60 anni dall’attentato / Il presidente John Fitzgerald Kennedy fu vittima della cospirazione degli apparati della Guerra fredda?

0
157
attentato a dallas al presidente Kennedy

A 60 anni esatti dalla follia omicida, criminale, crudele e spietata, che a Dallas colpì John Fitzgerald Kennedy, il Presidente più amato e ricordato della Storia americana, é dunque finalmente emerso quel solido ed esteso convincimento che ha indirizzato i ricercatori e gli storici. Ed in tutto l’arco di tempo che è trascorso da quel tanto triste e doloroso avvenimento. Infatti, dopo aver approfondito, con intense analisi, i fatti ed i dati, gli storici di oggi, nella loro maggioranza, sono giunti alla consapevolezza di aver portato alla luce tutti i retroscena di quel barbaro agguato del 22 novembre 1963, col sostegno di documenti e prove veramente inoppugnabili.

I RISULTATI DELLE RICERCHE

Infatti, secondo le prove documentali che sono emerse, l’amato Presidente della “Nuova Frontiera” restò vittima, nel lontano autunno del ‘63, di una vasta cospirazione degli apparati statunitensi della Guerra Fredda. Probabilmente manovrati anche da freddi e spietati tecnòcrati, che operarono dietro le quinte. Gli uni e gli altri insieme, stavano infatti per essere fortemente danneggiati dalle riforme, non soltanto annunciate, promosse o proposte  – come era avvenuto nei due anni precedenti – ma chiaramente messe pure in campo ed avviate già dal 1963, dall’indimenticato Leader statunitense.

DALLA BAIA DEI PORCI IN POI, TENSIONI E SCONTRI TRA L’ESECUTIVO E LA CIA

I mille giorni della “Nuova Frontiera” furono in verità tutti costellati e cosparsi di dissensi e discordie tra il Capo dell’Esecutivo e l’Ente di spionaggio. Fatti che poi sboccarono nella guerra aperta, proprio alla fine del ‘63. Cerchiamo allora di analizzare qualche elemento.                                                                                                                      Il Presidente si era appena insediato e non era ancora neppure giunto al traguardo dei cento giorni dall’inauguration day e dal giuramento. Ed ecco manifestarsi i primi scontri con la CIA. John Kennedy si ritrovò subito tra le mani due importanti “patate bollenti”. Ebbe così inizio la sequenza, lunga ed articolata, dei problemi di convivenza e d’insubordinazione della CIA, rispetto all’autorità della Casa Bianca. Essa accompagnò il Capo dello Stato americano per tutta la durata della carismatica presidenza.John Fitzgerald Kennedy

LO SCONTRO INIZIO’ AD APRILE DEL ‘61

Vediamo dunque qualche dettaglio delle radicali disparità di vedute che separarono lo spionaggio dall’Ufficio Ovale. La CIA alla Baia dei Porci, nella tentata,ed abortita sul nascere, invasione di Cuba, aveva ampiamente oltrepassato le chiare e precise disposizioni, che la Casa Bianca aveva dettato. Neppure un solo americano doveva partecipare all’invasione,dato che era una faccenda tra Cubani (pro ed anti-Castro).

Il Presidente Kennedy aveva precisato in anticipo che la CIA dovesse limitarsi nei suoi movimenti, secondo le sue istruzioni. Che la CIA si era pure impegnata a seguire. Poi, in pratica, lo spionaggio si trovò a combattere con i suoi stessi uomini, sulle spiagge della Baia dei Porci. E le forze armate di Fidel Castro lo sconfissero. Sempre in quegli stessi giorni di aprile del ’61, John Kennedy dovette fronteggiare, con l’aiuto della Marina Militare statunitense nel Mediterraneo, il tentato colpo di Stato anti – De Gaulle. In Algeria, aveva avuto come protagonisti il generale Challe ed altri colleghi. In quel caso, c’era stata una azione coperta della CIA, che aveva agito probabilmente per mezzo del suo vicedirettore, addetto ai Piani, Richard Bissell junior.  Costui avrebbe in qualche modo promesso sostegno o appoggio ai generali dissidenti, che si erano sollevati in Algeria contro il presidente Francese.

