Zafferana Etnea / Applaudita lezione-concerto di Roberto Vecchioni a tre generazioni di spettatori

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Roberto Vecchioni

Nella suggestiva cornice dell’anfiteatro “Falcone – Borsellino” di Zafferana Etnea, il prof. Roberto Vecchioni è riuscito a trasformare la già calda atmosfera della location in una aula magna, dove il tema principe della “lezione” è stata la musica, contornata da cultura, che ha innalzato un inno alla vita.

Nelle sue canzoni, il docente – cantautore, infatti, ha affrontato temi impegnativi, autobiografici e sociali. Così quelli dell’amore, dei sogni, della vita si rincorrevano tra loro per sfociare sempre nella ricerca della libertà.Roberto Vecchioni

Il termine “libertà” non è mai stato pronunciato per tutto il tempo dell’intrattenimento, lo stesso però aleggiava nell’aria raffigurato dall’amore, quell’amore che è il percorso della vita. Neanche quando la durezza della vita e le insidie che la stessa ci tende nel nostro peregrinare, ha perso la propria “luce”, che distingue il suo viso sempre schietto e sorridente da ragazzo mai adulto.
Neanche quando ha parlato di quanto dura è stata la vita con il figlio Edoardo.

Roberto Vecchioni e l’Amore assoluto

Arduo è stato il momento quando l’anfiteatro si è inebriato del profumo di ginestra dell’Etna, mentre il prof. collocava la ginestra sulle alture del Vesuvio. Ed è riuscito, con il suo modo incisivo, a far dialogare Leopardi con la vita intesa alla Vecchioni e Napoli con Recanati. Quell’Infinito che rappresenta la meta da raggiungere per ognuno di noi è diventato per lo stesso principio l’Amore assoluto.Roberto vecchioni

Parlando della propria carriera, Vecchioni ha ricordato di avere collaborato con tanti altri musicisti. Da Toni Esposito a Lucio Dalla, da Antonello Venditti, a Eugenio Finardi e Francesco Guccini. Ha scritto canzoni per vari interpreti: Ornella Vanoni, Gigliola Cinquetti, Nuovi Angeli, Iva Zanicchi, Le Figlie del Vento, Homo Sapiens, ecc.

Sebbene i suoi brani abbiano raramente incontrato grandi successi di vendite, con la sola eccezione di Samarcanda (1977), Roberto Vecchioni riveste un ruolo peculiare nel panorama dei cantautori italiani. Nel 2011 ha vinto il Festival di Sanremo con la canzone “Chiamami ancora amore” ed il premio “Mia Martini” della critica. Nel 1992 il Festivalbar, nel 1983 il premio “Tenco”.

L’anfiteatro “Falcone – Borsellino” era affollato da un pubblico attento composto da almeno tre generazioni di spettatori. Per tutto il tempo del concerto, non hanno fatto altro che cantare e  ballare anche se con gesti semplici, partecipando attivamente al concerto.

Che dire della storica band di Vecchioni. Lucio Fabbri, pianoforte, violino e mandolino; Massimo Germini alla chitarra acustica; Antonio Petruzzelli al basso; Roberto Gualdi alla batteria. L’interpretazione è stata impeccabile con una regia artistico-musicale di grande pregio, affidata allo stesso Lucio Fabbri.

Giuseppe Lagona

 

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