fare il pescatore. Gli acesi di città ci chiamavano dispregiativamente “pedi salati”. Andavamo a pesca di sauri e allora se ne pescavano anche dieci chili al giorno. Il pescato si vendeva a una lira al piatto. Quando il pesce iniziò a scarseggiare, però, fui costretto ad emigrare all’estero, precisamente in Argentina, dove già si trovava mio zio Sebastiano. Le famiglie allora erano molto numerose: ricordo che mio nonno Gioacchino aveva tredici figli e io ero il nipote più grande. Il tavola c’era spesso solo pane duro. Iniziai ad andare a scuola nel  1936, ma la dovetti interrompere gli studi nel 1940 a causa dell’inizio della guerra”.

Struggente, poi, la scena che ricostruisce il commiato dai familiari, con le raccomandazioni dei genitori a Gioacchino perché faccia attenzione in terra straniera e le commoventi parole del padre: “Quello che io ho nel cuore adesso, tu non lo puoi capire”. “Presi il treno da Acireale – racconta Gioacchino Pennisi – Da qui a Roma e da Roma, sempre in treno, fino a Genova, dove partì con la nave il giorno 11 marzo 1948. Arrivai in Argentina dopo ventuno giorni di viaggio”. Un passaggio importante per capire la storia del borgo e il legame ancora vivo con le comunità di emigrati in Argentina è quello relativo alla devozione alla Madonna della Scala, che si incrementò a seguito di un prodigioso evento, verificatosi in occasione del terribile terremoto-maremoto del 28 dicembre 1908. Nel filmato si ricorda pure la figura di don Pippo il postino, un personaggio particolare: quando arrivava nel piccolo villaggio di pescatori era una festa ed  un momento di grande attesa perché tutti attendevano notizie dei loro congiunti emigrati.

A conclusione della serata, nei locali dell’ex plesso scolastico, si è svolto un piacevole momento conviviale in onore della famiglia Pennisi e dei pescatori scaloti di Mar del Plata.

Guido Leonardi

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