Il Presidente Kennedy intervenne invece a sostegno del collega De Gaulle ed il colpo di Stato sfumò. Entrambi gli episodi poi rientrarono nei ranghi. Ma le insubordinazioni dell’Ente di spionaggio non passarono sotto silenzio.

IL PRESIDENTE PRENDE INIZIATIVE CONTRO LA CIA

Dunque gli episodi di superamento dell’alveo di riferimento, della CIA, con azioni non delimitate ed anzi troppo autonome dalla Casa Bianca, furono analizzati a dovere.               Il Capo dell’Amministrazione dispose l’inchiesta interna sull’organizzazione dell’Agenzia e la affidò al generale Maxwell Taylor ed al  Ministro della Giustizia Robert Kennedy. Da quest’ultimo, infatti, dipendeva tra l’altro gerarchicamente l’Ente di spionaggio. La Commissione si applicò con molto rigore. Pose sotto osservazione la catena di comando dell’Ente di spionaggio. Rilevò i numerosi errori ed i vizi delle decisioni che avevano portato ai risultati negativi della gestione. Con le ovvie ripercussioni sull’immagine stessa della Casa Bianca.

Di conseguenza, il Presidente Kennedy prese quei provvedimenti minimi che la risicata elezione dell’8 novembre 1960, sembrava potesse garantire. Riservandosi però altri e più sostanziali mutamenti, in un secondo tempo. Si limitò cioè a rivoluzionare solo il Vertice dell’Agenzia. Accolse le opportune dimissioni del capo di essa, Allen Welsh Dulles, che tra l’altro era uomo di Eisenhower.

Destituì invece il suo vice, il generale Charles Pearre Cabell (che si stabilì a Dallas) e trasferì al Pentagono Richard Mervin Bissell jr., che era stato il vicedirettore addetto ai Piani. In verità, era l’uomo più compromesso, per i fatti d’Algeria, come anche per la spedizione anti-Castro alla Baia dei Porci. Ma tutto quello spostamento di uomini non servì a molto. I successori – John McCone, nuovo direttore dell’Ente di spionaggio, proposto da Bob Kennedy, il suo vice, il generale Marshall Carter ed infine il vicedirettore addetto ai Piani, Richard Mc Garran Helms – nel loro complesso non combinarono nulla di veramente rilevante.Disegno del presidente Kennedy

TUTTO CONTINUA PERO’ COME PRIMA

Del gruppo dei tre elementi, fu l’ultima scelta, quella che si rivelò la meno felice, la meno azzeccata. Come vedremo, le cose continuarono, né più, né meno, proprio come prima.      La CIA continuò ad ignorare le disposizioni e gli ordini del Presidente. L’insubordinazione verso l’Esecutivo e la politica parallela non s’interruppero affatto. Anzi, i tre ex dirigenti, sostituiti, avendo perso il potere, iniziarono a covare, insieme col rincrescimento per la perdita del comando, anche l’avversione, il risentimento e l’odio verso la “Nuova Frontiera”. Avversione ed odio per il Capo della Nazione ed il Ministro suo fratello, che erano tenuti a servire fedelmente, senza riserve e senza obiezioni e condizioni.

CONTINUA L’AUTONOMIA DELLA CIA DALLA CASA BIANCA*

Dunque non fu soltanto nell’arco dell’anno 1961 e nel periodo precedente i mutamenti organizzativi di vertice dell’Agenzia, che vennero appunto resi esecutivi a partire dalla fine dell’autunno di quell’anno, ma anche soprattutto nel periodo successivo, ed in tutto il corso del ‘62, che il Presidente Kennedy poté prendere le reali e necessarie misure di quel ripetuto e continuo agire dello spionaggio.
Esso si dispiegava in modo completamente autonomo rispetto alle direttive della Casa Bianca. Divergeva con attività sovversive, colpi di Stato, omicidi mirati. Atti che confliggevano apertamente e contrastavano frontalmente con la politica della “Nuova Frontiera”.                                                                                                                                     Furono proprio le azioni di disturbo – vere e proprie iniziative terroristiche – messe in atto contro Cuba, che condussero Khrushchew all’errato convincimento che si fosse già programmata una guerra tra gli Stati Uniti e Cuba. Ed anzi, che il conflitto fosse a tal punto imminente nel corso del ‘62, da far immaginare al  leader del Cremlino la necessità di dover armare Fidel Castro. Perfino con missili dotati di testate nucleari.

PRESSIONI SUL PRESIDENTE ED INIZIATIVE SCONSIDERATE DELLA CIA, DURANTE LA CRISI MISSILISTICA DEL ‘62

Poi, in piena crisi missilistica nell’ottobre del ’62, mentre il Presidente Kennedy tentò, con grande abilità diplomatica e con grande successo personale, di disinnescare la mina della guerra nucleare, la gravità dell’insubordinazione della CIA venne di nuovo in superficie ed allo scoperto. Un “cane sciolto” dell’Agenzia, William Harvey, tentò perfino di portare a Cuba truppe da sbarco della CIA. Una iniziativa, la cui gravità si commenta, dal lato storico ormai, da sola. Ciò avvenne, mentre l’Amministrazione era impegnata in una delicata e difficile trattativa diplomatica con Mosca. Harvey non riuscì, per fortuna, nella folle e bellicosa impresa, ma la dimensione dell’abuso commesso era stata molto eclatante e grave.

A quello si dovevano anche aggiungere le tensioni e le pressioni che si riversarono sul Presidente e sull’interno stesso dell’ Ex – Comm. Mentre si discuteva sulla validità e sulla positività in sé dell’intervento già deciso. Cioè la “quarantena”, il blocco navale attorno a Cuba. I generali del Pentagono avversarono le decisioni prese e tentarono di far precipitare la situazione verso la guerra.presidente Kennedy

DOPO LA CRISI, IL PRESIDENTE E SUO FRATELLO HANNO “LE MANI LIBERE”

Gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, Cuba e l’intero Pianeta uscirono dunque dalla crisi missilistica con un grande sospiro di sollievo. Ma tutto quello che accadde nel corso di quei tredici giorni – che furono i più pericolosi che il genere umano abbia mai vissuto – non passò affatto inosservato e neppure sotto silenzio. Il Presidente ed il Ministro della Giustizia maturarono proprio in quei giorni le decisioni che l’Amministrazione pose sul tappeto dopo. La CIA e l’intero apparato militare – industriale americano apparivano troppo invadenti, e dunque anche troppo pericolosi. Le iniziative della Casa Bianca, che miravano ad una politica di convivenza pacifica tra i due blocchi, trovavano allora la strada sbarrata.

LE RIFORME MESSE IN ATTO DALLA CASA BIANCA NEL 1963

Lo scampato pericolo, non solo di una guerra con armi convenzionali con Cuba ma perfino anche nucleare con l’Unione Sovietica, condusse allora alla fioritura di quelle speranze che in verità resero lieta la Primavera del 1963. L’attuazione di alcune programmate riforme fu considerata possibile ed il Presidente Kennedy la rese efficace anche con le prime disposizioni che impartì al Segretario alla Difesa, Robert McNamara. Le iniziative prese nel ‘63, riguardarono la chiusura di 52 località militari in 25 Stati dell’Unione e la riduzione delle basi militari, in ben 21 Paesi esteri.

Il Presidente aveva dunque avviato già nel 1963 il programma di riduzione della spesa militare che lo doveva accompagnare fin nel 1965. Cioè fino all’inizio del suo secondo mandato presidenziale. La gigantesca macchina da guerra statunitense non doveva, di conseguenza, più servire il Paese. Esso risultava infatti impegnato in una epoca di solidarietà, progresso e pace tra le Nazioni, e secondo l’aspirazione che il Leader statunitense aveva anche promosso ed incoraggiato, concretamente ed attivamente.

NELL’AUTUNNO DEL “63 SCOPPIANO DI NUOVO LE TENSIONI  TRA IL PRESIDENTE E LA CIA

Nell’autunno del 1963, dopo l’approvazione del Senato americano, il Trattato di non proliferazione (parziale) delle prove nucleari entrò in vigore. Il Presidente, rafforzato da quel prestigioso ed importante successo politico, sembrò avere il vento in poppa – come si suol dire in politica – ed essere senza avversari, in vista della ormai programmata rielezione, nelle presidenziali del 1964.
Ma le tensioni che covavano sotto la cenere, tra l’Esecutivo e la CIA, riemersero nel momento in cui il Capo della Casa Bianca dispose il rimpatrio del primo contingente di consiglieri militari di stanza a Saigon. Il numero programmato da riportare a casa, entro il 1963, era di circa 1300 unità.
La CIA si oppose, probabilmente perché tra i militari ritirati erano compresi anche gli elementi in servizio nello spionaggio. Sta di fatto che l’ambasciatore a Saigon, Enrico Cabot – Lodge, rappresentò a John Kennedy quella condizione dell’intelligence recalcitrante.

Forse fu pure per quel contrasto tra la CIA e l’ambasciatore Lodge ed anche tra il Presidente e lo stesso spionaggio, che si aprì la strada al colpo di Stato a Saigon del 1° novembre ’63. Esso costò la vita al Presidente Ngo Din Diem ed a suo fratello Nhu. Il Presidente s’infuriò anche per quei motivi e prese la decisione di ricondurre il servizio segreto ai suoi originari compiti. Che erano appunto quelli dell’ascolto e del coordinamento di tutte le altre agenzie di intelligence. La CIA non doveva più sconfinare in attività tipicamente militari.

DA QUEL CONTRASTO EBBE ORIGINE L’ATTENTATO A DALLAS

Il contrasto con lo spionaggio fu di tale durezza che il Presidente, ad ottobre del ‘63, affermò testualmente:”Se gli Stati Uniti avessero fatto esperienza di un tentativo di un colpo di Stato, per ribaltare il governo, quello sarebbe venuto dalla CIA”.(1)                Anche James Douglas giunse ad un suo preciso e ben definito convincimento, riguardo allo scontro che, nell’autunno del 1963, interessò l’Amministrazione Kennedy e condusse pure all’attentato mortale contro il Presidente degli Stati Uniti a Dallas, il 22 novembre di quell’anno.
“Douglas scrisse che quelli che deliberarono il complotto, per uccidere il Presidente Kennedy erano intimi al luogo sacro interno del nostro stato di sicurezza nazionale… il fine degli assassini sembra abbia contenuto non solo l’assassinio di un presidente risoluto a fare la pace con l’avversario, ma anche l’uso della sua uccisione come spinta per un possibile colpo preventivo contro quello stesso avversario”. (2)

Tuttavia, contrariamente ai disegni elaborati dai congiurati, la seconda parte dell’obiettivo dell’attentato, nei sessanta anni trascorsi dal criminale agguato, non é mai andata a segno. Il sacrificio della vita del Presidente della “Nuova Frontiera” non fu dunque inutile ai fini della tutela della pace mondiale. Ecco allora perché dunque l’esempio che egli offrì a tutti i popoli della Terra continuerà ad illuminare il futuro delle relazioni internazionali, nella storia del Pianeta.

Sebastiano Catalano
Giovanna Fortunato

(1) Pubblicato su INTERNET, sotto il titolo:”Evidence of Revision”.
(2) Riassunto, pubblicato su INTERNET, del libro di James Douglas dal titolo: “Il Presidente John Fitzgerald Kennedy e l’Indicibile: il motivo per cui fu ucciso ed il perché é importante conoscere il motivo”, Orbis Books, 2008, New York.

 

 

Print Friendly, PDF & Email